2023-10-16
Luigi Sbarra: «La manovra? Ha un respiro sociale»
Il leader della Cisl: «Maurizio Landini promette sfracelli contro il governo? Noi non lo seguiremo. Non aderiamo agli scioperi proclamati da altri. Salario minimo? I sindacati erano tutti contrari, poi qualcuno ha cambiato idea».Segretario Sbarra, al richiamo alla piazza della Cgil, la Cisl preferisce le fabbriche. C’è anche un voler rimarcare questa differenza nella vostra due giorni di festa per spiegare la proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende? «Ognuno interpreta l’azione sindacale sulla base delle proprie sensibilità. Noi pensiamo che questa sia la stagione giusta per imprimere una svolta sulle relazioni sociali e industriali in senso partecipativo. Bisogna uscire da un modello antagonistico, novecentesco, che vedeva contrapporsi in maniera ideologica capitale e lavoro. È una grande sfida quella che abbiamo lanciato. Partecipare è la via di una comunità più unita, capace di aumentare la motivazione dei lavoratori e la qualità delle produzioni». Belle parole, ma perché in questo modo salari e qualità del lavoro dovrebbero aumentare?«Perché pensiamo che il dialogo e la partecipazione spingano a rafforzare la ricchezza creata e a distribuirla in modo più equo, rendendo più pesanti le buste paga. Così si possono arginare anche le delocalizzazioni, frenare la pirateria industriale e la finanza speculativa». Che riscontro avete avuto? «Nei luoghi di lavoro e nelle principali piazze d’Italia abbiamo registrato un sostegno forte delle persone ed importanti riconoscimenti anche da autorevoli espressioni del mondo dell’università, delle istituzioni e delle imprese, senza dimenticare l’endorsement di una vasta area politica riformista». Landini non la pensa come voi e minaccia già sfracelli contro la manovra del governo. Dice che vi inviterà a partecipare allo sciopero, cosa gli rispondete? «Per la Cgil chiedere alla Cgil. Quanto alla Cisl, non aderirà mai a scioperi annunciati da altri. A Landini dico che bisognerebbe costruire, unitariamente ed in autonomia dalla politica, un’area sindacale riformista che ambisca a guidare il cambiamento attraverso una proposta seria, concreta, con cui incalzare e sfidare governo e imprese su un nuovo patto sociale. La Cgil è disposta a lavorare seriamente su questa prospettiva? Oggi il tema è come far ripartire investimenti e riforme, rilanciare il potere d’acquisto delle fasce medie e popolari». Avete paura che si formi un blocco Cgil-Uil e di restare isolati? «Assolutamemte no. Il sindacato italiano è stato sempre pluralista, rappresentando varie culture e sensibilità sociali. Non è la prima volta che accade di avere posizioni e giudizi diversi. Ma noi non rinunciamo alla prospettiva unitaria, sempre nel rispetto della reciproca autonomia, senza posizioni egemoniche o benaltristiche». Andiamo nel concreto. Una delle polemiche resta sul salario minimo. Per il Cnel non è la soluzione per aumentare le retribuzioni, ma bisogna puntare sulla contrattazione. La Cgil e la Uil hanno votato contro insieme a Usb. Voi che dite? «Potrei dirle che fino a sei mesi fa il sindacato confederale italiano si esprimeva unito contro il salario minimo legale, a difesa dell’autorità salariale contrattuale. Noi siamo rimasti sulla stessa linea, altri no, ed è a loro che bisognerebbe chiedere perché. Nel merito: come sostiene non solo il Cnel, ma anche l’Europa, in un Paese come il nostro, dove le relazioni industriali coprono il 97% dei settori, le soluzioni vanno trovate nella buona contrattazione collettiva». Basta?«Iniziamo a prendere i contratti leader e ad estendere i trattamenti economici complessivi alle poche aree scoperte e alle realtà colpite dagli accordi pirata. Certo, non risolviamo in questo modo il tema della povertà lavorativa, che si estende ben oltre il nodo della paga oraria. Bisogna contrastare stage, part-time involontari con poche ore lavorate, tirocini extracurriculari, false partite Iva, cooperative spurie, lavoro nero e grigio. Casi dove il problema non è il minimo tabellare, ma il rispetto della legge». Grandi aziende in crisi. Il nuovo piano su Mirafiori apre qualche spiraglio ma i numeri dicono che Stellantis sposta la produzione in Francia e con l’elettrico questo fenomeno è destinato ad acuirsi. Il sindacato fa abbastanza? «Noi abbiamo avuto sempre una posizione chiara. Nessun appiattimento. Su Stellantis stiamo aspettando che il governo finalmente stringa un accordo con il gruppo, coinvolgendo sindacati ed enti locali, per aumentare la produzione domestica e avvicinare la saturazione degli impianti italiani. In Italia i modelli si stanno assegnando, quello che manca sono i volumi». La transizione energetica rischia di falcidiare l’occupazione. In generale il Green deal europeo ha tratti ideologici che sicuramente non aiutano. Qual è la posizione della Cisl? «La transizione può essere una grande opportunità di crescita, ma perché questo accada non può ricadere sulle spalle dei lavoratori. Bisogna essere pragmatici, mettere in campo scelte concrete, partecipate dal sindacato, senza cadere nel mito devastante della decrescita felice. La debolezza del nostro sistema industriale di fronte a questa grande sfida è sotto gli occhi di tutti. Servono capitali pubblici e leve di sviluppo che stimolino e accelerino le reindustrializzazioni, insieme a un massiccio investimento sulla formazione e le competenze del lavoro da aggiornare alle nuove tecnologie. Un processo da seguire tutelando l’occupazione dei 400.000 lavoratori dei settori cosiddetti “hard to abate”(a più alta intensità energetica, ndr)». Restando sulle grandi aziende. Dall’ex Ilva a Tim sono in gioco produzioni e asset strategici per il Paese. In entrambe le partite ci sono gruppi stranieri che hanno la maggiorana relativa delle quote. Come si tutelano i lavoratori ? «Nel caso dell’ex Ilva, la maggioranza detenuta da parte di Arcelor Mittal in realtà non è esercitata, perché l’azienda non sta investendo negli impianti, negli interventi di ambientalizzazione. Va superata l’assurda anomalia per cui i Mittal sono in maggioranza e lo Stato ci mette i soldi. Quanto a Tim, noi siamo contro ogni ipotesi di spezzatino. Vanno superati i ritardi allarmanti su banda ultralarga e reti 5G. Dobbiamo difendere oltre 20.000 posti di lavoro e rimettere il settore tlc al centro della transizione digitale del Paese. La partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese può dare risposte efficaci su questi temi». Manovra. La coperta è corta, inutile negarlo, e una parte delle risorse andrà sul cuneo fiscale che è anche una vostra priorità. Quali dovrebbero essere le altre? «Abbiamo apprezzato la volontà del governo di anticipare alle parti sociali orientamenti e contenuti sulla legge di Bilancio e di acquisire anche le nostre proposte e rivendicazioni. Quanto al merito, si delinea una manovra che, nei vincoli delle risorse individuate, è caratterizzata da un respiro sociale, con diversi interventi recepiti dalle proposte della Cisl». Per esempio?«Penso alla conferma per tutto il 2024 del taglio del cuneo contributivo, che da solo vale 10 miliardi, alla continuità della detassazione dei frutti della contrattazione decentrata, che abbiamo chiesto venga avviata anche nei comparti pubblici, a partire dalla sanità. È importante poi l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef alla soglia del 23%. Un primo segnale di attenzione ai più deboli. Altrettanto positivi sono lo stanziamento per i rinnovi dei contratti pubblici, per la sanità, ed il sostegno alle famiglie ed alla natalità attraverso un rafforzamento dell’assegno unico e delle misure in essere. Sul piano fiscale e del sostegno al reddito occorre fare un passo in più, con l’alleggerimento a scaglioni del carico di tassazione sulle tredicesime da lavoro e pensione. Vanno poi trovate risorse per rafforzare la chiave espansiva con una netta accelerazione della messa a terra del Pnrr. Aspettiamo naturalmente il testo definitivo deper dare un giudizio completo». Il governo vi ha ascoltato anche sulle pensioni? «Abbiamo avuto in questi mesi un confronto utile e trasparente con la ministra Calderone. Sul versante previdenziale riteniamo fondamentale introdurre strumenti di garanzia per i giovani, istituire leve di flessibilità per l’uscita dal mercato del lavoro, soluzioni specifiche per le donne anche attraverso l’Ape sociale, promozione concreta della colonna sussidiaria della previdenza complementare. Il governo su questi temi si è impegnato ad individuare soluzioni specifiche. È una questione su cui attendiamo risposte, su cui non faremo sconti». Si parla di limiti alla rivalutazione per le pensioni più alte. Quali sono le alternative? «La proroga della perequazione delle pensioni va garantita. Anzi, chiediamo anche la piena indicizzazione per gli assegni che vanno oltre 4 volte l’assegno minimo. Sono persone che per anni non hanno visto alcun adeguamento al costo della vita nei propri trattamenti, per di più falcidiati negli ultimi due anni dall’inflazione. Altra richiesta è quella di anticipare per i pensionati il conguaglio dell’inflazione e di aprire in Aran il confronto per definire criteri, modalità , tempi per l’anticipo del rinnovo contrattuale per i lavoratori pubblici».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.