2024-04-25
L’Ue si sveglia (tardi) e avvia un’indagine sui dispositivi medici made in Pechino
Bruxelles vuole vederci chiaro sui meccanismi che penalizzano i prodotti europei. Peccato che il Dragone ci abbia già invaso.L’Ue si è svegliata. Dopo lo scontro sul rame e i dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina, l’annuncio della Commissione europea di aver aperto un’indagine sugli appalti cinesi di dispositivi medici è l’ultimo tassello di quella che Bruxelles, sulla carta, non definisce ancora una «guerra» contro il Dragone ma - ha spiegato ieri il portavoce della Commissione - una «azione difensiva».Peccato che la sveglia sia arrivata fuori tempo massimo, cioè dopo che il nostro mercato è stato inondato da mascherine e respiratori malfunzionanti durante la pandemia. Ma non solo: oltre agli apparecchi respiratori di rianimazione e altri apparecchi di terapia respiratoria, l’indagine si estende anche ad altri dispositivi, dagli strumenti di precisione per la medicina, la chirurgia, l’odontoiatria, la veterinaria e la radiologia alle dotazioni per Pronto soccorso, come si legge nell’allegato dell’avviso pubblicato in Guce (Gazzetta ufficiale della Comunità europea).Il messaggio di Bruxelles a Pechino è molto chiaro: apri il tuo mercato alle aziende europee o noi chiuderemo il nostro. Si tratta della prima indagine aperta nell’ambito del nuovo strumento internazionale per gli appalti (Ipi) che esaminerà come vengono concessi i contratti pubblici nel mercato cinese dei dispositivi medici e, in particolare, se sono aperti agli esportatori europei.Bruxelles teme che la Cina stia favorendo i fornitori locali e in Gazzetta ha spiegato i diversi modi in cui ciò potrebbe avvenire, riferendosi alla politica «Buy China». L’Ue ha, inoltre, paura che la Cina possa imporre restrizioni alle importazioni e condizioni «che portano a offerte basse in modo anormale che non possono essere sostenute da aziende orientate al profitto», si legge nella nota. Da tempo i 27 accusano Pechino di ricorrere a misure discriminatorie che impediscono alle aziende europee di vincere appalti pubblici in Cina nel settore dei dispositivi medici. La sfida è alta, perché l’Unione mantiene ancora un vantaggio competitivo in questo settore.Secondo Bruxelles, queste pratiche includono processi di certificazione lenti e sistemi di approvazione opachi per i produttori stranieri, oltre che politiche volte a rafforzare l’economia nazionale. Inoltre, l’industria dei dispositivi medici dell’Ue ha ripetutamente indicato che le gare d’appalto pubbliche cinesi, precedentemente aperte alle importazioni, ora richiedono specificamente prodotti fabbricati in Cina.Tuttavia, la procedura è stata avviata su richiesta della Commissione e non in risposta a una denuncia ufficiale dell’industria, dunque è una scelta politica dell’esecutivo Ue guidato da Ursula von der Leyen, che sta facendo (con un discreto ritardo sulla tabella di marcia: alla fine del suo mandato, ndr) ciò che avrebbe dovuto fare non appena eletta. Donna Ursula sta cercando di recuperare il consenso tra i suoi grandi elettori per assicurarsi la riconferma a Bruxelles, ma potrebbe essere tardi.Se l’indagine confermerà l’esistenza di pratiche sospette, la Commissione avrà il diritto di imporre misure compensative al fine di bilanciare la concorrenza da entrambe le parti. Le aziende cinesi potrebbero, quindi, essere completamente tagliate fuori dai mercati pubblici Ue. L’esecutivo Ue potrà anche limitare il divieto alle offerte che superano un certo valore. La procedura potrebbe essere chiusa se Pechino accettasse di porre rimedio alla situazione e garantisse equità nei confronti dei fornitori europei, ipotesi poco plausibile e certamente non immediata.È, invece, probabile che l’iniziativa metta a dura prova le relazioni tra la Cina e l’Unione europea, affettuosamente coltivate da Bruxelles per tanti anni: il governo di Pechino ha reagito criticando Bruxelles per «protezionismo» e la possibilità che ci sia una ritorsione è alta.Le tensioni commerciali sono scoppiate dopo che la Commissione, a ottobre 2023, aveva aperto un’indagine di alto profilo sulle sovvenzioni statali per i veicoli elettrici made in China; la Cina si è vendicata lanciando un’indagine antidumping sulle esportazioni europee di brandy, mirata soprattutto contro la Francia di Emmanuel Macron, che aveva fortemente sostenuto l’azione contro i veicoli elettrici. A marzo è arrivato l’annuncio che, da luglio, saranno applicati dazi sulle auto prodotte in Cina. Lunedì scorso a Dresda è stato arrestato Jian Guo, assistente di Maximilian Krah, europarlamentare del partito di estrema destra Alternative Für Deutschland, come «spia di Pechino»: avrebbe trasmesso ai servizi segreti cinesi informazioni sui negoziati e sulle decisioni dell’Europarlamento.La Commissione ha adesso nove mesi per stabilire se il paese terzo - la Cina - ha utilizzato «misure o pratiche contro gli operatori economici dell’Unione». L’indagine potrà essere prorogata di cinque mesi. L’esecutivo europeo mira a ottenere un impegno da parte del Dragone affinché apra il suo mercato o ponga fine alle sue politiche anti Ue. Se accadrà entro 14 mesi, l’indagine sarà sospesa.L’Italia è lambita, ma non pienamente coinvolta, da questa iniziativa: sono infatti Francia e Germania, oltre a Paesi Bassi, Irlanda e Belgio, i principali esportatori mondiali di dispositivi medici. Da parte sua, la Cina è uno dei principali partner commerciali del settore europeo, poiché rappresenta l’11% delle destinazioni di esportazione del mercato nel 2022.
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