2021-12-22
L’Ue si smarca da Draghi: il pass dura 9 mesi
Ursula von der Leyen (Thierry Monasse/Getty Images)
Bruxelles aggiorna le norme, attive da febbraio 2022. La validità del foglio verde europeo per i viaggi decorrerà dalla seconda puntura. Prevista la distinzione tra chi ha ricevuto due o tre dosi. Così, si spiana la strada a nuovi divieti limitati ai privi di booster.«Il contrasto alla pandemia è un tema centrale per la politica estera, ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi ieri alla conferenza degli Ambasciatori alla Farnesina. Nelle stesse ora a Bruxelles è stato annunciato un provvedimento smentendo la narrazione fatta, nei giorni scorsi, di una Ue che segue la linea Draghi sulla durata del green pass e aprendo anche la strada alla possibile introduzione di un super-super-pass per chi ha ricevuto la terza dose del vaccino. La Commissione europea ha infatti aggiornato le norme relative al certificato digitale Covid dell’Unione stabilendo un periodo vincolante di nove mesi (precisamente 270 giorni) dei certificati di vaccinazione per i viaggi nella Ue. «Si tratta di un periodo di accettazione chiaro e uniforme per i certificati di vaccinazione, garantirà che le misure di viaggio continuino a essere coordinate, come richiesto dal Consiglio europeo a seguito dell’ultima riunione del 16 dicembre. La nuova regola si applicherà a partire dal primo febbraio 2022, vale a dire che, a partire da quella data, gli Stati membri, tutti, accetteranno il certificato per una validità appunto di 270 giorni a partire dal completamento del primo ciclo vaccinale, cioè dalla data della seconda dose per Pfizer, Moderna e AstraZeneca, e dalla data dell’unica dose per Janssen. Le nuove regole garantiranno che le restrizioni si basino su prove scientifiche disponibili», ha sottolineato un portavoce da Bruxelles. La stessa Commissione ha poi ribadito in un comunicato che «il coordinamento continuo è essenziale per il funzionamento del mercato unico e darà chiarezza ai cittadini nell’esercizio del loro diritto alla libera circolazione». Nella nota viene poi spiegato che le nuove regole per i viaggi all’interno dell’Unione armonizzano le diverse regole tra gli Stati membri. Questo periodo di validità tiene conto delle indicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, secondo cui le dosi di richiamo sono raccomandate al più tardi sei mesi dopo il completamento del primo ciclo di vaccinazione. Il certificato rimarrà valido per un periodo di grazia di ulteriori tre mesi oltre quei sei mesi per garantire che le campagne di vaccinazione nazionali possano adeguarsi e che i cittadini abbiano accesso alle dosi di richiamo», precisa l’esecutivo comunitario. L’aggiornamento circa la durata della validità del certificato vaccinale Ue «non mette in discussione» le misure aggiuntive sui viaggi «annunciate da alcuni Stati membri» come l’Italia «in reazione alla diffusione della variante Omicron», ha poi specificato il portavoce della Commissione. Ma secondo Palazzo Berlaymont «quando si introducono regole diverse per l’utilizzo dei certificati a livello nazionale, gli Stati membri sono incoraggiati ad allinearli a queste nuove regole per fornire certezza ai viaggiatori e ridurre i disagi». Insomma, la Ue non segue la linea Draghi per la durata del pass, anzi. Tra l’altro, come si legge nei documenti ufficiali, si adegua all’Ecdc che ha indicato sei mesi per il richiamo. Ne hanno aggiunti tre per consentire agli Stati di adeguarsi, e si arriva a nove. Nessuna ispirazione tricolore, quindi. Non solo. Nel comunicato diffuso ieri si legge anche che a Commissione ha adeguato le regole per la codifica delle vaccinazioni. Questo è necessario «per garantire che i certificati di vaccinazione che dimostrino il completamento del ciclo primario possano sempre essere distinti dai certificati di vaccinazione rilasciati a seguito di un booster. Che, viene aggiunto, verranno registrati come segue: «3/3 per una dose di richiamo (booster) dopo un ciclo di vaccinazione primario a due dosi; 2/1 per una dose di richiamo dopo una vaccinazione a dose singola o una dose di un vaccino a due dosi somministrato a una persona guarita». Di fatto, in questo modo si spiana la strada alla possibilità di prevedere un pass ad hoc per i cosiddetti boosterizzati, ovvero chi ha fatto la terza dose. Una sorta di certificato «verde platino» che un domani potrebbe prevedere limitazioni distinte tra chi ha il green pass base, quello rafforzato e quello super rafforzato. Resta da capire se e come si dovranno adeguare anche i sistemi tecnologici, ovvero le app di verifica - che nel caso dell’Italia per ora hanno solo due «modalità» di riconoscimento dei pass - rispettando comunque la privacy dei cittadini.Nel frattempo, sono in tutto otto i Paesi europei che richiedono il risultato negativo di un test anti-Covid a tutti i viaggiatori in arrivo da altri Stati membri dell’Unione europea, anche se vaccinati. Oltre all’Italia, anche Portogallo, Grecia, Cipro, Austria, Irlanda, Lettonia e Svezia hanno introdotto la misura nel corso delle ultime settimane. Per questi Paesi l’obbligo resterà in vigore almeno fino alla prima settimana di gennaio.