2020-03-03
L’Ue e il Pd ci han fregato 18 miliardi. Ora Bruxelles finge di regalarcene 3
Ursula von der Leyen e Paolo Gentiloni (Ansa)
L'Istat rivela che il deficit 2019 è stato l'1,6%: i ricatti della Commissione hanno impedito di spendere 8 miliardi. E Roberto Gualtieri ha sottostimato le entrate castrandoci anche nel 2020. Ursula von der Leyen ci blandisce con gli spicci.La commissione guidata da Ursula von der Leyen si accorge del dilagare del coronavirus e per rassicurare i cittadini confusi annuncia la creazione di una task force. Dentro, un pugno di commissari, tra cui l'italiano Paolo Gentiloni. Il quale, in coppia con la stessa von der Leyen, ha confermato ieri la disponibilità a concedere al nostro Paese la flessibilità. Guarda caso, la medesima invocata l'altro giorno da Roberto Gualtieri. Si tratta di 3,6 miliardi di euro. Una cifra che, sommata al deficit previsto del 2,2, lo porterebbe nel 2020 al 2,4% (ricordate il balcone di Luigi Di Maio? Ecco, la stessa cifra vantata dal leader grillino) e che dovrebbe servire a mala pena a coprire le attuali disdette del comparto turistico, la cancellazione delle gite scolastiche (che da sole valgono più di 300 milioni) e la dilazione delle imposte. Soprattutto, è una somma che dimostra l'assoluta carenza strategica del nostro Paese e dell'Europa. La situazione cui va incontro l'Italia è conosciuta sui libri di scuola come choc improvviso nella domanda e nell'offerta. Cosa che dovrebbe far salire l'inflazione, e al tempo stesso far crollare il Pil. Tradotto: stagflazione. Come 3,6 miliardi servano ad affrontare una recessione con impennata di prezzi dovrebbe saperlo il Pd che ci governa. Temiamo invece che dietro lo 0,2% non ci siano stime vere né prospettive politiche, ma come sempre un adeguamento ai parametri di Bruxelles. Che - come sempre - nascondono grandi fregature politiche. Proprio ieri infatti l'Istat ha pubblicato i dati consuntivi del 2019 relativi alle principali voci dell'economica italiana. Tra queste, spicca il deficit reale del 2019, che si è fermato all1,6%, contro il 2,04 previsto, e frutto di una manfrina politica che ha portato il governo gialloblù vicino alla rottura. Da un lato Lega e M5s spingevano per portare la voce al 2,4; dall'altro la componete guidata da Giovanni Tria e Giuseppe Conte per scendere all'1,8%. I dati Istat insegnano due cose. La prima che la politica deve mantenere la supremazia sui dati astratti, quali le stime di deficit. Per farlo però deve essere forte e avere a sostegno la macchina dei ministeri. Immaginate con uno 0,4% di deficit un più quante tasse i gialloblù avrebbero potuto e - aggiungiamo noi - dovuto tagliare. Ben 8 miliardi di euro di tagli all'Irpef o al cuneo fiscale. Per il primo governo Conte sarebbe stato tutto un altro film. E pure per la Lega: avrebbe potuto accoppiare alle misure di carattere sociale (quota 100 e reddito di cittadinanza) anche l'estensione della flat tax a più partite Iva e una rimodulazione delle entrate. Tanto più che le voci di deficit nella manovra 2019 sono state correlate a specifiche clausole di salvaguardia. Dunque, la minore spesa per quota 100 non è mai stata un «tesoretto», come più volte l'allora vice premier Luigi Di Maio e il numero uno Inps, Pasquale Tridico, avevano fatto intendere. Ma si è dimostrata una minore spesa, che ha contribuito ad abbassare la soglia di deficit. La Lega ha così pagato l'ingenuità politica di fidarsi dell'Ue (e i ricatti veri e propri del dicembre 2018) e dei tecnici dei ministeri da cui hanno tratto i dati preliminari. Ma sbaglia chi pensa l'enorme differenza tra il deficit stimato e quello effettivo sia da attribuire al gruppo di Matteo Salvini. Lo si capisce spulciando la nota di aggiornamento al Def firmata a fine settembre dal ministro subentrante, Gualtieri. Se si prende la voce «prestazioni sociali» che comprende pensioni, assegni vari, quota 100 e Rdc, il previsionale indicava 362 miliardi. I dati Istat di ieri fissano la spesa effettiva a 362,5 miliardi. Praticamente il dato è stato azzeccato. «L'errore abissale», spiega alla Verità, l'ex vice ministro del governo Renzi, Enrico Zanetti, «sta nella voce imposte dirette e indirette. In pratica, il Nadef ha sottostimato le entrate per 11,7 miliardi. Di cui 7,2 di imposte dirette e 2,9 di imposte indirette. Come sia avvenuto non me lo spiego ma ritengo che debba spiegarlo al Paese il ministro Gualtieri». In pratica, i dati Istat stimano le entrate del 2019 superiori, rispetto alle stime di settembre, di 11,7 miliardi. Un errore che pare al limite del dolo. Perché a fine settembre i flussi di Iva e di altre imposte sono ormai tutti tracciati, tanto più che l'autorità fiscale ha ormai a disposizione la fattura elettronica. Novità rilevanti subentrate successivamente sono solo due: le chiusure del contenzioso con Gucci e con Fca. Anche sommando le due transazioni, si rimane ampiamente al di sotto dei 2 miliardi. Il che non spiega perché a fine settembre il governo giallorosso non abbia indicato a bilancio tale ammontare. Il danno portato avanti dal Pd purtroppo sfalsa in pieno pure i conti del 2020.Immaginate cosa avrebbe significato trattare a ottobre del 2019 il deficit dell'anno in corso con 10 miliardi in più di entrate fiscali in attivo. Avremmo potuto evitare di tirare per la giacchetta l'unico intervento espansivo presente nella manovra. Ricordiamo che al taglio del cuneo fiscale sono stati concessi solo 3 miliardi di euro. Invece si è voluto basare la Finanziaria 2020 su promesse irrealizzabili (contrasto dell'evasione fiscale) e tasse a pioggia. Non sappiamo se augurarci che l'aver sovrastimato le spese e sottostimato le entrate sia un gravissimo errore tecnico oppure una scelta politica. Nel primo caso dovrebbero saltare teste, nel secondo caso dovrebbe dimettersi in blocco il governo. Oggi avremmo potuto legittimamente investire 18 miliardi (8 nella manovra 2019 e 10 in quella del 2020) sul Paese tagliando le tasse e alzando il Pil. Ci saremmo trovati con anticorpi economici più forti per affrontare il coronavirus. Invece, siamo qui a vantare una flessibilità da 3,6 miliardi che è un po' come mettere una maschera da carnevale nell'ospedale con più infetti di Wuhan.