2020-11-19
L’Ue compra il vaccino di Merkel e Bill Gates
Bill Gates (Lintao Zhang/Getty Images)
La Commissione ha ufficializzato il contratto per acquisire 225 milioni di dosi da Curevac. Il siero non è ancora approdato alla fase 3 e ci sono dubbi sulla tollerabilità, ma ha sponsor a cui non si può dire di no: il governo tedesco, il patron di Microsoft ed Elon Musk.Cosa hanno in comune la cancelliera tedesca Angela Merkel, il filantropo Bill Gates e il visionario imprenditore Elon Musk? Nulla, verrebbe da pensare. Sbagliato. Si chiama Curevac il sottile filo rosso che lega questi tre importanti protagonisti della scena mondiale. La tedesca Curevac nasce nel 2000 e si specializza nella realizzazione di terapie basate sull'Rna messaggero (mRna). Senza addentrarci nei dettagli tecnici, l'Rna messaggero è quel filamento di codice genetico che nel nostro organismo funge da stampo per la sintesi delle proteine. Negli ultimi mesi, alcune case farmaceutiche si sono impegnate nella realizzazione di vaccini a mRna contro il coronavirus, sperando che il filamento inoculato nelle persone trattate riesca a suscitare una reazione immunitaria in grado di proteggere dal Covid. Tra queste l'americana Moderna, il gemellaggio tedesco-americano tra Pfizer e Biontech e, per l'appunto, Curevac.Martedì la Commissione europea ha ufficializzato la stipula di un contratto con la casa farmaceutica tedesca per la fornitura di 225 milioni di dosi, più un'opzione per ulteriori 180 milioni. Si tratta del terzo contratto siglato da Bruxelles per un vaccino a mRna, e del quinto in assoluto dopo quelli sottoscritti con Astrazeneca, Sanofi-Gsk, Johnson&Johnson e Pfizer-Biontech. Ma a differenza degli altri quattro, il vaccino allo studio di Curevac non è ancora entrato nella fase 3, quella cioè volta a testarne l'efficacia in vista della distribuzione al grande pubblico. In realtà, Curevac ha iniziato la fase 2 appena a settembre in Perù e a Panama, e pianifica di partire con la fase 3 non prima della fine dell'anno. Dai primi risultati pubblicati il 9 novembre scorso, sembrerebbe che il farmaco induca effettivamente una reazione immunitaria. Oltretutto, i tecnici assicurano che il vaccino riesce a resistere per circa 24 ore a temperatura ambiente. Se ciò fosse confermato, costituirebbe un importante vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, in particolare al vaccino Pfizer che va stoccato alla temperatura di -80 °C. Tuttavia, gli esperti hanno sollevati dubbi circa la sua sicurezza e tollerabilità. Come riporta il magazine specializzato Fiercepharma, il 93% dei partecipanti alla sperimentazione ha manifestato dolore, un terzo dei quali di intensità moderata, e il 57% ha sviluppato febbre, nella maggior parte dei casi moderata o grave. Valori superiori in entrambi i casi rispetto a quanto fatto registrare dagli altri vaccini. Risultati che stridono con quanto annunciato da Pfizer e Biontech, che ieri hanno reso noti i risultati conclusivi della fase 3. L'efficacia del vaccino si è attestata al 95%, mentre non è stata rilevata alcuna reazione avversa grave (solo affaticamento per il 3,8% dei volontari e mal di testa per il 2%). Le due società hanno inoltre comunicato di aver superato l'obiettivo di sicurezza richiesto dalla Food and drug administration, e perciò a giorni è attesa la richiesta di autorizzazione di emergenza al regolatore di emergenza.Curioso dunque che Curevac, pur in presenza di risultati ancora preliminari e per certi versi poco rassicuranti, abbia comunque ottenuto un impegno formale dalla Commissione per l'acquisto del vaccino. Martedì il vaccino di Moderna si era visto sbattere la porta in faccia da Bruxelles nonostante la fase 3 sia in dirittura d'arrivo, peraltro con risultati piuttosto confortanti. Sebbene i criteri di scelta della Commissione siano top secret, si può ipotizzare una chiave di lettura di natura geopolitica. Curevac può contare nientemeno che sull'appoggio di Angela Merkel, il cui governo a giugno ha acquisito il 23% delle quote della società farmaceutica tramite l'equivalente tedesco della Cassa depositi e prestiti. Non è tutto, perché a settembre la biotech tedesca ha ricevuto un finanziamento per la bellezza di 252 milioni di euro dal governo federale per lo sviluppo del vaccino. La «manina» di Angela Merkel dietro all'ascesa di Curevac è dunque più che una semplice ipotesi. La casa farmaceutica di Tubinga ha però un altro sponsor di eccezione. Nel 2015 ha infatti ricevuto un contributo di 52 milioni di dollari (46 milioni di euro) da parte della Bill & Melinda Gates Foundation per lo sviluppo della tecnologia a mRna. Quando lo scorso giugno Donald Trump si è visto respingere l'offerta da un miliardo di dollari per l'acquisizione di Curevac e il relativo trasferimento dei suoi stabilimenti negli Stati Uniti, in molti hanno ipotizzato un intervento «dietro le quinte» proprio da parte del fondatore di Microsoft. «Le tecnologie come l'mRna infondono fiducia per impostare le grandi sfide del futuro, siamo felici di aver stretto questa partnership con Curevac, che è pioniere di questa tecnologia», aveva detto Gates nel 2015. Insomma, quella vecchia volpe di Bill si può definire a tutti gli effetti un padrino per l'azienda tedesca.Le sorprese però non finiscono qui. Ai primi di settembre Elon Musk, patron di Tesla e SpaceX, si è recato in visita agli stabilimenti di Tubinga. Musk si è offerto di dare una mano a Curevac, con la quale peraltro condivide una collaborazione (e il deposito di un brevetto) già da prima della pandemia: «Tesla sta mettendo in piedi delle “microfactories" (fabbriche per produrre prodotti di piccolissime dimensioni, ndr) di Rna per Curevac ed eventuali altri». Chi l'ha detto che il triangolo esiste solo in amore? Quello formato da Elon Musk, Bill Gates e Angela Merkel dimostra - casomai ce ne fosse bisogno - che la partita del vaccino si gioca su un terreno molto più ampio e complesso della mera emergenza sanitaria.
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