2024-02-26
«Se governa la sinistra diventa “corretto” anche il manganello»
Lucio Malan (Imagoeconomica)
Il capo di Fdi al Senato Lucio Malan: «Quando i facinorosi prendono di mira noi nessuno s’indigna. Si può manifestare senza creare disordini».Senatore Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama: dopo gli scontri di Pisa tra studenti e polizia, il suo partito ha scritto che la «sinistra spalleggia i violenti». Dunque come definisce i manifestanti pro Palestina che sono stati respinti dai poliziotti? «È evidente che cercavano di accedere ad aree non accessibili. I poliziotti erano stretti intorno al loro furgone, mentre i manifestanti gli andavano contro. È una dinamica normale: se la polizia viene pressata, deve caricare. Il diritto di manifestare non è in discussione. Ma è sempre associato al dovere di rispettare le regole». Il presidente Sergio Mattarella dice che il manganello sugli studenti è un fallimento. Suona come una sconfessione per il governo?«Mattarella ha ragione, non è mai una bella cosa l’utilizzo della forza contro i manifestanti, e non possiamo escludere in assoluto qualche eccesso da parte delle forze dell’ordine. Ma detto questo, l’ideale sarebbe che le manifestazioni avvenissero senza assalti ai poliziotti o incendi ai negozi, in modo che non vi sia bisogno di cariche». Vi accusano di promuovere una gestione autoritaria dell’ordine pubblico, a colpi di manganello. «A sinistra lanciano giudizi a seconda della data sul calendario. Se i poliziotti usano la forza quando governano loro, è tutto perfetto. Nel gennaio 2022 si usò il manganello contro gli studenti che protestavano contro l’alternanza scuola-lavoro, dopo la morte di uno stagista: ma nessuno si stracciò le vesti. Allo stesso modo, quando si aprirono gli idranti contro i no vax, nessuno ebbe da ridire, evidentemente perché all’epoca la sensibilità democratica era anestetizzata. Ecco, non vorrei ci fosse un manganello “politicamente corretto” a seconda di chi governa, sulla base del solito doppio standard». Cioè?«I nostri avversari si ritengono unici legittimi detentori del potere. Pretendono da parte nostra le scuse per aver vinto le elezioni. Una mentalità inaccettabile. Nessun governo di centrodestra ha mai tentato di impedire o ostacolare una manifestazione avversa. Mai successo. Ci sono invece numerosissimi episodi di manifestazioni di centrodestra boicottate, pensiamo agli assalti nelle università o alle contestazioni al ministro Eugenia Roccella: episodi mai condannati, anzi orgogliosamente rivendicati». Qualcuno, nel suo partito, ha parlato del rischio «infiltrazioni» nelle manifestazioni pacifiche, da parte dei «professionisti» della violenza. C’è chi cerca lo scontro?«Certamente, per certa gente le battaglie ideali sono solo un pretesto per menare le mani, e da questo punto di vista non si lasciano sfuggire nessuna occasione. Dagli estremisti No Tav al sostegno ad Hamas». Esistono ancora dei «cattivi maestri»?«Sì, e ci sono tanti tipi di cattivi maestri. Penso a chi giustifica apertamente la violenza, se praticata in nome dei nobili ideali che decidono loro. Ma possono esserci cattivi maestri più sottili: quando ogni giorno si grida al ritorno del fascismo per fini propagandistici, qualcuno può dedurre che la “resistenza”, anche violenta, sia legittima anche oggi. Non dico si tratti di istigazione, ma sicuramente è un modo per impartire cattivi insegnamenti». Lo stesso Mattarella ha censurato certi episodi, a cominciare dall’effigie del premier bruciata in piazza. Dove sfocia questa deriva? «Quando si scatena l’odio contro le immagini, penso anche alle fotografie insanguinate dei ministri che sono comparse a Milano, prima o poi qualcuno si sentirà autorizzato a mettere in atto qualche forma di violenza concreta. Sono fasi della storia italiana che abbiamo già vissuto, e in cui non dobbiamo ricadere». Sembra che, in vista delle Europee, Ursula Von der Leyen stia acquistando punti per una riconferma. Il sogno di smontare l’asse socialisti-popolari sta sfumando? Non rischiate di diventare irrilevanti in Europa? «Dipende dagli elettori, e da quanta forza daranno alle varie coalizioni. Se la compagine che attualmente guida l’Ue avrà abbastanza consensi, è probabile che questa maggioranza vada avanti. Ma noi siamo ancora convinti che ci sarà una svolta: le politiche autolesionistiche in campo industriale e agricolo messe in campo da Bruxelles impongono un cambiamento». Mario Draghi all’Ecofin prefigura ingenti investimenti su green e Difesa per assicurare competitività in Europa. «Enorme quantità di denaro in un tempo relativamente breve», anche rompendo il tabù del debito europeo. «Tutto dipende da dove vuoi mettere i soldi. Se quel denaro serve a seguire crociate ideologiche discutibili, meglio rifletterci sopra, prima di fare ulteriore debito che si sommerebbe ai già rilevanti debiti nazionali». A due anni dallo scoppio del conflitto in Ucraina, le sanzioni contro Mosca sono servite? «Certo non si è verificato il tracollo finanziario che molti osservatori avevano pronosticato in principio. Oggi auspichiamo una pace giusta, una soluzione che ha qualche prospettiva solo grazie al sostegno che abbiamo dato all’Ucraina per scongiurare la vittoria totale di Mosca». Pensa che con una eventuale vittoria di Donald Trump l’Europa verrà abbandonata a sé stessa? «Trump ha già governato, e durante il suo mandato non c’è stata nessuna guerra. Le annessioni russe sono avvenute prima e dopo il governo Trump. Paventare l’apocalisse in caso di una sua vittoria lo trovo poco logico: se fosse un pazzo che vuole dar fuoco al mondo, ce ne saremmo già accorti durante il primo mandato». Giorgia Meloni, nell’eventualità di una Casa Bianca di nuovo repubblicana, potrebbe svolgere un ruolo di cerniera tra Europa e Usa?«Il centrodestra è sempre stato vicino agli Stati Uniti e fedele all’Alleanza atlantica, collabora con successo con l’attuale amministrazione americana ed è pronto a farlo quale che sia il vincitore delle future elezioni Usa. A sinistra, invece, sono atlantisti a seconda di chi governa a Washington. La loro non è fedeltà atlantica, ma fedeltà partitica». Tornando in Italia, la maggioranza si sta avvitando intorno alla polemica sul terzo mandato per i governatori. In Senato la commissione affari costituzionali boccia la proposta leghista, e il centrodestra si è diviso. Fdi e Forza Italia votano contro, la Lega ripresenterà il progetto. Comincia a sembrare una guerriglia poco comprensibile agli occhi degli elettori? «È stata una dinamica parlamentare su un punto che non era incluso nel programma, e di conseguenza non c’erano vincoli nella coalizione. La Lega ha ritenuto di portare fino in fondo la loro istanza, e lo stesso Matteo Salvini ha detto che non è un dramma». Ma il terzo mandato si approverà? «Nella riforma che stiamo portando avanti, coerentemente a ciò che avviene in molti Paesi, c’è un limite di due mandati per il presidente del Consiglio. Alla luce di questo, è normale vi sia lo stesso limite anche a livello regionale, anche perché i governatori dispongono di poteri importanti, avendo facoltà di revocare gli assessori e ottenere nuove elezioni in qualsiasi momento». Mirate forse a conquistare la casella del Veneto, in quanto primo partito della coalizione, impendendo a Luca Zaia di ripresentarsi? «Non sono scelte “contro” o “a favore” di qualcuno. Prendiamo le nostre decisioni sulla base della logica. Intanto ci si chiede quale sarà il perimetro d’azione della commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. Giuseppe Conte dice che per voi sarà un boomerang. L’ex ministro Roberto Speranza ha parlato di «squadrismo». Ci può anticipare qualcosa? «La commissione non può imporre sanzioni, deve semplicemente accertare i fatti. Se da questi fatti emergerà che la gestione della pandemia è stata impeccabile, il centrosinistra avrà solo da guadagnarci. Il fatto che siano così agitati fa pensare a particolari ancora da scoprire, e rende ancora più desiderabile questa indagine. Eravamo in piena emergenza, è vero. Ma, a distanza di anni, che male c’è nel riaprire un capitolo doloroso, magari per evitare di ripetere gli stessi errori?». Su cosa dovrebbe concentrarsi il lavoro della commissione d’inchiesta?«L’aspetto economico per noi è molto importante. C’è stata una “mangiatoia Covid” nei giorni dell’emergenza. In quella fase delicata acquisti straordinari furono doverosi, ma se una cosa che vale 10 viene pagata 1.000, è il caso di indagare. In secondo luogo, è giusto riflettere sull’efficacia delle misure prese per contrastare la pandemia: il lockdown è servito a combattere il contagio? C’erano evidenze scientifiche che lo giustificavano, a distanza di mesi? Indagare non solo è legittimo, ma doveroso».