
Anche nel caso di «Mario» si violano le norme per somministrare la morte. Impuniti.Il pessimo vizio di violare la legge, con la quasi totale certezza di uscirne alla fine indenni, sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Quando poi si tratta di azioni in dispregio dell’inviolabilità della vita umana, dall’aborto all’eutanasia, passando per il suicidio assistito, la sfrontatezza di farla franca è pressochè scontata. È quanto sta accadendo in questi giorni con la vicenda di Mario, persona tetraplegica dopo un incidente stradale, che ha chiesto di morire, chiedendo l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni, notoriamente esperta in queste pratiche di «morte volontaria medicalmente assistita», come recita il vergognoso disegno di legge Bazoli/Provenza che sta per entrare alla Camera. La Commissione di Bioetica delle Marche ha dato il via libera, e l’Asl di competenza ha perfino fissato il farmaco da utilizzare per uccidere Mario. Si tratta del tiopentone sodico, meglio noto come pentothal, che il dipartimento di Giustizia degli Usa ha recentemente cancellato dall’uso nel braccio della morte, perché ritenuto non troppo maneggevole e riservandone l’utilizzo per l’induzione anestesiologica in caso di intervento chirurgico. C’è da rimanere attoniti di fronte alle dichiarazioni del movimento radicale e di esponenti politici favorevoli all’introduzione della «morte provocata» nell’ordinamento giuridico del nostro Paese. Sentiamo affermazioni a cavallo fra la totale insipienza e il tifo da stadio: oggi l’Italia fa un passo in avanti nella conquista della civiltà! Capite di che cosa stiamo parlando? Uccidere una persona certamente sofferente e degna di ogni rispetto, sfruttando il solito, scontato alibi «l’ha chiesto lui», dovrebbe essere un passo di civiltà! Chiunque di noi, in un momento di massima fragilità e sofferenza, può invocare la morte e chissà quanti di noi l’hanno fatto, ma tutti sappiamo bene che si tratta di un grido disperato di aiuto, che non solo non va e non si può prendere alla lettera, bensì accolto come una potente spinta a «prendersi cura» - anima e corpo, come si suole dire - di questa condizione di »dolore totale». Accompagnare nella sofferenza, condividere il dolore, lenire con ogni mezzo il dolore fisico (più facile) e soprattutto quello morale, spirituale, affettivo, emozionale, fino a farsi tutt’uno con il malato: questa è civiltà! Papa Francesco pochi giorni fa ha utilizzato parole chiarissime, dichiarando che la morte è evento ineluttabile della condizione umana, e richiede accompagnamento, solidarietà, compassione, ma non va «somministrata» come fosse una medicina salutare. Mario, è bene sottolinearlo, è una persona gravemente disabile, comprensibilmente sofferente e la speranza, il desiderio di vivere - che è insito in ogni uomo - stanno subendo da anni una prova pesantissima; ma aiutare Mario non significa «eliminarlo», annullare il suo dolore, annullando la sua vita. Al contrario, significa prendersi carico di «tutto Mario», proprio partendo dal suo dolore, dalla sua disperazione, dal suo stesso grido disperato. Una società che legalizza suicidio e omicidio ha perso la via della giustizia e della civiltà. Fa male dirlo, ma purtroppo il nostro Paese si sta incamminando su quella strada. E l’esperienza di Paesi come Olanda e Belgio, ove si era partiti con piccoli numeri di eutanasia per malati terminali e ora si assiste a un incremento agghiacciante, fino a pazienti «depressi», minori con sofferenze giudicate «intollerabili» e perfino a persone over 75 che vogliono morire per un sentimento personale di «vita compiuta», come vuole una legge oggi in discussione. È il trionfo dell’ideologia, la fiera dell’assurdo, la vittoria della cultura dello scarto e della morte: tutte «imprese» profondamente disumane di cui ci si dovrebbe vergognare. Una ragione in più per non rassegnarsi: guardiamo bene in faccia questi «apostoli» della morte provocata, della «morte volontaria medicalmente assistita» così da non dimenticarcene ogni giorno, in ogni circostanza, in particolare quando si tratterà di dare il nostro consenso elettorale nel segreto della cabina … dove «Dio vede e Stalin no»!
Sergio Mattarella (Getty Images)
Rotondi: «Il presidente ha detto che non permetterà di cambiare le regole a ridosso del voto». Ma nel 2017 fu proprio Re Sergio a firmare il Rosatellum a 4 mesi dalle urne. Ora si rischia un Parlamento bloccato per impedire di eleggere un successore di destra.
Augusto Minzolini riferisce una voce raccolta da Gianfranco Rotondi. Durante un incontro tenuto con l’associazione che raggruppa gli ex parlamentari, Sergio Mattarella si sarebbe lasciato andare a un giudizio tranchant: «Non permetterò che si faccia una legge elettorale a ridosso del voto. Abbiamo avuto l’esperienza del Mattarellum, che fu approvato poco prima delle elezioni, e diversi partiti arrivarono alle urne impreparati. Bisogna dare il tempo alle forze politiche di organizzarsi e prepararsi alle nuove elezioni». Lasciamo perdere il tono usato dal capo dello Stato («non permetterò…» sembra una frase più adatta a un monarca che al presidente di una Repubblica parlamentare, ma forse l’inquilino del Quirinale si sente proprio un sovrano) e andiamo al sodo.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Il consigliere anti Meloni applica il detto siciliano: «Piegati giunco che passa la piena».
La piena è passata e il giunco Francesco Saverio Garofani può tirare un sospiro di sollievo. Da giorni tutto tace e il consigliere di fiducia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sorveglia rinfrancato gli umori dei palazzi e i tam-tam dei media. Calma piatta, le ostilità si sono placate.
Secondo il procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, il ministro Nordio «realizza il Piano diabolico di Gelli del 1981». Ma paragonare il lavoro di governo e Parlamento a un’organizzazione eversiva è follia.
Facciamo il punto novembrino del confronto referendario: intanto, chi è il frontman della campagna del No?A rigor di logica e per obbligo di mandato correntizio dovrebbe essere il vertice Anm (il presidente Cesare Parodi, ndr), non foss’altro perché rappresenta quel sistema che dal sorteggio risulterebbe più che sconfitto; secondo altri, dovrebbe essere il procuratore di Napoli (Nicola Gratteri, ndr), per la migliore conoscenza dei salotti televisivi; secondo altri ancora dovrebbe essere il presidente del Comitato del No (Enrico Grosso, ndr), un accademico insigne e molto ottimista («Una volta emerso quel sistema opaco con Luca Palamara, è stata fatta pulizia. Lo stesso Csm ha dimostrato che le degenerazioni appartengono al passato», ha dichiarato sulla Repubblica del primo novembre).
Il segretario di Stato Usa Marco Rubio (Ansa)
Il nuovo accordo emerso a Ginevra è in gran parte ignoto all’Ue. L’ennesima prova dell’irrilevanza dell’Unione sul dossier ucraino. Intanto, Orbán strappa l’ok di Putin a un summit con Trump a Budapest. Lo zar : «Kiev lasci il Donbass o lo prendiamo con la forza».
Mentre proseguono le manovre diplomatiche per cercare di porre fine alla guerra in Ucraina, l’Ue continua a scontare la propria irrilevanza geopolitica. Politico ha infatti rivelato che i funzionari europei sono stati lasciati in gran parte all’oscuro del nuovo piano di pace americano in 19 punti, emerso dal recente vertice di Ginevra tra Marco Rubio e la delegazione ucraina. «È una situazione senza precedenti dal punto di vista diplomatico. Nessuno di noi ha queste informazioni», ha dichiarato un diplomatico europeo alla testata.





