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2021-11-16
Londra è pronta a convivere con il virus
iStock
Convivere con il Covid: mentre i media allarmistici amplificano il ritorno dei lockdown e delle misure restrittive in alcuni paesi europei, il Financial Times, uno dei quotidiani più influenti dell'occidente, attraverso un editoriale spalanca le porte a una visione nuova, a un orizzonte più sereno. Intanto, il Mail On Sunday ci informa che l'Inghilterra si prepara a eliminare una serie di restrizioni, a partire dal tracciamento a tappeto e dall'autoisolamento imposto a chi risulta positivo al virus.
L'editoriale del Financial Times è stato pubblicato l'altro ieri a firma «The editorial board», quindi esprime il pensiero del gruppo editoriale nella sua interezza, e si intitola «I Paesi zero Covid sono finiti fuori strada». Il succo del testo, che analizza il quadro delle misure contro la pandemia in Asia ma che esprime un punto di vista globale, è che la corsa all'azzeramento del virus è destinata a fallire, e che quindi è giunta l'ora di cambiare prospettiva, tendere verso una convivenza con il Covid, anche perché i governi che seguono questa strada sono destinati a raccoglierne i frutti dal punto di vista economico. «Le istruzioni del governo di fare scorte di cibo», scrive il Ft, «sono raramente un segno che tutto va bene. Questo, tuttavia, è il messaggio che il ministero del commercio cinese ha inviato la scorsa settimana, anche se non c'è un problema approvvigionamento alimentare e si registra solo una manciata di casi di Covid ogni giorno. La sua direttiva mostra la crescente tensione causata dalla ricerca cinese del Covid zero e la necessità di una via d'uscita nei pochi Paesi che ancora lo perseguono». La nota trasmessa pochi giorni fa dal ministero del commercio di Pechino alle autorità locali ha provocato il panico, con lunghe code ai supermercati e scaffali vuoti. «Le restrizioni della Cina», prosegue l'editoriale, «per fermare del tutto le catene di trasmissione del Covid, sono diventate sempre più severe. Recentemente, ha chiuso decine di migliaia di visitatori all'interno di Shanghai Disneyland per un test di massa dopo aver scoperto un caso legato al parco a tema un giorno prima. Stress simili sono visibili nelle altre giurisdizioni che aspirano ancora allo zero Covid, come Hong Kong e Taiwan: devono mantenere i loro confini quasi sigillati, con lunghe quarantene, anche se i rivali regionali come Singapore, Corea del Sud e Giappone si aprono». Per il Financial Times, dunque, l'aspirazione a raggiungere lo status di Paese zero Covid, è diventata vana e controproducente: «Durante gran parte del 2020 e 2021», si legge ancora, «lo zero Covid è stato un trionfo per i Paesi che lo hanno abbracciato. Era una buona politica per la salute e per l'economia. Ma non è più così». I motivi? «In primo luogo», spiega il prestigioso quotidiano, «il resto del mondo non ha eliminato il Covid, e finché rimane un caso di una malattia infettiva, in qualsiasi parte del mondo, essa può sempre tornare. Zero Covid per sempre significa quindi chiusura delle frontiere per sempre. In secondo luogo, l'emergere della variante Delta, più contagiosa, significa che solo chiusure estreme possono eliminare la malattia, e i vaccini non possono più fornire una soluzione totale. L'eliminazione del Covid non è possibile. Non importa quante volte un Paese elimini la malattia, essa tornerà e continuerà a tornare. In questa fase, quindi, le chiusure delle frontiere e le chiusure draconiane», argomenta il Ft, «semplicemente rimandano il momento in cui il Covid diventerà inevitabilmente endemico in una popolazione».
Siamo di fronte a un ragionamento all'insegna del più sano pragmatismo. Lo stesso pragmatismo con il quale il governo inglese, come informa il Mail On Sunday, si prepara a abolire una lunga serie di restrizioni: «Lo scorso settembre», spiega il giornale inglese, «i deputati hanno esteso le leggi che costringono coloro che prendono il virus, così come le persone non vaccinate che possono essere state esposte ad esso, ad autoisolarsi per dieci giorni. Ma i funzionari del governo ora prevedono che l'autoisolamento obbligatorio sarà abbandonato a marzo». Il Mail On Sunday spiega anche che a marzo verrà eliminato il sussidio di 500 sterline destinato ai cittadini a basso reddito che vanno in autoisolamento, e che i funzionari del governo stanno anche elaborando piani per tagliare i costi del sistema di tracciamento capillare. I funzionari del governo valutano anche come «improbabile» il raggiungimento dell'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della sanità di avere il 70 per cento del mondo vaccinato, poiché 80 Paesi, la metà dei quali in Africa, sono destinati a non riuscire a vaccinare il 40% della loro popolazione entro la fine di quest'anno. Attualmente, in Inghilterra, coloro che si autoisolano sono chiamati a casa dal personale del Nhs Test and Trace, che controlla che rispettino le regole. I funzionari, tuttavia, si stanno preparando a raccomandare ai ministri di eliminare queste chiamate. Ancora: i viaggiatori non vaccinati che arrivano nel Regno Unito dall'estero devono a loro volta autoisolarsi per dieci giorni e vengono chiamati ogni giorno. Anche queste chiamate potrebbero essere eliminate. A più lungo termine, l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito sta progettando di porre fine all'intero regime di tracciamento nazionale. La strategia di convivenza col Covid e fine delle restrizioni è stata battezzata operazione ramp down, in italiano «rampa di discesa». Anche uscita dal tunnel, rende bene l'idea.
Giro di vite sui gruppi anti Draghi. Perquisizioni per 18 attivisti
La chat Telegram «Basta dittatura» li ha fatti incontrare virtualmente, poi a cementare i rapporti tra 18 degli aderenti al gruppo che contava decine di migliaia di iscritti sarebbe stata, secondo la ricostruzione della Procura di Torino, l'avversione alle regole imposte dal green pass e dal vaccino anti Covid 19. Ieri però, in seguito alle indagini avviate dalle toghe piemontesi, sono scattate le perquisizioni in tutta Italia, 16 le città coinvolte nell'operazione svolta dalla polizia. Istigazione a delinquere aggravata dal ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, sono le accuse che gli inquirenti del pool terrorismo ed eversione contestano a vario titolo ai 18 inquisiti. I quali tra loro in chat parlavano di «impiccagioni», «gambizzazioni» e «fucilazioni». I propositi di violenza erano diretti verso le principali figure istituzionali, in particolare nei confronti del premier Mario Draghi vertice «del regime fascista del Draghistan». Ma non solo, perché tra gli altri obiettivi da colpire figuravano anche giornalisti, medici, scienziati e altri personaggi pubblici «colpevoli» di «asservimento» e «collaborazionismo».
Nell'abitazione di uno degli indagati, originario di Torretta (Palermo), è stata sequestrata una tanica di acido «da lanciare contro le forze dell'ordine». A Brescia, fanno sapere gli inquirenti, sono state trovate una balestra, alcune baionette ed un vecchio fucile, a Cremona alcuni coltelli ed a Siena un documento storico riconducibile al nazifascismo.
Concretamente gli indagati come avrebbero voluto impiegare i materiali sequestrati? Quali le azioni da mettere in atto? «Tra gli incitamenti più pericolosi c'erano gli inviti a bloccare strade, autostrade, stazioni, a utilizzare armi in manifestazioni di piazza. Bastoni, spranghe, bombe carta, liquido infiammabile e acido da gettare contro le forze dell'ordine durante i cortei», ha spiegato il dirigente della Digos di Torino, Carlo Ambra.
Dopo i sequestri, sempre su Telegram, alcuni utenti si sono scagliati contro l'operazione: «Se non vi sembra questa dittatura cosa lo è?». E ancora: «Se vuoi fare del male a qualcuno durante questa dittatura è sufficiente creare un profilo su Telegram con il nome, cognome e una foto, e scrivere una frase un po' offensiva contro la dittatura, per esempio: “Dovrebbero essere presi a calci nel c..."». Altri, invece, hanno continuato a prendere di mira gli agenti di polizia. «Ste m... criminali stanno 24 ore su 24 a monitorarci. Hanno già finito di perseguire tutti i mafiosi e sono passati agli anti-dittatura» e «Grazie alle m... criminali nazidittatoriali della Digos per il riconoscimento». Inevitabili le minacce per il pm, Valentina Sellaroli, che lo scorso settembre ha richiesto la chiusura del canale «Basta dittatura». «Sapete cosa fare a Valentina Sellaroli, a tutta la Procura di Torino e al questore Vincenzo Ciarambino», è stato scritto nei gruppi paralleli su Telegram. Sul canale di messaggistica c'è chi ha provato a fare dell'ironia: «Ho delle uova quasi scadute in frigo, per sicurezza le butto perché se viene la Digos potrebbe accusarmi di stare pianificando il lancio di uova marce».
La maggior parte dei perquisiti era già nota alle forze dell'ordine, «sia per aver aderito a posizioni estremiste sia per precedenti reati quali resistenza a pubblico ufficiale, furto, rapina, estorsione ed in materia di stupefacenti». Eppure «tra gli indagati figurano anche soggetti incensurati caduti nella spirale dell'odio online».
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Mentre qui c'è chi tifa lockdown, prendendo esempio solo dai Paesi esteri più chiusuristi, il Regno Unito sta per dire addio ai meccanismi di tracciamento. E il Financial Times avverte: «Eliminare il Covid è impossibile, basta misure draconiane».Giro di vite sui gruppi anti Draghi. Perquisizioni per 18 attivisti. Nel mirino il canale Telegram «Basta dittatura»: per i pm è istigazione a delinquere.Lo speciale comprende due articoli. Convivere con il Covid: mentre i media allarmistici amplificano il ritorno dei lockdown e delle misure restrittive in alcuni paesi europei, il Financial Times, uno dei quotidiani più influenti dell'occidente, attraverso un editoriale spalanca le porte a una visione nuova, a un orizzonte più sereno. Intanto, il Mail On Sunday ci informa che l'Inghilterra si prepara a eliminare una serie di restrizioni, a partire dal tracciamento a tappeto e dall'autoisolamento imposto a chi risulta positivo al virus. L'editoriale del Financial Times è stato pubblicato l'altro ieri a firma «The editorial board», quindi esprime il pensiero del gruppo editoriale nella sua interezza, e si intitola «I Paesi zero Covid sono finiti fuori strada». Il succo del testo, che analizza il quadro delle misure contro la pandemia in Asia ma che esprime un punto di vista globale, è che la corsa all'azzeramento del virus è destinata a fallire, e che quindi è giunta l'ora di cambiare prospettiva, tendere verso una convivenza con il Covid, anche perché i governi che seguono questa strada sono destinati a raccoglierne i frutti dal punto di vista economico. «Le istruzioni del governo di fare scorte di cibo», scrive il Ft, «sono raramente un segno che tutto va bene. Questo, tuttavia, è il messaggio che il ministero del commercio cinese ha inviato la scorsa settimana, anche se non c'è un problema approvvigionamento alimentare e si registra solo una manciata di casi di Covid ogni giorno. La sua direttiva mostra la crescente tensione causata dalla ricerca cinese del Covid zero e la necessità di una via d'uscita nei pochi Paesi che ancora lo perseguono». La nota trasmessa pochi giorni fa dal ministero del commercio di Pechino alle autorità locali ha provocato il panico, con lunghe code ai supermercati e scaffali vuoti. «Le restrizioni della Cina», prosegue l'editoriale, «per fermare del tutto le catene di trasmissione del Covid, sono diventate sempre più severe. Recentemente, ha chiuso decine di migliaia di visitatori all'interno di Shanghai Disneyland per un test di massa dopo aver scoperto un caso legato al parco a tema un giorno prima. Stress simili sono visibili nelle altre giurisdizioni che aspirano ancora allo zero Covid, come Hong Kong e Taiwan: devono mantenere i loro confini quasi sigillati, con lunghe quarantene, anche se i rivali regionali come Singapore, Corea del Sud e Giappone si aprono». Per il Financial Times, dunque, l'aspirazione a raggiungere lo status di Paese zero Covid, è diventata vana e controproducente: «Durante gran parte del 2020 e 2021», si legge ancora, «lo zero Covid è stato un trionfo per i Paesi che lo hanno abbracciato. Era una buona politica per la salute e per l'economia. Ma non è più così». I motivi? «In primo luogo», spiega il prestigioso quotidiano, «il resto del mondo non ha eliminato il Covid, e finché rimane un caso di una malattia infettiva, in qualsiasi parte del mondo, essa può sempre tornare. Zero Covid per sempre significa quindi chiusura delle frontiere per sempre. In secondo luogo, l'emergere della variante Delta, più contagiosa, significa che solo chiusure estreme possono eliminare la malattia, e i vaccini non possono più fornire una soluzione totale. L'eliminazione del Covid non è possibile. Non importa quante volte un Paese elimini la malattia, essa tornerà e continuerà a tornare. In questa fase, quindi, le chiusure delle frontiere e le chiusure draconiane», argomenta il Ft, «semplicemente rimandano il momento in cui il Covid diventerà inevitabilmente endemico in una popolazione». Siamo di fronte a un ragionamento all'insegna del più sano pragmatismo. Lo stesso pragmatismo con il quale il governo inglese, come informa il Mail On Sunday, si prepara a abolire una lunga serie di restrizioni: «Lo scorso settembre», spiega il giornale inglese, «i deputati hanno esteso le leggi che costringono coloro che prendono il virus, così come le persone non vaccinate che possono essere state esposte ad esso, ad autoisolarsi per dieci giorni. Ma i funzionari del governo ora prevedono che l'autoisolamento obbligatorio sarà abbandonato a marzo». Il Mail On Sunday spiega anche che a marzo verrà eliminato il sussidio di 500 sterline destinato ai cittadini a basso reddito che vanno in autoisolamento, e che i funzionari del governo stanno anche elaborando piani per tagliare i costi del sistema di tracciamento capillare. I funzionari del governo valutano anche come «improbabile» il raggiungimento dell'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della sanità di avere il 70 per cento del mondo vaccinato, poiché 80 Paesi, la metà dei quali in Africa, sono destinati a non riuscire a vaccinare il 40% della loro popolazione entro la fine di quest'anno. Attualmente, in Inghilterra, coloro che si autoisolano sono chiamati a casa dal personale del Nhs Test and Trace, che controlla che rispettino le regole. I funzionari, tuttavia, si stanno preparando a raccomandare ai ministri di eliminare queste chiamate. Ancora: i viaggiatori non vaccinati che arrivano nel Regno Unito dall'estero devono a loro volta autoisolarsi per dieci giorni e vengono chiamati ogni giorno. Anche queste chiamate potrebbero essere eliminate. A più lungo termine, l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito sta progettando di porre fine all'intero regime di tracciamento nazionale. La strategia di convivenza col Covid e fine delle restrizioni è stata battezzata operazione ramp down, in italiano «rampa di discesa». Anche uscita dal tunnel, rende bene l'idea. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/londra-e-pronta-a-convivere-con-il-virus-2655664337.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giro-di-vite-sui-gruppi-anti-draghi-perquisizioni-per-18-attivisti" data-post-id="2655664337" data-published-at="1637018995" data-use-pagination="False"> Giro di vite sui gruppi anti Draghi. Perquisizioni per 18 attivisti La chat Telegram «Basta dittatura» li ha fatti incontrare virtualmente, poi a cementare i rapporti tra 18 degli aderenti al gruppo che contava decine di migliaia di iscritti sarebbe stata, secondo la ricostruzione della Procura di Torino, l'avversione alle regole imposte dal green pass e dal vaccino anti Covid 19. Ieri però, in seguito alle indagini avviate dalle toghe piemontesi, sono scattate le perquisizioni in tutta Italia, 16 le città coinvolte nell'operazione svolta dalla polizia. Istigazione a delinquere aggravata dal ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, sono le accuse che gli inquirenti del pool terrorismo ed eversione contestano a vario titolo ai 18 inquisiti. I quali tra loro in chat parlavano di «impiccagioni», «gambizzazioni» e «fucilazioni». I propositi di violenza erano diretti verso le principali figure istituzionali, in particolare nei confronti del premier Mario Draghi vertice «del regime fascista del Draghistan». Ma non solo, perché tra gli altri obiettivi da colpire figuravano anche giornalisti, medici, scienziati e altri personaggi pubblici «colpevoli» di «asservimento» e «collaborazionismo». Nell'abitazione di uno degli indagati, originario di Torretta (Palermo), è stata sequestrata una tanica di acido «da lanciare contro le forze dell'ordine». A Brescia, fanno sapere gli inquirenti, sono state trovate una balestra, alcune baionette ed un vecchio fucile, a Cremona alcuni coltelli ed a Siena un documento storico riconducibile al nazifascismo. Concretamente gli indagati come avrebbero voluto impiegare i materiali sequestrati? Quali le azioni da mettere in atto? «Tra gli incitamenti più pericolosi c'erano gli inviti a bloccare strade, autostrade, stazioni, a utilizzare armi in manifestazioni di piazza. Bastoni, spranghe, bombe carta, liquido infiammabile e acido da gettare contro le forze dell'ordine durante i cortei», ha spiegato il dirigente della Digos di Torino, Carlo Ambra. Dopo i sequestri, sempre su Telegram, alcuni utenti si sono scagliati contro l'operazione: «Se non vi sembra questa dittatura cosa lo è?». E ancora: «Se vuoi fare del male a qualcuno durante questa dittatura è sufficiente creare un profilo su Telegram con il nome, cognome e una foto, e scrivere una frase un po' offensiva contro la dittatura, per esempio: “Dovrebbero essere presi a calci nel c..."». Altri, invece, hanno continuato a prendere di mira gli agenti di polizia. «Ste m... criminali stanno 24 ore su 24 a monitorarci. Hanno già finito di perseguire tutti i mafiosi e sono passati agli anti-dittatura» e «Grazie alle m... criminali nazidittatoriali della Digos per il riconoscimento». Inevitabili le minacce per il pm, Valentina Sellaroli, che lo scorso settembre ha richiesto la chiusura del canale «Basta dittatura». «Sapete cosa fare a Valentina Sellaroli, a tutta la Procura di Torino e al questore Vincenzo Ciarambino», è stato scritto nei gruppi paralleli su Telegram. Sul canale di messaggistica c'è chi ha provato a fare dell'ironia: «Ho delle uova quasi scadute in frigo, per sicurezza le butto perché se viene la Digos potrebbe accusarmi di stare pianificando il lancio di uova marce». La maggior parte dei perquisiti era già nota alle forze dell'ordine, «sia per aver aderito a posizioni estremiste sia per precedenti reati quali resistenza a pubblico ufficiale, furto, rapina, estorsione ed in materia di stupefacenti». Eppure «tra gli indagati figurano anche soggetti incensurati caduti nella spirale dell'odio online».
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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