2020-10-15
L’ombra di big pharma e Ucrainagate sulla coppia presidenziale dei dem
Joe Biden e Kamala Harris (Drew Angerer/Getty Images)
Il genero di Joe Biden lavora per una società che investe nelle cure del Covid. Il marito della vice Kamala Harris, invece, è stato legale della multinazionale Merck. Intanto nuove mail sbugiardano il candidato sui favori al figlio.L'ombra di big pharma e di Kiev si staglia sui democratici. Politico ha riportato nuovi sospetti di conflitto di interessi su Joe Biden: sospetti che riguardano stavolta suo genero, Howard Krein. Consigliere per la campagna elettorale di Biden in materia di Covid, Krein è Chief medical officer di StartUp Health: società che in aprile ha annunciato di voler investire un milione di dollari in dieci startup che - guarda caso - si occupano di offrire soluzioni per il contrasto alla pandemia. Un'azienda, StartUp Health, di cui è tra l'altro Ceo il fratello di Krein, Steven. Il problema è rilevante. Il duplice ruolo di consigliere di un candidato presidenziale e investitore in materia di Covid rischia di creare un sonoro cortocircuito, anche perché non va dimenticato che il governo federale stia erogando decine di miliardi di dollari a società private che si occupano di ricerca e vaccino per il coronavirus. E il sospetto che una parte di questi soldi possa finire nelle mani di un consigliere, oltre che parente, di un candidato presidenziale non risulta poi così infondato. Senza considerare il traino politico di cui StartUp Health potrebbe godere, qualora Biden dovesse essere eletto presidente. Ma le preoccupazioni non finiscono qui. Perché la questione è spinosa anche per i legami che l'azienda di Krein intrattiene con alcune realtà estere: nel 2018, un fondo di StartUp Health ha infatti raccolto 31 milioni di dollari in investimenti dal colosso farmaceutico svizzero Novartis e dal conglomerato assicurativo cinese Ping An Insurance. Inoltre, come co-investitore, il sito dell'azienda cita anche il gigante informatico cinese Tencent. Insomma, Pechino risulterebbe significativamente coinvolta nelle attività di StartUp Health. Ma non è tutto. Perché l'azienda del genero di Biden ha già mostrato di intrattenere solidi collegamenti con l'amministrazione Obama (in cui lo stesso Biden è stato vicepresidente). In tutto questo, non bisogna dimenticare che anche la candidata vice di Biden, Kamala Harris, intrattenga legami con big pharma. Ad agosto, il New York Times riportò che suo marito Douglas Emhoff, abbia rappresentato legalmente in passato il colosso farmaceutico Merck. Tutto questo, mentre nel luglio 2019 The Intercept rivelò che la Harris - all'epoca candidata alle primarie democratiche - avesse ricevuto finanziamenti da importanti esponenti di industrie farmaceutiche, come Endo Pharmaceuticals, Global Blood Therapeutics, Pfizer e Vertex Pharmaceuticals. Una serie di donazioni che, all'epoca, esposero la senatrice alle critiche degli ambienti vicini a Bernie Sanders. Effettivamente la Harris, un tempo favorevole alla proposta sandersiana di un sistema sanitario universale (la cosiddetta «Medicare for All»), aveva improvvisamente cambiato idea nel corso delle primarie, avanzandone una versione annacquata e poco chiara. Tutto questo, mentre a settembre Trump si è messo contro Big Pharma, siglando un decreto per tagliare il costo dei medicinali. Biden ha adesso due problemi. Il primo è quello del conflitto di interessi: un grattacapo, aggravato dalle opache attività di suo figlio Hunter in Cina e Ucraina. Proprio ieri, il New York Post ha pubblicato una email dell'aprile 2015, che mostra come Hunter presentò a suo padre un dirigente di Burisma (azienda ucraina in cui lavorava), poco prima che Biden facesse pressioni sul presidente Poroshenko con lo scopo di far silurare il procuratore che stava indagando sulla stessa Burisma per corruzione. Un documento che contraddice l'affermazione dell'ex vicepresidente di non aver mai parlato col figlio dei suoi affari all'estero. Peccato che, nella missiva, il dirigente ringrazi Hunter per avergli dato l'opportunità di incontrare suo padre, dopo che - nel 2014 - lo aveva sollecitato per usarne «l'influenza» a vantaggio dell'azienda. Il materiale rivelato proverrebbe da un pc portato in riparazione in Delaware e - secondo il Post - conterrebbe anche un video in cui Hunter fuma crack in atteggiamenti scabrosi. E pensare che Trump fu messo sotto impeachment con l'accusa - mai dimostrata - di aver usato l'autorità presidenziale a scopi personali. Il secondo problema riguarda il coronavirus: un conflitto di interessi sulla questione del Covid potrebbe teoricamente intaccare l'immagine di Biden su un fronte -quello della pandemia- rispetto a cui ha finora sempre raccolto il gradimento dei sondaggi. Senza poi trascurare che le connessioni con Big Pharma non faranno granché piacere ai sostenitori di Sanders, alcuni dei quali potrebbero far mancare il proprio appoggio al candidato dem (come già accaduto quattro anni fa nella Rust Belt). D'altronde, la difesa dell'ex vicepresidente al momento non è stata troppo convincente. Interpellata da The Hill sul conflitto di interessi, la campagna di Biden si è limitata a dire che Krein non è un consigliere ufficiale del candidato dem. Un po' poco per fugare i dubbi che aleggiano su di lui.