2021-01-24
La Lombardia inchioda l’esecutivo ai suoi errori e chiede il risarcimento
La Regione di Attilio Fontana torna arancione ma è guerra con Roma. Il governatore: «Impugneremo al Tar i verbali della cabina di regia». Il Pirellone potrebbe provare che il ministero sapeva che c'era un baco.Di sicuro c'è solo che la Lombardia ora è arancione. Dopo l'ordinanza del ministro Roberto Speranza, sono infatti venuti meno gli effetti del provvedimento precedente, che classificava la regione come rossa. Altre novità «cromatiche» riguardano la Sardegna, che passa dal giallo all'arancione. Dunque, rimangono gialle solo la provincia di Trento e quattro Regioni (Toscana, Molise, Campania, Basilicata); in rosso restano la provincia di Bolzano e la Sicilia; tutte le altre Regioni sono arancioni. Tornando alla Lombardia, la notizia del passaggio all'arancione non ha affatto placato le polemiche sul clamoroso errore nel calcolo dell'Rt che ha determinato il declassamento della Regione, con danni economici devastanti. Ancora ieri, il rimpallo di responsabilità è stato costante. Speranza ha cercato di scaricare tutto sulla Lombardia, mettendo nero su bianco che la nuova decisione è stata presa «in ragione degli elementi sopravvenuti conseguenti alla rettifica dei dati operata dalla Regione Lombardia ora per allora». Dunque, per il ministro, è stata la Lombardia a rettificare. A dargli manforte, com'era scontato, ha provveduto il suo collega, Francesco Boccia, conciliante nel tono ma in realtà a sua volta desideroso di additare la Regione come colpevole del pasticcio: «Torniamo alla solidarietà, all'unità e alla collaborazione. Ci può essere un errore in totale buona fede, non c'è nulla di male, succede, poi ci si ci assume la responsabilità», ha detto alla trasmissione Titolo V. Questa versione è stata seccamente respinta dal governatore, Attilio Fontana, che ha lasciato a verbale per il secondo giorno consecutivo una ricostruzione opposta: «La sola presentazione del ricorso al Tar del Lazio contro decisioni inique, tutte romane, ha contribuito a raggiungere il risultato. Ai professionisti della mistificazione ribadisco ancora una volta che i “dati richiesti" alla Lombardia sono sempre stati forniti con puntualità e secondo parametri standard. A Roma dovrebbero chiedersi come mai la Regione Lombardia abbia dovuto segnalare il “malfunzionamento" dell'algoritmo che determina l'Rt dell'Istituto superiore di sanità». Conclusione: «Chi sostiene il contrario lo dimostri con atti concreti e non manipolando la realtà a uso propagandistico contro la Lombardia». Tesi che il governatore ha ribadito in conferenza stampa insieme al neoassessore Letizia Moratti: «Sono indignato da quello che leggo e dalle false notizie offensive per la Lombardia e per le persone che ci lavorano». Non solo: Fontana ha preannunciato una congrua richiesta di risarcimenti per i danni subìti dalle categorie. E fin qui potrebbe sembrare un botta e risposta da rompicapo: due versioni opposte, e un'estrema difficoltà di discernere chi abbia ragione. Tuttavia, da quanto risulta alla Verità, la Regione Lombardia avrebbe trovato quella che potremmo definire la «smoking gun», la pistola fumante, l'elemento che potrebbe accertare il fatto che la responsabilità sia da imputare a Roma. Per arrivarci occorre una rapida precisazione tecnica sui due errori che sono stati commessi nella classificazione peggiorativa assegnata alla Lombardia. Primo errore: l'attribuzione del rosso è avvenuta perché il calcolo dell'Rt, in prima battuta, considerava soltanto il cosiddetto Rt sintomi (quello legato al momento di insorgenza della sintomatologia) e non anche il cosiddetto Rt ospedalizzazioni (che era più basso). Secondo errore: nel computo sono state inserite persone che avrebbero dovuto essere considerate guarite, in considerazione del fatto che da metà ottobre lo stesso ministero aveva adottato criteri meno rigidi per accertare la guarigione (dieci giorni senza sintomi e un solo tampone negativo anziché 21 giorni e due tamponi). Morale: alla Lombardia sono stati clamorosamente attribuiti molti più infetti di quelli reali. Chiarito questo, ecco la smoking gun che la Lombardia ritiene di poter esibire: questa doppia circostanza sarebbe stata subito segnalata dalla Regione al ministero, e sarebbe stata verificata dallo stesso Iss e dagli uffici tecnici ministeriali. La prova di questa tesi? Già il monitoraggio della settimana 11-17 gennaio ha tenuto conto pure dell'Rt ospedaliero. Non solo. Ci sarebbe un parere tecnico della direzione generale prevenzione del ministero (parere finalizzato a chiedere la rivalutazione dell'Rt regionale e del livello di rischio in Lombardia) in cui si leggerebbe questo passaggio: «La valutazione durante la cabina di regia del 15 gennaio anche dell'Rt ospedaliero avrebbe certamente escluso la Lombardia dallo scenario 3 (e portata nello scenario 2) proprio perché i valori di Rt regionali non erano prevalentemente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (lo era solo l'Rt sintomi mentre l'Rt ospedaliero era al di sotto di 1)». Morale: sarebbe dunque lo stesso ministero a riconoscere che «la valutazione dello scenario 3 per la Lombardia ha tenuto conto del solo Rt sintomi mentre […] anche l'Rt ospedaliero sarebbe dovuto essere considerato».E ora che succede domattina al Tar del Lazio? Realisticamente quella di domani non sarà un'udienza in cui ci sarà la decisione finale. Anche perché, come Fontana ha annunciato, la Lombardia non rinuncerà al ricorso, ma lo allargherà: «Sarà impugnato il verbale della cabina di regia, il verbale del Cts, l'ordinanza nella quale si afferma che c'è stata una rettifica dei dati della Regione. È una cosa non vera». E sarà un modo per accertare tutte le responsabilità.