2021-08-10
Caos nella logistica. Tra picchetti infiniti e risse ai cancelli è rischio Far West
L'azienda Zampieri, teatro a maggio di scontri con diversi feriti, denuncia i Cobas per i continui blocchi: «Danno ai lavoratori».Continua a salire la pressione nel settore della logistica, con manifestazioni più o meno violente che, purtroppo, possono finire tragicamente. L'ultimo evento saltato agli onori della cronaca ha riguardato la morte di Adil Belakdim, che venerdì 18 giugno stava partecipando ad un presidio insieme ad una ventina di addetti fuori dalla sede logistica di Lidl a Briandrate, quando è stato travolto da un autista di un camion che ha deciso di forzare i picchetti per proseguire il suo lavoro. Secondo le ricostruzioni il lavoratore avrebbe discusso con i manifestanti perché l'assembramento bloccava il passaggio del mezzo. Non riuscendo dunque a passare avrebbe deciso di forzare il picchetto investendo Belakhdim. Ma questo non è l'ultimo episodio di violenza nel settore. L'azienda di logistica Zampieri Holding dal 2020 è alle prese con manifestazioni non pacifiche che hanno anche ferito diversi dipendenti. All'interno dei loro magazzini, spiega la società, vengono svolte attività di smistamento merce logistica per conto di diversi clienti. In termini percentuali molto lavoro viene fatto per la FedEx Tnt. Ed è questo il «problema». L'avere la multinazionale tra i clienti ha reso l'impresa oggetto di diverse manifestazioni da parte dei Cobas, che protestano per la chiusura della filiale Tnt di Piacenza. I primi picchetti sono iniziati nel 2020 (fine maggio e inizio giugno). L'azienda racconta come questi atti hanno sempre bloccato i cancelli e l'attività di smistamento dei vari magazzini, impedendo di fatto il lavoro dei dipendenti. Subito dopo le prime manifestazioni, e visto gli esiti, la Zampieri Holding ha fatto le dovute diffide alle autorità competenti, ed è stata anche rassicurata che questi episodi non sarebbero più successi. Così però non è stato, perché dopo diversi mesi di silenzio i disordini sono tornati e l'azienda racconta come questi avevano sempre come obiettivo il bloccare l'attività dei magazzini colpiti, oltre che alle volte danneggiare anche i mezzi di lavoro. Visto la piega che le diverse manifestazioni stavano prendendo, nel corso del 2020 e di quest'anno, la Zampieri ha spiegato come abbia anche provato a dialogare con questi manifestanti, cercando di fargli capire che loro non avevano nulla a che vedere con i licenziamenti messi in atto dalla Tnt né partecipano alle decisioni gestionali della società. Ma ciò non è servito, perché l'obiettivo dei Cobas è «mettere in difficoltà Tnt, non capendo che così facendo stanno danneggiando i nostri lavoratori, che rischiano di rimane a casa».La società ha inoltre specificato come non si tratti di manifestazioni pacifiche, che sono più che legittime, ma di veri e propri picchetti. Questi «sono fuori legge. E si impedisce ai lavoratori di svolgere il proprio lavoro. Le forze dell'ordine sono inermi e questo ha esasperato la situazione, tanto che i nostri sono usciti per sgomberare i cancelli al posto delle forze dell'ordine (a inizio giugno fuori dai cancelli della Zampieri a Tavazzano i manifestanti avevano organizzato un picchetto, che è finito con degli scontri tra chi protestava e i lavoratori dell'azienda). Questo episodio è uscito su tutti i giornali. E i Cobas hanno detto che c'era una società di sicurezza privata assoldata, fatta travestire da lavoratori. È follia», continua la società Questa situazione, spiega la Zampieri, ha però delle serie ripercussioni dal lato economico e di conseguenza anche occupazionali: «Oggi una multinazionale come FedEx Tnt può sopportare qualche centinaio di migliaio di perdite, ma aziende private come la nostra non hanno questa forza, e rischiamo di chiudere i battenti. Noi siamo costretti a retribuire i nostri lavoratori ma non abbiamo profitti. Parliamo di danni economici di 20- 30.000 euro giornalieri. Quindi, quando si arriva a fine mese e abbiamo subito 3 o 4 fermi di magazzino si parla di circa 100.000 euro. Ad oggi siamo a circa 20/30 giorni di fermo. Con così tante perdite lavorare è difficile». E questo potrebbe portare alla chiusura oltre che alla conseguenza finale di dover lasciare a casa diversi lavoratori che «sono iscritti ai sindacati collettivi nazionali e non a questi pseudo sindacati che sono dei comitati di base che oggi non sono firmatari del contratto collettivo nazionale e non si capisce a che titolo manifestano. Se oggi le forze dell'ordine non fermano questi soggetti viene meno la contrattazione collettiva nazionale. Questa è la follia in cui ci troviamo. È un problema istituzionale che fa venire meno la credibilità del nostro sistema e del contratto collettivo nazionale», continua la Zampieri. Durante le manifestazioni c'è sempre stata la polizia ma la società spiega come ben poche volte le forze dell'ordine siano intervenute per cercare di ristabilire una situazione di pacifica manifestazione. Ma non solo, perché sono state fatte anche ben quattro denunce alla Procura e «al momento non siamo neanche stati chiamati come persone informate dei fatti. Vorremmo solo trovare una soluzione per poter lavorare e assicurarci che quando si verificano dei picchetti questi vengano smantellati dalla polizia. Per il momento lavoriamo nella speranza che nessuno ci venga a bloccare», conclude la Zampieri.