Dai problemi psichici e di apprendimento all’obesità: il pediatra Serravalle ha elencato in commissione Covid i guasti provocati ai più piccoli dalle inutili repressioni. Esaltate invece dal Nobel per la fisica Parisi: «Senza di esse, ci sarebbero stati 700.000 morti».
Dai problemi psichici e di apprendimento all’obesità: il pediatra Serravalle ha elencato in commissione Covid i guasti provocati ai più piccoli dalle inutili repressioni. Esaltate invece dal Nobel per la fisica Parisi: «Senza di esse, ci sarebbero stati 700.000 morti».«Tutti gli studi sono concordi: i bambini si sono ammalati meno degli adulti; se contagiati dal Sars-Cov-2 erano in genere asintomatici o presentavano sintomi lievi; il loro ruolo nella trasmissione del Covid è stato limitato; il confinamento domestico e la chiusura prolungata delle scuole hanno avuto conseguenze negative gravi e di lunga durata sulla salute fisica e psicologica dei bambini. I danni sono seri e proseguono».Con queste poche parole Eugenio Serravalle, presidente dell’Associazione studi e informazioni sulla salute e componente della Cmsi, la Commissione medico scientifica indipendente, ha riassunto l’inutilità delle drastiche misure adottate durante l’emergenza sanitaria per arginare la popolazione pediatrica. Le misure restrittive come lockdown e chiusura delle scuole hanno svolto un ruolo importante nei comportamenti correlati alla salute e, forse, provocato più decessi non legati al virus. La sua audizione, in realtà molto più lunga e complessa delle poche righe riassuntive sopra riportate, era una delle più attese in commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia.Il pediatra, che si è detto «orgoglioso di essere da 45 anni sul campo, senza conflitti di interesse: il mio lavoro è curare i bambini, informare i genitori e non smettere di leggere la letteratura scientifica», ha documentato ogni sua affermazione allegando link a studi e pubblicazioni di enti preposti alla sanità. Il quadro, emerso dalla sua relazione, è di un’inutile repressione di bimbi e adolescenti compiuta durante il Covid, non motivata scientificamente e altamente dannosa.Perfino la rivista The Lancet, pochi giorni fa ha pubblicato dati sconvolgenti sulla perdita di aspettativa di vita tra il 2019 e il 2021, con il nostro Paese tra i peggiori quanto a calo (-0,36%), assieme a Grecia, Regno Unito e Scozia che hanno parametri negativi molto simili. «La mortalità in fascia 0-14 anni era ridotta in Italia nel 2020 e 2021», anni di maggior intensità pandemica, «mentre si è registrato un eccesso di mortalità da fine 2022, per cause che meritano di essere indagate», ha affermato Serravalle.Che cosa può avere invertito la tendenza, quando l’emergenza stava calando? Di certo, ha osservato il pediatra, «si è persa la bussola del buon senso. Era scientificamente arcinoto che i bambini non diffondessero il contagio. Anzi, gli adulti con bambini piccoli erano a minor rischio di risultare positivi a Sars-CoV-2 e di finire ricoverati: nelle famiglie con figli l’indice di contagiosità è stato inferiore».Eppure, scattarono misure durissime. Isolamento in casa, con perdita di possibilità di muoversi, di fare sport, di seguire un’alimentazione corretta mentre c’è stato «un aumento vertiginoso del tempo di esposizione agli schermi e di insorgenza di disturbi psico-patologici». Considerando diversi parametri, come chiusura dei trasporti pubblici, obblighi di restare a casa, restrizioni agli spostamenti interni e molto altro, l’Italia ottenne 74,2 punti, l’unico Paese europeo a superare quota 70 nell’«Indice del rigore». Dati alla mano, le chiusure in Italia furono tra le più dure eppure la mortalità non si ridusse. Rispetto a una media europea di 138 giorni di chiusura delle scuole, nel nostro Paese si contarono 341 giorni di chiusura totale. In Svezia furono solo 2, eppure «l’aspettativa di vita in quella nazione nordica crebbe dello 0,11%, mentre da noi calava dello 0,36%», spiegava Serravalle mostrando le slide frutto di revisione di lavori scientifici.La sola conclusione possibile è che la politica delle chiusure, ripetute e generalizzate, risultò inutile. Anzi, dannosa. «Il problema non era solo ridurre i contagi, ma ridurre la mortalità», ha spiegato il pediatra ai commissari. «Le persone dovevano essere assistite, curate, non rinchiuse. I bambini, gli adolescenti sani, non avevano problemi con il Covid e non andavano penalizzati. Dalla pandemia, invece, i problemi psichici e di apprendimento dei giovani non hanno smesso di aumentare, così pure patologie come l’obesità. Non ci fu un sindacato dei bambini e dei ragazzi, altrimenti le scuole mai sarebbero state chiuse». Purtroppo è mancata la rete di sorveglianza epidemiologica, è mancata la tutela dei più fragili, di quanti si sono ammalati nelle Rsa, negli ospedali «e nelle proprie case. La medicina territoriale, già notevolmente ridotta negli anni precedenti, durante la pandemia è scomparsa», ha rimarcato Serravalle. Pochissimi medici visitavano a domicilio «ed erano presi di mira»; il protocollo era «solo antipiretici e attendere. Questo ha provocato un aumento della mortalità. Bisognava, invece, favorire l’immunità di gregge in modo sensato, lasciando che si immunizzassero i giovani e le persone sane che se lo potevano permettere, come ha fatto la Svezia, e proteggere gli anziani, i pazienti con più patologie». Se un simile disastro è stato possibile, è perché c’è stata «una ideologizzazione della pandemia, si è andati contro le prove scientifiche che non mancavano», è stato il duro affondo del pediatra.Del tutto diversa è stata l’audizione di Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica. «Nel Bergamasco si arrivò all’immunità di gregge, ma morì l’1% degli abitanti. Se non fosse stata fermata la prima ondata, con il lockdown e le misure di contenimento, su scala nazionale ci sarebbero stati 700.000 morti», ha dichiarato. Per il professore «non c’erano cure all’inizio» e «i vaccini hanno avuto un effetto notevole soprattutto all’inizio». Quanto ai decessi, Parisi ha affermato che «il 90% dei morti Covid aveva il Covid come causa principale di morte. La distinzione morti con o per Covid non ha ragione di esistere».
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