2023-08-22
L’Occidente tace sul nuovo genocidio armeno
Stati Uniti ed Europa, che quando serve si riempiono la bocca con i diritti umani, voltano lo sguardo e restano in silenzio sulla decisione dell’Azerbaijan di chiudere il corridoio di Lachin: un modo per strangolare chi vive nel Nagorno Karabakh. *già ambasciatore d’Italia, presidente onorario dell’associazione Italo-armena per il commercio e l’industriaOgni popolo porta scritte sulla propria pelle le vicende di cui è vittima. Gli armeni, perseguitati dai turchi ottomani fin dalla fine dell’Ottocento (stragi hamidiane), fatti oggetto dalla stessa mano omicida di uno dei più efferati massacri nel 1915, il primo genocidio del Ventesimo secolo, continuano oggi a subire le accanite angherie degli azeri intenzionati fino in fondo a strangolare con il blocco del corridoio di Lachin le poveri genti del Nagorno Karabakh (Artsakh per gli armeni), loro terra di insediamento storico, ma oggetto dal 1991 di un’aspra contesa con l’Azerbaijan.Siamo all’esordio di un nuovo genocidio. Questa è la realtà che oggi drammaticamente ci confronta. Un massacro che viene condotto non con le armi, bensì lentamente, gradualmente, a mo’ di stillicidio, impedendo qualsiasi transito da e per la regione che rimane perciò isolata, senza alcuna possibilità di ricevere aiuti alimentari, né medicinali. Un popolo di 120.000 anime costretto ad assistere alla propria fine per mancanza di tutto quanto possa servire alla causa della sua sopravvivenza.Sarebbe troppo facile ricondurre questa deplorevole condotta tenuta dall’Azerbaijan. Dopo la rovinosa guerra scatenata dagli azeri nel settembre 2020, terminata con una disfatta armena indotta da una degradata situazione geopolitica del Caucaso, la regione del Nagorno Karabakh, che aveva al pari delle altre repubbliche ex sovietiche, compreso lo stesso Azerbaijan, dichiarato all’indomani della dissoluzione dell’Urss la propria volontà di indipendenza (tra l’altro prevista legittimamente da una legge del Soviet supremo), si è trovata drammaticamente amputata di gran parte del territorio risultando di fatto scollegata dalla madrepatria armena con l’eccezione del solo corridoio di Lachin, unica piccola striscia di terra a garanzia del transito di persone e di merci. Orbene dal 12 dicembre 2022 gli azeri, con loro autonoma e arbitraria decisione hanno imposto un blocco al corridoio causando un critico quanto brutale strangolamento della popolazione civile che si è venuta così a trovare priva dei fondamentali presidi assistenziali. A nulla sono serviti gli appelli di Amnesty international, della Croce rossa e di eminenti personalità religiose a rimuovere la disumana misura. Né è valsa la presenza delle unità militari russe dispiegate a garanzia del corridoio a far cambiare idea agli azeri. Baku persevera indifferente nella sua decisione avendo ben in mente l’abietto obiettivo finale: costringere il popolo armeno dell’Artsakh alla sua fisica eliminazione. Una strategia, come lo si evince da fatti già di per sé concludenti, intesa alla epurazione etnica della regione, una pulizia che si realizza non «manu militari», bensì, e più subdolamente, attraverso la privazione di cibo, di medicinali, impedendo il trasferimento dei malati, il ricongiungimento delle famiglie.Sorprende l’atteggiamento inerte e accidioso di un Occidente incline a pretendere la tutela dei diritti umani in virtù di specifici suoi sordidi interessi, ma mai impegnato a obbligare il trasgressore al loro rispetto per una universale vocazione a obbedire a un dovere di coscienza.E anche oggi, come in passato, nessuna condanna vediamo da parte dei Paesi occidentali se non qualche sporadica miserevole loro esternazione di biasimo. L’Azerbaijan già da tempo produce e vende all’Europa petrolio e gas e nel luglio del 2022 ha venduto, per fini di sfruttamento, alla società britannica Anglo asian mining diverse importanti miniere di oro ubicate proprio nelle terre strappate agli armeni con l’ultima guerra.Al contrario, l’Armenia non ha nulla da difendere. Nulla per cui valga la pena di mandare a morire i suoi giovani soldati se non la stessa sua sopravvivenza. Gli armeni dell’Artsakh, in bilico da oltre 30 anni tra una guerra sempre possibile e una pace molto improbabile, lottano per la vita, per non essere cancellati dalla storia, per mantenere viva nelle future generazioni la memoria del loro passato, e soprattutto l’enorme patrimonio di matrice culturale cristiana dal quale noi stessi in Europa abbiamo attinto per condividerne insieme i fondamenti di una comune civiltà.Ma ricordare i collegamenti che uniscono i nostri popoli europei all’Armenia a nulla serve presso le cancellerie occidentali. Nessuna aperta condanna è giunta da Bruxelles nei confronti di Baku, e tanto meno dagli Stati Unitii. Così, nell’omertoso silenzio dei Paesi occidentali, incoraggiati da un presidente turco che solo alcuni mesi orsono dichiarava a proposito degli armeni che «bisognava continuare l’opera dei padri» (il genocidio), gli azeri insistono imperterriti nel mantenere il blocco di Lachin. La dissacrazione dei valori che si manifesta nella subalternità del diritto all’interesse economico non è forse sintomo di una malattia da cui le nostre società, e per loro le classi dirigenti, risultano oggi drammaticamente affette?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.