2020-11-09
Da ispirazione per l'arte a icona di design. Il corpo femminile è sempre protagonista
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Con il suo articolo, la modella Emily Ratajkoski ha riacceso il dibattito su femminilità e femminismo. Le forme delle donne ora si declinano in candele, gioielli, vasi e persino stampe. Cristina Tardito, fondatrice del marchio Kristina Ti, lancia un nuovo progetto fotografico. «La bellezza di ognuno di noi risiede nella nostra realtà» Non servono più dei pennelli per creare un'opera d'arte. Sull'app TikTok centinaia di video mostrano come sia facile ritrarre il proprio corpo su tela. Da appendere in casa o regalare al proprio fidanzato. Dopo averci insegnato tutto sull'armocromia, Rossella Migliaccio torna con un nuovo libro dedicato alle «body shape», intitolato Forme. Lo speciale contiene quattro articoli e gallery fotografiche.La modella Emily Ratajkowski ha affidato alle pagine di The Cut un articolo intitolato: «A chi appartiene l’immagine di una modella?» Nel testo, la donna racconta di essere stata citata in giudizio da un paparazzo per aver pubblicato sul suo profilo Instagram una foto scattata da quest’ultimo, che la ritraeva in mezzo alla strada con un mazzo di fiori a coprirle il volto. «Mi ero abituata a vedere degli omoni che sbucavano all’improvviso tra le auto o si materializzavano da dietro un angolo, con il mega obiettivo al posto della faccia. Avevo postato su Instagram la foto che mi ritraeva mentre mi facevo schermo con il mazzo di fiori perché mi piaceva ciò che raccontava del mio rapporto con i paparazzi, e ora venivo citata in giudizio per questo. Mi è diventata più familiare la mia immagine vista attraverso l’obiettivo dei paparazzi di quella che vedo quando mi guardo allo specchio. E ho imparato che la mia immagine, il mio riflesso, non mi appartiene». Il testo, pubblicato qualche settimana fa, ha riaperto la discussione sul corpo femminile, da sempre ispirazione per poeti e artisti. La piattaforma Google Arts&Culture ha persino dedicato una pagina al tema, analizzando come l’ideale di femminilità sia cambiato e sia stato plasmato nei secoli attraverso dipinti, sculture e fotografie.Oggi il corpo femminile è anche un oggetto da “possedere” e da indossare. La stessa Ratajkowski ha creato una silhouette del corpo femminile declinato in gioielli e in un patter per la sua linea d’abbigliamento Inamorata. Anche la designer Anissa Kermiche ha scelto di ispirarsi alla donna e alla sua sensualità per la sua collezione di gioielli e complementi d’arredo. Troviamo così pendenti che ripropongono un busto nudo e le curve di un lato b. Di grande successo il suo vaso dall’evocativo nome «maniglie dell’amore».«I miei prodotti sono divertenti in un mercato che si prende troppo sul serio. Volevo divertirmi attraverso il mio lavoro e ho pensato: “Perché non indossare un bel décolleté attorno al collo?”» L’obiettivo della Kermiche è di cambiare il modo in cui ancora oggi viene percepito il corpo femminile. «Volevo che il mio brand fossili più audace e femminile possibile. Volevo che rappresentasse le donne vere, con le loro imperfezioni, non la versione “photoshoppata” creata dai media».Anche l’italianissimo brand Lil Milan ha creato un amuleto che esalta le forme femminili. Un piccolo filo d’oro che stilizza la sagoma di un seno, da tenere vicino al cuore. «L’obiettivo è ricordarsi che la sensibilità che contraddistingue le donne è una marcia in più, non in meno». Nasce così un ciondolo femminile, ironico e sensuale. Con un pizzico di filantropia. La fondatrice e Ceo di Lil, Veronica Varetta, ha infatti scelto di donare il 10% delle vendite del charm a Cerchi d’acqua, storico centro antiviolenza milanese che in vent’anni di attività ha accolto quasi 12.000 donne sostenendole gratuitamente nel loro percorso di uscita dalla violenza.Sono invece firmate Rachel Saunders, le candele Femme Illuminée. Un nudo di donna trasformato in cera, al profumo di Neroli e gelsomino. Dopo la candela lanciata da Gwyneth Paltrow all’«odore di orgasmo» - che tanto aveva fatto parlare - è lo stesso corpo a farsi profumo.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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