2020-04-02
Lo screening del sangue per poter ripartire
Ambulatori pronti ad aiutare la sanità pubblica nella verifica sierologica. Con un test dal costo modesto si potranno monitorare i guariti, per verificarne immunità o eventuali ricadute. Sì di Veneto, Campania, Puglia e Liguria. Il Lazio di Nicola Zingaretti traccheggia.La soluzione a portata di mano ci sarebbe, se solo la burocrazia regionale di enti locali come il Lazio di Nicola Zingaretti si desse una mossa e impedisse anche il Far West dei test sul sangue. In Veneto, non a caso una storia di successo per come ha ridotto morti e contagi rispetto alla vicina Lombardia, sono appena partite 700.000 analisi sul siero, e lo stesso accadrà presto in Campania, Puglia e Liguria. Sul mercato ci sono un prodotto cinese, uno svizzero e uno italiano. Si può fare l'esame con non più di 80 euro, come spiega alla Verità Maria Stella Giorlandino, presidente dei centri di analisi Artemisia, che in attesa di una risposta dalla Regione denuncia come a Roma ci siano laboratori che eseguono già l'esame a 150 euro. Con 60 milioni di italiani che attendono di sapere come e quando torneranno a circolare e vivere normalmente, gli screening sul sangue dei guariti (e non solo) potrebbero essere la chiave di volta per un rientro nella normalità, magari a scaglioni. E in questo senso, la «patente di immunità» già annunciata in Veneto dal presidente Luca Zaia sarà fondamentale. La Regione si era già distinta per aver sottoposto i suoi cittadini a oltre 110.000 tamponi dal 21 febbraio a ieri, e adesso ha dato il via libera al «Progetto per la diagnostica sierologica di Covid-19» con la ricerca degli anticorpi nel sangue di 60.000 lavoratori della sanità pubblica e di 20.000 dipendenti delle case riposo. Ovvero quelle strutture dove si sospetta che sia andata in scena una strage silenziosa di anziani, non tutti registrati e trattati con la diagnosi corretta. Il test rapido sbarcato in Veneto è quello cinese, che come racconta Giorlandino costa sui 6 euro ai laboratori, «ma ce ne sono anche uno svizzero e uno italiano, che personalmente ci danno più affidabilità, che costano 14-15 euro e ci azzeccano nel 98% dei casi». Mentre il prodotto cinese avrebbe margini di errore un po' più alti, fino all'8-10%, ma è comunque utile anche quello ed è stato validato dall'Università di Padova e Verona. In Veneto, verrà intanto utilizzato per vedere come si comportano i guariti e consentirà loro di riprendere a vivere normalmente e monitorare eventuali ricadute. Un test rapido di questo tipo partirà in settimana anche in Campania, dove anche il presidente Vincenzo De Luca sta dando da settimane lezioni di decisionismo al governo di Giuseppe Conte. Ci sono già 10 laboratori di analisi che affiancheranno ai tamponi gli esami sierologici, anche per individuare in anticipo i cosiddetti pazienti asintomatici. E si stanno muovendo su questa strada anche Puglia e Liguria. Invece a Roma succede l'incredibile, e non solo perché la notte scorsa, al San Camillo, è andato in scena un sabotaggio misterioso quanto odioso delle attrezzature che servono a individuare il Covid-19, sul quale stanno indagando i carabinieri. «La Regione Lazio, con l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato e il presidente Zingaretti, non ci mette in grado di lavorare alla luce del sole e nell'interesse dei pazienti», protesta Maria Stella Giorlandino. Che alla Verità mostra anche la lettera con la quale l'Anisap, l'associazione regionale degli ambulatori privati, il 31 marzo ha formalmente investito della questione test la Regione. Senza avere al momento alcuna risposta. Vista la ben nota e apprezzabile sensibilità per la trasparenza di Zingaretti, che dopo Mafia capitale si è contornato di magistrati, forse la lettera andava spedita in copia anche alla Procura della Repubblica. Nella missiva, si spiega che «alcune strutture hanno intrapreso la verifica sierologica del virus, in regime assolutamente privato e dunque con i costi a totale carico dell'utente». E ai vertici regionali si chiede di chiarire almeno due punti: «Chi può svolgere tali analisi, ovvero quali sono i requisiti, e in caso di positività per un cittadino, come deve comportarsi la struttura sanitaria». La lettera, firmata dai legali dei laboratori privati e dal presidente Valter Rufini, ricorda a Zingaretti e soci che gli ambulatori sono pronti ad aiutare la sanità pubblica nello screening epidemiologico, «ma tale mobilitazione dovrebbe avvenire con una linea di indicazione comune e uniforme e non lasciata all'iniziativa individuale». Giorlandino spiega che i test in questione non vanno assolutamente fatti da soli, ma da personale specializzato e aggiunge: «Noi abbiamo comprato quelli più cari, da 15 euro, e calcolando la formazione e il personale, siamo in grado di offrire pacchetti da 80-85 euro, aggiungendo anche qualche altro esame di complemento». Si tratta di un prezzo che è quasi la metà di quello praticato in questa fase «informale». «Ci sono arrivate notizie di vari laboratori che lo fanno alla spicciolata per 150 euro e non ci sembra giusto», aggiunge la presidente di Artemisia «e mi sfugge la coerenza di una Regione che riempie i muri del Lazio di manifesti con il Tricolore e poi non risponde e perde tempo su una questione tanto vitale per i suoi cittadini».