2021-08-07
L’ivermectina per curare il Covid ha una controindicazione: costa poco
Da Israele agli Usa, molti studi provano l’efficacia dell’antiparassitario contro il Sars-Cov-2. Dov’è stato usato (aree di India e Messico) ha ridotto la mortalità. Ma per i produttori non è remunerativo. Così l’Oms lo snobbaLa foglia di fico delle compagnie farmaceutiche e dei governi loro servi ha sempre maggiori difficoltà a coprirne le vergogne. Uno studio dell’Università Johns Hopkins di Baltimora (quella che raccoglie e diffonde tutti i dati del mondo sul Covid), condotto su un campione di 48.000 persone sotto i 18 anni, ha mostrato che la mortalità da Covid per bambini e ragazzi sani (che non avessero, diciamo, la leucemia) è zero. Marty Makary, che è professore nella facoltà di medicina, nella Bloomberg school of public health e nella Carey business school (tutte a Johns Hopkins), e che ha diretto lo studio, ne ha tratto spunto per stangare severamente il Center for disease control (governativo), che, sulla base di 335 morti sotto i 18 anni in tutto il Paese, ha raccomandato la vaccinazione dai 12 anni in su. «Hanno 21.000 impiegati» ha detto Makary «e non hanno fatto ricerche per scoprire come di fatto erano morte quelle persone. Io ho pubblicato centinaia di articoli medici su riviste scientifiche, e non posso pensare a una sola di queste riviste che avrebbe accettato una conclusione su basi così inconsistenti [flimsy]». Evidenza flimsy per sottoporre bambini e ragazzi sani a una terapia che non gli serve e che ha documentati effetti negativi su almeno alcuni di loro? Se riflettete su quanti sono questi bambini e ragazzi (decine di milioni) e sul fatto che una dose di vaccino costa (negli Stati Uniti) circa venti dollari, potete rispondervi da soli. Dall’altra parte del mondo, il Jerusalem Post (come riportato su questo giornale da Alessandro Rico) descrive uno studio condotto dal dottor Eli Schwartz, fondatore del Centro di medicina da viaggio e malattie tropicali nell’ospedale Sheba di Tel Aviv, il più grande in Israele (e il nono miglior ospedale del mondo, secondo Newsweek nel 2020), sull’efficacia nella cura del Covid dell’ivermectina, un antiparassitario (i cui scopritori ricevettero il premio Nobel 2015). Non è l’unico studio: l’American journal of therapeutics informa che una rassegna di 27 studi sull’ivermectina conclude in favore della sua «forte efficacia terapeutica», e un’altra rassegna analoga dichiara che riduce le morti del 75%. Sono coerenti con questi studi le politiche sanitarie di alcuni governi (diversi dal nostro). Quelli di vari Stati indiani, per esempio, dove l’ivermectina ha contribuito a una riduzione di casi che potrebbe arrivare al 99% a Delhi, fra il 24 aprile e il 7 giugno, e all’87% in un mese a Goa. Una controprova viene dalla stessa India, dove lo Stato del Tamil Nadu non ha adottato l’ivermectina e non ha visto simili riduzioni. (Chi pensi che sia merito dei vaccini dovrà ricredersi: meno del 15% degli indiani ha ricevuto una dose). C’è poi il Messico: il sindaco della capitale Claudia Sheinbaum ha dichiarato che, secondo uno studio, l’ivermectina ha diminuito la probabilità di ricovero ospedaliero nella sua città tra il 52% e il 76%. L’Oms si è sempre opposta all’uso di questo farmaco. Asserisce che può essere dannoso, e certo credo che possa esserlo se preso senza supervisione medica e in dosi troppo massicce; ma che cosa può fare un cittadino cui i medici negano qualsiasi informazione (per non dire supervisione) in proposito? Tornando al dottor Schwartz, nessuno dei suoi soggetti ha avuto complicazioni e lui si dichiara frustrato per l’atteggiamento dell’Oms. L’università di Oxford ha annunciato un ampio studio sull’argomento. Speriamo bene. Prima di proseguire, una piccola nota sull’Oms. Nella sezione Q&A (Domande e risposte) del suo sito, alla domanda «Che cos’è l’immunità di gregge?» si rispondeva, il 9 giugno 2020, che è «la protezione indiretta da una malattia infettiva o mediante vaccinazione o mediante immunità sviluppata attraverso una precedente infezione» (traduco dall’inglese). Il 13 novembre 2020 la risposta era cambiata: ora l’immunità di gregge era «un concetto usato per la vaccinazione» (un’aggiunta) in cui «una popolazione può essere protetta da un virus se si raggiunge una certa soglia di vaccinazione», e si precisa che l’immunità di gregge viene raggiunta «proteggendo la gente da un virus, non esponendovela». In poco più di cinque mesi, i geni di questa organizzazione hanno cambiato radicalmente opinione su un concetto che circola da decenni. Chissà che anche loro non meritino una stangata. Andiamo avanti. A militare contro l’ivermectina è forse qualcos’altro. Costa molto poco (meno di un dollaro al giorno) ed è difficile arrivare, con cifre del genere, alle decine di miliardi che le compagnie farmaceutiche stanno incassando in questi mesi. (Tenete conto che l’ivermectina non si darebbe a tutti, ma solo alla piccola percentuale di malati). Il che ci porta a parlare, con ammirazione, con affetto e con rimpianto, del martire Giuseppe De Donno. Una sacca del suo plasma iperimmune costa 80 euro e, essendo materiale organico umano, non può essere brevettata. Oltre che efficace, spiegava lui, il suo trattamento è democratico; una persona offre a un’altra la guarigione. Si annuncia ora, per settembre, una terapia con anticorpi monoclonali: una variante sintetica del trattamento di De Donno la quale, essendo sintetica, sarà brevettata. Per il costo, si parla di 2.000 euro a dose. «Bisogna seguire i piccioli», diceva Giovanni Falcone, e stava parlando della mafia con cui conduceva la sua battaglia. Ma è un suggerimento di larghissima applicazione, anche se poi applicandolo può capitarti di saltare in aria o di essere suicidato. Un doveroso aggiornamento, perché la situazione evolve in fretta. In due articoli precedenti avevo citato i dati dell’agenzia europea Eudravigilance al 17 luglio. Al 31 luglio i dati sono considerevolmente cambiati: i morti sono più di 20.000 (20.525) e le reazioni avverse quasi 2 milioni (1.960.607), di cui metà gravi. Tenendo conto della natura passiva di questa agenzia, che raccoglie solo i dati che le vengono comunicati dall’esterno, è una strage. Ma chi fa le leggi non sembra darsene pensiero.
Angelina Jolie a Kherson (foto dai social)