2023-01-17
L’Italia tiene aperta la partita sul Mes. Sul tavolo pure Pnrr e Patto di stabilità
Pierre Gramegna : «Decisione nelle mani del Parlamento. Dobbiamo rispettare le procedure di ogni Paese». La Croazia si allinea.Importante incontro ieri a Bruxelles dei ministri delle Finanze dei Paesi dell’eurozona, riuniti nell’Eurogruppo. Il ricco ordine del giorno prevedeva, tra le altre cose, il coordinamento delle misure di sostegno per il caro energia, l’ingresso della Croazia nella moneta unica e, naturalmente, lo stato della ratifica del nuovo trattato sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità, universalmente noto come fondo Salvastati), che solo l’Italia non ha ancora recepito nel proprio ordinamento. Il nostro Paese è stato rappresentato dal ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. Attorno al tavolo e nella foto di gruppo scattata per celebrare l’ingresso della Croazia erano presenti anche la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde e i due commissari europei Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. L’incontro è stato preceduto ieri da indiscrezioni di stampa secondo cui il governo di Giorgia Meloni sarebbe pronto ad avviare a giorni l’iter parlamentare per la ratifica dell’emendamento allo statuto del Mes. Il nuovo statuto però prevede alcune modifiche sostanziali a cui buona parte della attuale maggioranza, segnatamente Lega e Fratelli d’Italia, si dice ancora decisamente contraria. Dunque gli interrogativi sul tema rimangono.Gentiloni, parlando alla stampa prima dell’incontro, ha detto che «la decisione sulla ratifica spetta al governo italiano, ma l’emendamento allo statuto del Mes è stato già condiviso più di due anni fa dal governo italiano. Lo statuto rivisto del Mes serve all’insieme dei Paesi, a prescindere da chi lo utilizzerà».Prosegue dunque il gioco degli equivoci sulla ratifica del trattato. È vero, infatti, che ratificare non significa chiedere l’accesso ai finanziamenti del Mes, ma si trascura sempre di chiarire che il fondo così riformato si trasformerebbe in una agenzia di rating de facto che aggiungerebbe un controllo di merito sulla sostenibilità dei bilanci pubblici, ulteriore rispetto a quello della Commissione. In questo modo, il rating attribuito dal Mes ai vari debiti sovrani sarebbe immediatamente percepito come una indicazione della necessità di accedere ai fondi del Mes, mettendo l’Italia tra i principali candidati al «supporto» del fondo, se non l’unico. Anche senza la volontà di chiedere l’accesso ai fondi del Mes, il meccanismo innescherebbe una deriva speculativa che metterebbe l’Italia nel mirino e, come in una profezia che si autoavvera, spingerebbe l’Italia tra le grinfie del Mes.Sin qui, la sospensione delle regole stringenti relative ai parametri del Patto di stabilità ha reso il tema non urgente. In più, si attendeva la pronuncia della Corte di Karlsruhe in merito a un ricorso di alcuni parlamentari tedeschi sulla procedura di ratifica.Nella conferenza stampa al termine dell’incontro, all’ora di cena, il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, parlando del Mes, ha affermato che «la Germania ha ratificato con successo, la Croazia sta compiendo progressi e dopo aver visitato Roma riconosco il lavoro in corso su questo tema da parte del governo italiano». Affermazione sibillina che fa intendere come il campo di gioco sia ben più largo e comprenda non solo il Mes ma anche la riforma del patto di stabilità e le modifiche al Pnrr.Ha preso poi la parola il direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, il lussemburghese Pierre Gramegna, che sulla ratifica del relativo trattato di riforma ha affermato: «A Roma ho avuto uno scambio di vedute molto fruttuoso con il governo italiano e ora la questione è nelle mani del Parlamento italiano, che va rispettato». A domanda diretta di giornalisti italiani se avesse ricevuto rassicurazioni dal ministro Giorgetti in merito alla ratifica, Donohoe ha risposto che «il ministro Giorgetti ha riconosciuto l’importanza del tema. Non spetta a noi stabilire come debbano procedere le cose, abbiamo profondo rispetto del Parlamento italiano e delle procedure. Il Parlamento italiano esaminerà la cosa». Stessi toni da parte di Gramegna. In sintesi, stando alle parole dei due esponenti europei, da Bruxelles non sembrano arrivare diktat di alcun genere che spingano l’Italia alla ratifica, segno che una trattativa fondata è aperta. Gli accenti lievi utilizzati ieri dall’Eurogruppo nei confronti dell’Italia, che forse colgono di sorpresa molti che bramavano una sciacquata di capo, lasciano dunque un certo spazio (e tempo) all’Italia per ponderare la cosa. Certo fa pensare che a premere per la ratifica del trattato di riforma del Mes sia più un certo spettro politico italiano che la stessa Bruxelles. L’importante è che non si caschi nella «logica di pacchetto» di contiana memoria, dove il pacchetto, di solito, contiene una fregatura.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)