2022-11-04
L’Italia alle Ong: «Diteci chi trasportate»
(Valeria Ferraro/Anadolu Agency via Getty Images)
La Farnesina vuole informazioni dettagliate. Per la Germania il nostro Paese è il campo profughi d’Europa, ma i migranti sono un problema di tutta l’Ue. Antonio Tajani a Berlino: «Chiediamo il rispetto delle regole». Stallo sui ricollocamenti per lo scoglio volontarietà.Uno dei tre taxi del mare che da giorni è fermo davanti alle coste italiane con un carico di persone tirate a bordo nel Mediterraneo batte bandiera tedesca. Eppure proprio da Berlino si lagnano perché, a loro dire, l’Italia non starebbe «prestando velocemente soccorso». Non solo. I tedeschi lamentano anche di non aver ricevuto da Roma risposte al loro invito ad assegnare subito un porto sicuro. Ma la realtà è ben diversa.Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel giorno del suo insediamento aveva inviato una circolare ai vertici delle forze di polizia e della Capitaneria di porto con la quale riteneva la Ocean Viking e la Humanity 1 «non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale», richiamando i governi che hanno concesso la bandiera alle navi (Norvegia e Germania) di provvedere al recupero dei passeggeri. I tedeschi hanno scelto la trasmissione di Rai3 condotta da Marco Damilano (Il Cavallo e la Torre) per far trapelare la loro interpretazione «del diritto». Ovvero che l’Italia, di fatto, per i tedeschi è il campo profughi d’Europa. Per il governo federale, «le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio dei migranti forniscono un importante contributo al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante». Piantedosi rispedisce al mittente: «Non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità. Al momento questi eventi rappresentano il 16 per cento degli sbarchi in Italia».La Farnesina guidata da Antonio Tajani, inoltre, d’intesa con il ministero dell’Interno, informa di aver inviato per iscritto, con una nota ufficiale, all’Ambasciata della Repubblica federale tedesca la richiesta di avere un quadro compiuto della situazione a bordo della Humanity 1 in vista dell’assunzione di eventuali decisioni. In particolare sono state chieste informazioni dettagliate sulle persone a bordo, sulle zone marine in cui ha operato la nave, se siano presenti persone vulnerabili e se sia stata già avanzata richiesta di protezione internazionale. Ed è stato ribadito che l’Italia fornirà l’assistenza di emergenza che si dovesse rendere necessaria. Mantenere la barra dritta, però, ha spinto una delle Ong, Sos Mediterranée, a chiedere assistenza a Grecia, Spagna e Francia per l’approdo della Ocean Viking, che a bordo ha tirato 234 passeggeri. La Ong sostiene di essersi rivolta a Malta e all’Italia senza ricevere risposta: «Siamo di fronte a un silenzio assordante. Questo blocco in mare non è solo moralmente vergognoso, ma disattende importanti previsioni legislative del diritto marittimo internazionale e del diritto umanitario». In realtà il taxi del mare, stando alla posizione del Viminale, non si è raccordata con i centri di coordinamento per il soccorso in mare e sta facendo tutto da sola. Come ai tempi del governo dei migliori e del ministro Luciana Lamorgese. «Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia», liquida la questione il vicepremier Matteo Salvini. Le toghe progressiste di Area ovviamente non sono d’accordo. E sono partite con una requisitoria da legulei: «Ancora ostacoli frapposti dal governo italiano al diritto di asilo, ancora respingimenti verso la Libia di uomini, donne e bambini cui si nega il diritto a richiedere la protezione internazionale nell’Unione europea. Dobbiamo ancora una volta ricordare che il diritto di asilo è garantito dall’articolo10 comma 3 della Costituzione italiana». E giù a elencare carte e convenzioni internazionali. Polemiche a parte, il meccanismo di solidarietà che Lamorgese aveva sbandierato di aver chiuso a giugno non è mai partito. Su 8.000 offerte di rilocalizzazione solo 38 candidati hanno accettato. E sono andati in Francia, dopo una visita in Italia di funzionari francesi in missione per selezionare i migranti. Anche i tedeschi ad agosto avevano mandato degli emissari a Lampedusa per scegliersi la loro parte e solo 74 superarono la selezione. «È stato siglato un accordo di solidarietà, che rappresenta un passo avanti importante anche per l’Italia», ricorda ora Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea per le migrazioni. «Gli Stati membri», afferma, «si sono impegnati a mettere in atto un meccanismo di solidarietà volontario, semplice e prevedibile». Che però non viene rispettato da chi ora alza la voce. Quella delle tre navi in attesa in mare (Ocean Viking con 234 passeggeri, Humanity 1 con 179 e Geo Barents con 572, con quasi mille passeggeri a bordo, potrebbe essere l’occasione giusta per arrivare a quota 1.100 su 8.000. Ma ovviamente i tedeschi preferiscono selezionare attentamente chi ospitare in casa. E resta lo scoglio della volontarietà. Poi, con il solito slang cerchiobottista la portavoce della Commissione europea ha auspicato «dialogo tra tutti i Paesi per fornire un porto sicuro con spirito di collaborazione e solidarietà».