2020-03-30
Nello Musumeci: «Attenti, qui può scoppiare la rivolta»
Il presidente della Sicilia: «Gli aiuti di Roma? Spero arrivino, intanto noi ci siamo mossi da soli. Sabato ho stanziato 100 milioni per i bonus spesa. Ma ci mancano 5 milioni di mascherine e circa 400 ventilatori».Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana. Sono arrivati i tanto invocati aiuti da Roma?«No, e spero arrivino presto. Qua stiamo andando alla guerra con le fionde. Io continuo a dialogare, però il dialogo si fa in due. Non possiamo continuare a parlare alla luna». Ha chiesto 5 milioni di mascherine: consegnate soltanto 40.000. Ha chiesto 400 ventilatori: consegnati zero. Ha chiesto 500.000 kit diagnositici: consegnati zero. Come se lo spiega?«Il difetto è all'origine. Sa che cosa avrebbe dovuto fare il governo, appena avuta contezza del problema?».Cosa?«Siamo uno dei più grandi Paesi manifatturieri al mondo, giusto? Allora l'esecutivo avrebbe dovuto requisire 10 imprese, collocare un dirigente pubblico al vertice, civile o militare, e poi dire all'imprenditore: stattene a casa, per 5 mesi la tua azienda lavorerà per conto dello Stato, per produrre il materiale necessario ad affrontare l'emergenza».Insomma, una requisizione manu militari. «Una grande potenza come l'Italia non può pensare di combattere una pandemia rivolgendosi al mercato. Qua non è più un problema di fondi: è inutile avere i soldi, se non sappiamo dove spenderli». E la requisizione di cui parla non si può fare adesso?«Assolutamente no. Adesso non c'è più tempo. Come possiamo produrre milioni di apparecchi, camici monouso, mascherine omologate, copriscarpe, quando il picco è dietro l'angolo?».Dietro l'angolo? In questo momento siete intorno ai 1.500 contagiati, in Sicilia. «Prevediamo un picco di 7.000, ad aprile. È chiaro che in Italia nessun sistema sanitario può sostenere un'epidemia così devastante. La Lombardia, che ha il sistema migliore, è andata in tilt dopo due settimane». Come vi state preparando?«Riconversione degli ospedali, nuovi posti letto, immaginiamo 550 posti di rianimazione in più. Coordiniamo pubblico e privato, per cercare di raggiungere l'obiettivo».Il commissario straordinario Domenico Arcuri ammette che nella gestione dell'emergenza qualcosa si è «inceppato» tra Consip e Protezione civile. Chi ha ragione?«Ma questo è solo un gioco a scaricabarile, che all'opinione pubblica angosciata offre un' immagine dello stato sconfortante. Quando i medici siciliani affrontano sacrifici sovraumani, e lo fanno senza protezione, io mi sento corresponsabile. Pur sapendo che i miei mezzi sono limitati. Non posso fare altro che continuare a chiedere a Roma: cinque volte al giorno, a voce, per iscritto, in pubblico e in privato». Insomma, la sicurezza nazionale ha clamorosamente fallito?«Per carità, nessuno aveva reale consapevolezza delle dimensioni del disastro. Però la struttura della Protezione civile ha complicato le cose».Cioè?«Ho rispetto per Borrelli. Ma la Protezione civile italiana va rifondata da zero. È prigioniera della burocrazia. Ha la lentezza d'un ministero. E so di che cosa parlo, visto che governo una regione alle prese con tutti i rischi: sismici, vulcanici, boschivi, industriali. Stiamo ancora correndo dietro al terremoto del 2018, e ancora non si è mosso nulla». Perché questa lentezza endemica? «È la logica ipocrita di chi dice di voler essere trasparente. Ma si può essere trasparenti senza morire di burocrazia. Intanto, nelle case, la gente è stanca: inizia a prevalere la depressione».Un'informativa dei servizi segreti paventa il rischio di disordini al Sud. A Palermo l'altro giorno hanno provato ad assaltare un supermercato. Le forze dell'ordine presidiano alcuni negozi di alimentari. La depressione di cui parla può diventare rabbia? «I siciliani sono bravissimi a fare la rivoluzione con le parole. Ma se decidono di farla con lo stomaco, allora sì: la situazione può diventare pericolosa». Rischiamo una riedizione dei Vespri siciliani?«Penso alle rivoluzioni popolari siciliane che hanno caratterizzato i secoli scorsi. Penso all'ottobre del '44, quando a Palermo furono uccise decine di persone che protestavano in piazza al grido di “Pane! Pane!"». Può succedere ancora? «Da noi c'è una figura tipica, quella del lavoratore giornaliero, che non sempre lavora in nero. Il venditore ambulante, il bracciante che vive alla giornata. Si alzava la mattina e rientrava la sera con 30-40 euro in tasca. Adesso questa persona non può uscire di casa e ha spento il frigorifero, perché la bolletta costa e comunque non ha nulla da metterci dentro. In queste condizioni, questa gente rischia di impazzire». Dunque, teme rivolte di piazza?«Ho fiducia nella mia gente, conto che prevalga il senso di responsabilità. Ma lo Stato non può restare a guardare».Il governo ha stanziato 400 milioni per il bonus spesa, da spartire su tutto il territorio nazionale. Troppo poco? «La mia giunta sabato mattina ha messo a disposizione dei Comuni siciliani ben 100 milioni, destinati esclusivamente all'assistenza alimentare. Ma sono contento che su questo stesso esempio il governo nazionale abbia adottato altri provvedimenti». Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, propone un reddito di sopravvivenza. «Chi ha il reddito di cittadinanza può comprare un po' di frutta e verdura, una fettina di carne la settimana. Per gli altri serve immediata assistenza alimentare. In Sicilia abbiamo 470.000 famiglie in condizione di povertà. Era una situazione depressa prima del virus: non oso immaginare che cosa succederà». Sui generi alimentari qualcuno sta facendo il furbo? «Rispunta l'ignobile speculazione, quella che in Sicilia, fin dai tempi dello sbarco angloamericano, chiamiamo “intrallazzo". Pensi che ho visto un paio di guanti in vendita a 8 euro». Addirittura? «Ho attivato due giorni fa la guardia forestale, l'unica forza che dipende da me. Trecento uomini. Li ho mandati in giro a colpire duramente chi specula sulla sventura. Stanno facendo un ottimo lavoro».Insomma, non c'è solo il virus da tenere d'occhio. «Dobbiamo guardarci intorno da tutti i lati: gli speculatori, gli imbonitori, i predicatori di violenza, i rassegnati, i depressi. Grazie al cielo c'è ancora chi trova la passione per stare in trincea». Perché si è scontrato con il ministro dell'Interno Lamorgese?«Non ho mai pensato di fare polemica con le istituzioni. Semplicemente, quando ho visto che sullo stretto di Messina c'erano centinaia di automobili che non avevano titolo per entrare in Sicilia, ho mandato un messaggio duro».«Non posso consentire tanta irresponsabilità verso la Sicilia».« La mattina dopo sono arrivati i rinforzi agli imbarcaderi. Tra l'altro, l'invito a non entrare in Sicilia l'avevo già lanciato a fine febbraio, ben prima che la situazione precipitasse».Prima degli altri?«Avevo chiesto a tutti i turisti del Nord di rinunciare ai viaggi in Sicilia. I sindaci pensavano a una caduta di stile. I giornali del Nord mi hanno accusato di razzismo. Accusare un meridionale di razzismo è un paradosso…».E invece?«Alla fine, mi hanno seguito tutti gli altri governatori. L'eccesso di prudenza forse a qualcosa è servito, se è vero che abbiamo ancora pochi positivi. Ma la linea della fermezza non deve venire meno». I controlli per il rispetto delle regole di distanziamento sono efficaci? Serve a poco fare ordinanze, se poi non c'è vigilanza per le strade.«Il 95% dei siciliani sta dimostrando grande responsabilità, nonostante siamo un popolo individualista. Certo, c'è una sparuta minoranza di deficienti che si crede invulnerabile. Li porterò a visitare i reparti di rianimazione in ospedale, così magari si fanno un'idea». E tutto nella speranza che l'Europa vi allunghi una mano. «Quale Europa? L'Europa cinica, chiacchierona, che fa finta di niente. Io sono sinceramente europeista, per quell'ideale ho lottato, da ragazzo, scendendo in strada. Ma non è questa la mia idea di Europa. Se l'Unione non si costruisce sullo spirito del mutuo soccorso, resta solo una congrega di lobbisti. Mi dia retta: se continuiamo così, dell'Europa resterà solo la bandiera». Ha un messaggio per frau Merkel, che continua a fare blocco con i Paesi nordici?«Sono convinto che uno o due Paesi non possano e non debbano condizionare la maggioranza degli Stati europei. Serve più attenzione al Sud Europa. Anche perché al Nord ci sono solo ghiacciai». Vorrebbe anche lei Mario Draghi premier?«In questo momento Draghi è l'ultimo dei miei pensieri. Sono uomo di centrodestra, ma ho grande rispetto istituzionale. Adesso dare la pagella al governo non serve: le faremo certamente, ma dopo la crisi. L'importante, ora, è restare uniti».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.