
Il senatore forzista: «Bene il progetto del Cavaliere, ma la società civile in politica è perdente: molto meglio affidarsi ai veterani. Toti? Da solo è spacciato. Può entrare nella Lega, che però di lui non sa che farsene».Senatore Maurizio Gasparri, cosa sta succedendo in Forza Italia?«Succede che i nodi sono venuti al pettine ed era inevitabile. È un momento caldissimo non solo dal punto di vista meteorologico, non le nascondo che sono rammaricato».Rammaricato perché?«Vede, le scissioni non sono una mai motivo di gioia, io ho sempre lavorato per evitarle. E poi si ritorcono contro chi le fa, chi fa scissioni finisce sempre male. Guardi i precedenti».Sta parlando di Gianfranco Fini e Angelino Alfano?«Loro sono spariti dalla scena politica, ma anche Raffaele Fitto ha cercato di fondare un suo partito, del quale non ricordo neppure il nome. Si è salvato soltanto perché, grazie al suo radicamento sul territorio, è stato accolto da Fratelli d'Italia».Facciamo il nome dello scissionista: Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.«Non ho condiviso in questi mesi i suoi atteggiamenti di ingenerosa e plateale rottura, ha tirato la corda finché non si è spezzata. Ho apprezzato invece i tentativi di Silvio Berlusconi di rilanciare un partito essenziale per una coalizione di centrodestra equilibrata e in grado di governare con capacità e saggezza l'Italia».Ma Toti fonderà un suo partito?«Forse ci proverà, ma come fa? Forza Italia alle europee ha preso poco più dell'8% e gli ultimi sondaggi ci danno ancora più bassi. Quanto potrebbe valere il suo partito? Percentuali magrissime, io la vedo molto difficile. Visto l'andamento della nostra area, sarebbe uno sbaglio».E allora cosa potrebbe fare?«Secondo me deve guardarsi intorno, potrebbe entrare in un altro partito come ha fatto Fitto».Sta pensando alla Lega?«Con i numeri che ha in questo momento la Lega non ha certo bisogno di Toti. E poi rischia di finire a fare il numero 3 o 4 di Matteo Salvini. Penso piuttosto che Giorgia Meloni possa avere interesse ad arruolare il governatore ligure. Che va detto: è stato un ottimo presidente di Regione ma non si scordi che il suo esordio è avvenuto per investitura di Berlusconi».Cioè vuol dire che senza Forza Italia non va da nessuna parte?«Un conto è governare un territorio, un altro fondare un partito nazionale. Quelli che hanno tentato si sono condannati da soli all'invisibilità».La scissione non danneggia anche Forza Italia?«Chi subisce la scissione certo non ne trae giovamento, osserva la rovina di chi ha sbattuto la porta ma non ci guadagna, anzi. Bisogna fare di tutto per evitare divisioni, per dar luogo a un confronto interno che selezioni idee e, perché no, la classe dirigente. Premiando chi ha radicamento ed energie rispetto a posizioni di rendita». Secondo lei Berlusconi ha fatto tutto il possibile per evitare quello che è accaduto?«Lui ha nominato Toti e Carfagna coordinatori del partito per rinnovarlo, ma non è servito. Ci ha provato, cosa poteva fare più di così?».Ecco parliamo di Mara Carfagna, anche lei ha un piede fuori Forza Italia…«Se nel caso di Toti il processo di distacco era chiaro da tempo, in altri casi non c'è distacco ma preoccupazione per il futuro di Forza Italia. Le parole di Mara Carfagna saranno certamente ascoltate dal nostro presidente. Da coordinatore non ha mai punzecchiato Berlusconi, ha sempre agito nel solco del nostro leader e non è mai stata autoreferenziale. Adesso ha reagito con un moto di pancia ma mi auguro che si chiarisca tutto al più presto. Mara è una risorsa importante».Però è innegabile che Forza Italia abbia problemi, lo dicono i numeri.«È verissimo che siamo in difficoltà. Alle ultime europee abbiamo preso pochissimi voti, abbiamo toccato la punta minima nella lunga storia di Forza Italia e bisogna fare qualcosa per riprendere il cammino. Anche perché il governo ogni giorno che passa mostra crepe e contraddizioni: un disastro». Per esempio sulla Tav.«Certo, anche quella, ma direi su tutto. Prendiamo il tema dei migranti: Salvini ha fatto il pieno di voti sull'immigrazione e qui ogni giorno c'è una nave delle Ong che alla fine attracca nei nostri porti. Insomma, voglio dire che anche sul tema che ha consentito alla Lega di salire oltre al 30% si sta dimostrando che un conto sono le parole e un altro sono i fatti».Cosa ne pensa delle Ong?«Alimentano una attività illegale che fa arricchire bande di criminali. E si confondono con chi moltiplica lo sfruttamento della disperazione e l'aumento dei naufragi. Queste Ong vanno bloccate tutte e con ogni mezzo. È ora di finirla. Scaricare sull'Italia la loro attività è un'autentica provocazione, si comportano come scafisti».Come si spiega l'emorragia di voti di Forza Italia?«C'è da dire che in questo periodo in politica funzionano i temi più rozzi e radicali, le posizioni meditate e ragionevoli non pagano. Lo vedo su me stesso: se faccio un post per chiedere il licenziamento della professoressa che ha insultato il carabiniere ucciso a Roma ho un mare di visualizzazioni, se argomento di una legge importantissima non mi fila quasi nessuno».Quindi Forza Italia perde consenso per colpa dei social?«Vede, Berlusconi è stato protagonista di una stagione politica che era diversa dal punto di vista comunicativo, oggi servono linguaggi differenti. In questo momento in Italia prendi una montagna di like se ti fai un selfie mentre mangi l'hamburger piuttosto che se esprimi un concetto. Però verrà il momento in cui la gente si renderà conto che non basta urlare sui social, ma bisogna saper governare».Non ho capito: urlare è giusto o sbagliato?«So che se dico cose pacate ho un risultato, se invece accentuo i toni ne ho uno migliore. Non che sia giusto, ma in questo momento storico è così. Io conosco questo meccanismo e lo applico, ma so anche che non è detto che, quando uso toni più radicali, il mio ragionamento sia più corretto».Ma qual è la ricetta per rialzare la testa?«Dobbiamo credere in una prospettiva di centrodestra, in cui Forza Italia rappresenta la forza più moderata e responsabile, che dialoga con i ceti produttivi e con le categorie. Poi il partito deve guardarsi dentro e aggiustare le cose che non vanno, valorizzando le sue risorse: gli emergenti di nuova generazione e gli esperti che hanno relazioni con il territorio».Quindi ci vogliono dei giovani per cambiare la faccia del partito?«Per prima cosa non si può fare a meno di Berlusconi: ha dedicato tempo, energie e risorse a un progetto che ha fatto storia. Sono certo che continuerà a farlo ascoltando e cucendo come sempre. Poi dico che bisogna dare spazio alle nuove generazioni perché servono energie nuove. Occhio però all'improvvisazione e a non voler rottamare i politici più navigati. Ricordo nel 2009 il nostro governo: 7 ministri avevano meno di 40 anni, ma poi c'era dietro la vecchia guardia, come Gianni Letta, a far girare la macchina».Prima ha citato il carabiniere ucciso a Roma, cosa pensa della foto del ragazzo incriminato con la benda sugli occhi?«Che è stato un errore ma non vorrei che questo episodio si trasformi in una inchiesta sui carabinieri. I vertici dell'Arma hanno accertato quanto accaduto e punito il responsabile senza tentennamenti, cosa che era giusto fare. Ma posso aggiungere un mio pensiero…».Deve aggiungerlo.«Questo sconcertante omicidio dimostra quanto sia fuori controllo la questione della sicurezza che alcuni affrontano con gli slogan anziché con strategie serie».Cosa pensa dell'Altra Italia lanciata da Berlusconi?«Che è giusto l'appello a unire moderati e realtà civiche del territorio nell'Altra Italia. Tuttavia sarebbe uno sbaglio ignorare i problemi che si stanno manifestando».D'accordo, ma l'Altra Italia può fare recuperare voti o no?«Allora, tra i nomi che hanno aderito ci sono quelli di Clemente Mastella, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi, che di fatto sono già con noi. Quindi non facciamo l'errore di contarli due volte: Mastella è sindaco di Benevento per Forza Italia, la sua moglie Sandra Lonardo è una nostra senatrice. Cesa lo abbiamo candidato alle ultime europee, Lupi è stato rieletto alla Camera con il centrodestra. Voglio dire che fanno parte di un mondo cattolico che sta con noi, sono militanti».E l'apertura alla società civile?«Ha visto che fine ha fatto Alfio Marchini candidato sindaco a Roma? Un bidone. E Stefano Parisi? Ha perso la Regione Lazio per un punto percentuale… La società civile perde, non è che se uno viene dall'esterno è più forte. Se avessimo schierato dei politici avremmo vinto, se avessi corso io avrei vinto. L'importante è aggregare e lavorare sul territorio. Forza Italia deve guardare ai giovani e, nel contempo, fare tesoro di chi ha esperienza».Di quelli come lei?«Di quelli come me e tanti altri. Io sono presidente della Giunta delle immunità parlamentari e le assicuro che ci vuole esperienza in un ruolo così delicato, un giovane anche intelligente non può farlo prima di essersi fatto le ossa. Proprio domani ho una seduta fondamentale».Di cosa si tratta?«Dobbiamo esaminare la richiesta della Procura della Repubblica di Milano di autorizzare il sequestro dei computer del senatore Armando Siri. Altro non posso aggiungere».
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Toga (iStock). Nel riquadro, Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.






