2018-09-03
«Anche Orbán si prenda i migranti»
Il sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano: «Salvini dialoghi con chi vuole, ma il governo punta ai ricollocamenti. Oettinger? Solo un burocrate. Se l'Ue non ci aiuta, giusto non contribuire al bilancio. Cancellare le sanzioni alla Russia».Il commissario Günther Oettinger (che non è il successore dell'ispettore Derrick, ma il responsabile del bilancio Ue), i fondi europei, gli sbarchi. L'ultima settimana di agosto ha lasciato presagire un autunno caldissimo sul fronte internazionale. Per questo La Verità ha sentito il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. Palermitano, grillino, considerato vicino ad Alessandro Di Battista e bollato dai critici come un «putiniano». Si diceva puntasse a diventare ministro, ma pare che Sergio Mattarella, alla Farnesina, abbia preteso una figura di garanzia come Enzo Moavero Milanesi. Di Stefano, però, non ha rinunciato alle battaglie di principio, come il braccio di ferro con la Commissione Ue su migranti e bilancio.Sottosegretario, davvero, come ha detto Luigi Di Maio, se l'Europa non ci darà segnali in tema di immigrazione, taglieremo i contributi che versiamo nel bilancio Ue?«Ovviamente ci auguriamo che non sia necessario arrivare a tanto. E che l'Europa si ravveda prima di arrivare allo scontro aperto».Allora perché avete evocato questa possibilità?«Vogliamo far capire all'Europa che non può essere soltanto un'unione economica. Ecco perché parliamo di bilancio. Noi siamo un contributore netto: diamo più di quello che riceviamo. Ma se ci mettiamo i soldi, vogliamo avere voce in capitolo nella linea politica della Ue. Per noi l'immigrazione è un tema fondamentale. E pretendiamo che l'Europa inizi a occuparsene davvero».Dunque il commissario europeo Günther Oettinger, secondo il quale non bisogna confondere immigrazione e bilancio, non ha capito nulla.«Le due questioni sono separate sul piano tecnico, ma politicamente non si può concepire l'Unione europea come una serie di capitoli tra loro indipendenti. In questo senso Oettinger è il perfetto esempio di come un burocrate possa far fallire un progetto».Gli eurocrati ci stanno strangolando?«Il punto è che mi sembra assurdo pagare per essere infelici. Pagheremo se l'Unione europea andrà in una direzione che anche l'Italia condivide».Il ministro Enzo Moavero Milanesi, però, ha detto che pagare i contributi è un dovere.«È vero: allo stato attuale, contribuire al bilancio europeo è un dovere».Ce ne infischiamo allora?«Se necessario, assumiamo la decisione politica di non assolvere a questo dovere».Ma con Moavero c'è unità d'intenti? O è una figura di establishment che serve a stemperare i bollenti spiriti gialloblù?«Moavero lavora a stretto contatto con il premier Giuseppe Conte e con i suoi due vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Le assicuro che all'interno del Consiglio dei ministri c'è totale unità d'intenti».Non teme di entrare in rotta di collisione con Bruxelles proprio mentre si avvicina il momento della nostra legge di bilancio? «Se avessimo ragionato in base alla paura delle “ritorsioni" di Bruxelles non saremmo arrivati a governare il Paese. Faremo sempre ciò che è giusto, costi quel che costi».Nessun tentennamento, quindi.«Abbiamo un programma da realizzare. E per realizzarlo dovremo anche prenderci dei rischi».E se il rischio fosse di finire come la Grecia?«L'Unione europea deve capire che la Grecia non è stata un suo successo. Vuole davvero replicare quel fallimento?».Su una cosa però il governo sta dando segnali contrastanti. Lei critica i Paesi di Visegrad perché rifiutano il ricollocamento dei migranti; il ministro dell'Interno Matteo Salvini, invece, ha ricevuto in pompa magna il premier ungherese Viktor Orbán.«Credo che la vicinanza di Salvini a Orbán debba essere inquadrata più in un'ottica elettorale, in vista delle europee del 2019, che in un'ottica di governo».Una trovata elettoralistica?«Sì, ma non c'è nulla di male. I leader politici hanno il diritto di incontrare chi vogliono e di conservare le loro opinioni. Il governo però si basa sul contratto».E allora l'ottica di governo qual è?«Che l'interesse dei Paesi di Visegrad non è quello dell'Italia. A noi serve che chi ha diritto di asilo sia ricollocato nei vari Paesi Ue. Non possiamo avere partner europei che approfittano dei fondi di coesione ma non vogliono assumersi responsabilità».Non potremmo bloccare i flussi?«Non è possibile immaginare un futuro “a immigrazione zero", se ci sono persone che, in virtù delle convenzioni internazionali, hanno diritto di essere accolte».A proposito di accoglienza: lei si è occupato dei minori non accompagnati. Non trova che le procedure per l'accertamento dell'età anagrafica siano carenti?«Sono sincero: questa è una materia molto complicata. Me ne sono occupato direttamente al Consiglio d'Europa. L'age assessment non può essere svolto in maniera umiliante o invasiva. Questo però ci pone di fronte a grossi limiti tecnici».Non possiamo farci nulla?«Non abbiamo molti strumenti a disposizione. Però stiamo parlando di casi marginali. E poi credo che nel dubbio sia meglio avere un finto minorenne in più che abbandonare al suo destino un vero minorenne».Lei è noto per le sue posizioni filorusse. Dobbiamo ristabilire buone relazioni di amicizia con Mosca?«Filorusso? Io lavoro nell'interesse degli italiani. Il governo crede fortemente nel multilateralismo e crede che occorra stabilizzare i rapporti con tutti i nostri partner globali. La Russia, peraltro, ha in mano dossier importantissimi in Medio Oriente, a partire da quello siriano».Le sanzioni vanno eliminate?«Sì. A patto che Mosca faccia ulteriori passi avanti sugli accordi di Minsk».Ma a suo avviso l'annessione della Crimea è legittima o no?«L'annessione della Crimea è avvenuta in modo illegittimo, ma è stata successivamente legittimata da un referendum».Quindi?«Quindi non è facile dare una risposta secca. Bisognerebbe anche riconsiderare la storia della Crimea…».Intende dire che è sempre stata etnicamente e culturalmente russa?«Appunto. Perciò dico che non è semplice dare una risposta netta».Ripristinare buone relazioni con la Russia significa anche sostenere Hassan Rouhani in Iran e Bashar Al Assad in Siria?«Non credo che si debba sostenere questo o quel governo. Si tratta di sostenere il diritto dei popoli a scegliersi il governo che vogliono. E questo vale per la Siria, per l'Iran, come per la Russia di Vladimir Putin».Con Donald Trump alla Casa Bianca, l'Italia può rafforzare il proprio partenariato con Mosca anche smarcandosi dall'Unione europea?«Quando parlo di multilateralismo penso anche all'Unione europea. Stati Uniti e Russia sono delle opportunità per l'Italia, ma non vogliamo agire contro l'Ue».Di Maio è volato in Egitto la scorsa settimana. I nostri interessi strategici, innanzitutto in materia di energia e giacimenti di gas, prevarranno sul dossier Giulio Regeni?«Io credo che sia nell'interesse di Al Sisi mantenere buoni rapporti con l'Italia. E quindi non servirà rinunciare alla ricerca della verità su Regeni. D'altronde, lui si è più volte impegnato affinché i responsabili di quel delitto siano individuati».Lei ha deleghe all'internazionalizzazione delle imprese e ai Paesi asiatici. Mettendo insieme le due cose mi viene in mente una parola: Cina.«Sì, in Cina ci sono ottime opportunità per le nostre imprese. E il governo ha due obiettivi».Quali?«Riequilibrare la bilancia commerciale, aumentando l'export italiano indirizzato ai nuovi consumatori cinesi di fascia medio-borghese, molto attratti dalle nostre merci».E poi?«Intercettare il progetto della nuova via della seta».E questo a cosa servirà?«Può offrire alle grandi imprese italiane ghiotte prospettive di investimento nel campo delle infrastrutture».Dalla Cina è appena tornata la task force del Ministero dello sviluppo economico. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha assicurato che l'Italia non chiederà ai cinesi di comprare titoli di Stato. Il sottosegretario del Mise Michele Geraci sostiene il contrario. Come esponente della Farnesina, lei che ne pensa?«Penso che l'ipotesi di Geraci vada valutata senza pregiudizi. Ma ovviamente deciderà il ministro Tria».Con il Mise avete avviato un'altra task force, di cui fate parte sia lei che Geraci, per la valutazione del rapporto costi/benefici negli accordi di libero scambio. Che farete con il Ceta, l'accordo con il Canada?«Siamo ancora al secondo incontro, dovremo discutere fino a novembre per decidere».Ma lei non si è fatto un'idea?«La mia idea (che corrisponde a quanto emerso nei primi due incontri) è che, allo stato attuale, il Ceta sia sconveniente per l'economia italiana e vada rigettato».Sottosegretario, un'ultima domanda politica.«Prego».Il governo gialloblù durerà? O qualcuno aspetta le elezioni europee per misurare le forze e, magari, far saltare il banco?«Sono convinto che il governo durerà. Finora c'è stata assoluta lealtà tra Lega e Movimento 5 stelle».