
Il ministro dell'Agricoltura: «È scritta nel contratto di governo, i 5 stelle dicano se hanno cambiato idea. Se si ferma la flat tax, si blocca anche il reddito di cittadinanza. Siamo l'argine contro chi dice sempre no».Gian Marco Centinaio è ministro dell'Agricoltura e del Turismo. Leghista da sempre, già capogruppo al Senato nella scorsa legislatura, il suo nome è nella short-list di coloro fra cui potrà essere scelto il commissario italiano all'Ue. Ha accettato una conversazione a tutto campo con La Verità: sul governo, sulla convivenza difficile con i grillini, sulle attese degli elettori e delle imprese del Nord, sulla situazione in Europa. E il messaggio è che la Lega vuole andare avanti con questo governo, ma senza rinunciare a nessuno dei suoi punti qualificanti: flat tax, autonomia, immigrazione e sicurezza. Ministro, alle elezioni europee la Lega di Matteo Salvini ha sfondato il muro del 34%. I sondaggi, adesso, dicono che la crescita è arrivata al 38%. Che volete fare con questi voti? Non rischiate di fare molti selfie in piazza ma troppe riunioni difficili con i riottosi grillini? Ne vale la pena?«No, io penso che abbiamo preso quei voti, e che i consensi siano ancora in crescita come i sondaggi continuano a testimoniare, proprio perché stiamo dimostrando agli italiani che in questa compagine facciamo la differenza, e che puntiamo ogni giorno ai risultati concreti che interessano ai cittadini».Tra qualche giorno si chiude la cosiddetta finestra elettorale di settembre. Non era meglio, dopo le europee, pretendere elezioni politiche pressoché immediate? «Era un'opzione, è vero. Ma abbiamo fatto lo stesso ragionamento che facemmo anche un anno fa, dopo il 4 marzo, quando a molti sembrava più facile tornare al voto che non fare un governo con i 5 stelle. Abbiamo scelto allora la strada più difficile, e gli italiani ci hanno dato ragione. Faremo lo stesso anche adesso: penso che gli italiani siano stufi di andare a votare in continuazione, e vogliano risposte sui problemi reali».Dica la verità: temevate forse che il Quirinale non avrebbe concesso le elezioni, o che in Parlamento si potesse formare una maggioranza di disperati solo per tirare avanti qualche mese? Eppure, perfino in quel caso vi avrebbero fatto un favore, elettoralmente parlando. Altro consenso per voi…«Sì, forse ci avrebbero paradossalmente fatto un favore. Ma sinceramente, non sarebbero stati sufficienti in questo Parlamento i cosiddetti “responsabili", cioè quelli pronti a mettere in gioco perfino la madre pur di rimanere eletti. Ce ne sarebbero voluti troppi, non ce l'avrebbero fatta, mi creda».Non teme che i grillini puntino solo a «scavallare» la scadenza per evitare le elezioni a breve, e che poi vi faranno sistematicamente penare su tutto? «Io penso di no. Ma se dovesse essere così, a quel punto sì, ci penseranno davvero gli elettori. Un'esperienza, brutta per loro, si è avuta già alle europee, dopo due mesi di campagna tutta giocata polemicamente contro di noi. E si è visto come sia finita».Esaminiamo i dossier aperti. Flat tax. Il vostro piano sarebbe una rivoluzione positiva. Tra la nuova flat (fino a 55.000 euro), più quella per professionisti, piccole e medie imprese e partite Iva (il cui tetto, nel 2020, passerà da 65.000 a 100.000 euro), 3 italiani su 4 dovrebbero pagare il 15%. Una cosa strepitosa. Ma i grillini ci staranno? «Lo spero. Spero che capiscano che il contratto di governo non può essere un documento che viene brandito come una spada quando è a loro favore, e invece da nascondere sotto il materasso quando si tratta di punti sollecitati dalla Lega. Le persone perbene i contratti li rispettano».Le faccio la scenetta. Ora vi dicono di sì. Poi però a settembre comincia il balletto: servono le coperture, Bruxelles dice no, l'Ufficio parlamentare di bilancio dice ni, il Quirinale nicchia e richiama, e parte il tambureggiamento mediatico sulle clausole di salvaguardia esistenti. Voi che fate?«Se ci fosse - e io non credo ci sarà - un no sulla flat tax, allora ho l'impressione che occorrerà trovare un modo di tornare indietro anche sul reddito di cittadinanza. Mi sono spiegato?».Secondo dossier rovente, l'autonomia. Su questo i grillini vi stanno prendendo in giro. A chiacchiere sono favorevoli, ma ogni giorno s'inventano un ostacolo nuovo.«Ho l'impressione che se al posto del ministro Erika Stefani ci fosse stato il ministro Centinaio, si sarebbe già arrabbiato moltissimo. Scherzi a parte, Erika Stefani è bravissima, è un grande avvocato e una persona paziente: sono certo che troverà il modo di condurre in porto il risultato. Anche qui: l'autonomia è scritta nel contratto di governo, e M5s ci aveva aiutato e supportato nei referendum in Lombardia e Veneto. Che dobbiamo fare? Andare a dire agli elettori lombardi e veneti che M5s ha cambiato idea?».Penso alla pretesa, con il fondo di perequazione, di dirottare verso le altre regioni i risparmi eventualmente realizzati dalle regioni più virtuose. Ovvio che così salta qualunque incentivo a essere più efficienti e più virtuosi. «Assolutamente. È una proposta senza senso».E poi hanno in mente un Vietnam parlamentare. Se uno porta l'intesa Stato-Regioni in 7-8 commissioni parlamentari e poi in aula, magari con 500-600 emendamenti, è chiaro che l'incidente è dietro l'angolo. «Lo dico scherzando ma non troppo. Se fosse così, ricordo a tutti che abbiamo Roberto Calderoli. Se c'è bisogno di schierare l'artiglieria pesante, rammento come fece impazzire Renzi e la Boschi sulle cosiddette riforme. Qualcuno vuole riprovare?».Terzo dossier. Immigrazione. La ministra Elisabetta Trenta che partita gioca? «Calcisticamente parlando, qui siamo in mezzo a un campionato del mondo in cui bisogna difendere l'interesse nazionale, ma a volte mi pare che lei stia giocando un'amichevole…».Non è un po' strano che su questo tema interveniate solo voi leghisti? E che gli altri, se per caso parlano, lo facciano per darvi addosso? «Forse perché abbiamo più sensibilità su questo argomento, mettiamola così. Per noi è un tema cruciale, che sta a cuore agli elettori, e su cui non si può far calare la tensione».Una settimana fa, il sottosegretario grillino Vincenzo Spadafora, vicinissimo a Luigi Di Maio, ha aggredito Matteo Salvini. Secondo lui, le risposte del ministro dell'Interno alla capitana Carola Rackete erano sessiste e alimenterebbero un clima contro le donne. Ho capito bene? «Le rispondo con una battuta di Salvini: Spadafora è riuscito a far sì che perfino la Boldrini, per una volta, desse ragione a Salvini. Io non ho visto nessun atteggiamento sessista da parte del ministro degli Interni verso il capitano (mi rifiuto di chiamarla “capitana") della Sea Watch, non scherziamo».Chi manderete a Bruxelles come commissario Ue?«La persona giusta al posto giusto. Qualcuno che sappia difendere gli interessi dell'Italia».Temete un agguato in sede di convalida parlamentare del commissario italiano?«Eh, dopo quello che è successo, il rischio c'è e non può essere sottovalutato».Intanto vi hanno negato un vicepresidente d'aula, e qualunque posizione di vertice nelle commissioni.«Atti politicamente intolleranti. Me li spiego pensando che si siano resi conto che noi l'Europa vogliamo cambiarla per davvero, diversamente da loro che lo dicevano in campagna elettorale, ma ora si sono messi tutti insieme per “cambiare tutto affinché nulla cambi"». Che Ppe, Pse e macronisti siano arroganti e politicamente disperati, è evidente. Ma voi siete sicuri di avere scelto le giuste strategie in avvio di legislatura, ad esempio nella formazione del vostro gruppo e nelle relative alleanze con i partiti esteri? «Sono a Roma e non a Bruxelles. Ma penso proprio di sì. Sono convinto che abbiamo fatto tutto il possibile».Torniamo in Italia. Lei è uomo del Nord. Gli elettori vi stravotano, ma il mondo produttivo è insofferente rispetto alla linea anti imprese dei grillini. Come si regge questo equilibrio?«Regge fino a quando dimostreremo agli elettori del Nord, alle aziende del Nord, che abbiamo la voglia e soprattutto la forza di rappresentarli. Sono molto fiducioso. La gente ci ferma e dice: “Siete voi l'argine contro chi dice sempre no"». Non temete che prima o poi vi rimproverino proprio di non averli arginati abbastanza, o di non aver fatto tesoro dell'enorme consenso e fiducia di cui ora siete tributari? «Il rischio c'è. Ma Salvini ha fatto la scelta giusta decidendo di andare avanti, come un anno fa decise di partire con il governo».La storia di Gianluca Savoini e delle sue chiacchierate russe, per quanto imbarazzante, per ora non ha riscontri concreti. Vi hanno fatto un processo alle intenzioni, anche se alcune intenzioni non sembravano cristalline... Non teme che a Washington non piaccia l'idea di un alleato che i giorni pari sta con loro e i giorni dispari guarda a Mosca? Vuole rassicurare su una linea chiaramente filoatlantica, senza subordinate?«Senza alcun dubbio. Storicamente l'interlocutore dell'Italia sono gli Stati Uniti d'America»
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.