2020-07-13
Emanuele Filiberto di Savoia: «I re erano più democratici di Conte»
Emanuele Filiberto (Ansa)
Parla il principe: «Nel nostro Paese vige una “Repubblica assoluta", tanto valeva tenersi la monarchia Non posso escludere una mia “salita" in politica, dicono che un mio partito potrebbe toccare il 10%».Pronto, Principe Emanuele Filiberto di Savoia? «Mi trovo sull'isola di Cavallo, in Corsica, ho raggiunto la mia famiglia per qualche giorno. Poi parto per l'Umbria, dove produco vino e olio. Mi chieda quello che vuole, spero solo che ci sia campo». È la sua discesa in «campo» che ci interessa. Dopo il varo della nuova creatura «Realtà Italia», ormai è cosa fatta? Si candida? «Vedo che siete tutti in cerca di titoloni. Intanto, più che una discesa, preciso che la mia sarebbe una “salita in campo", per il rispetto che ho per l'Italia».In che senso?«Nel senso che dobbiamo salire verso una politica bella e sana, altrimenti è meglio fare altre cose». Dunque «sale» in campo? «Il mio è un movimento di opinione, tavole rotonde, meeting, una bellissima esperienza che mi consente di consultarmi con persone più esperte di me».A che scopo?«Trovare delle idee, delle soluzioni per la difficile situazione che stiamo vivendo. Ho organizzato alcuni webinar sull'economia, l'industria, con tante eccellenze. L'altra sera abbiamo parlato di turismo e cultura con Brunello Cucinelli e Davide Oldani…».Spesso in Italia i «pensatoi» sono il preludio del partito politico. Lei ha detto: «Se deve finire in politica, che sia». «Non voglio essere retorico, ma l'Italia la amo, l'ho sognata in esilio, e soffro nel vederla così, senza una visione del futuro, con le aziende che chiudono e i giovani senza lavoro. Mi rattrista molto. Oggi sto cercando di imparare. Poi se un domani potrò essere utile, lo valuterò». Quindi non lo esclude.«In qualche modo sto già facendo politica curandomi del Paese. Lo faccio attraverso i nostri ordini dinastici che hanno rappresentanze in tutte le regioni». Sezioni politiche pronte alla mobilitazione?«No, è solo beneficenza, ma abbiamo progetti ovunque per rendere migliore il futuro». Quindi entra in politica o no?«Non posso dire che non andrò mai in politica. Per il momento lascio tutte le porte aperte».Una porta aperta prima o poi la si imbocca. «Qualche mese fa c'è stato un sondaggio che dava un partito guidato da me, una figura super partes, al 10%. Per rimanere bassi». Sembra un po' eccessivo. «Infatti non ci credo neanche io, ma i dati erano questi». Un nuovo «grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi», come scrisse Vittorio Emanuele II prima di muovere le truppe in Lombardia? «Sì, effettivamente ci sono sempre più giovani che mi scrivono dicendo: siamo stufi di questa classe politica. Vorrebbero una persona super partes, come me».Scrivono a lei?«E questo è un po' strano se teniamo conto che, in 70 anni di Repubblica, c'è stata un'opera di distruzione dell'immagine di casa Savoia. Ma del resto, all'epoca, faceva comodo». A chi faceva comodo?«A chi nel '46 si è preso prima il governo, e poi tutto il resto». C'è stato un referendum istituzionale e i Savoia hanno perso. «Il referendum? Sappiamo tutti che in quell'occasione ci hanno fregato».Ci hanno fregato?«Lo sanno tutti che la truffa c'è stata. Sono sparite delle schede…».Ma chi gliel'ha detto?«Me l'aveva detto all'epoca Giulio Andreotti, chiaro e tondo». Quale epoca? «Poco importa: io studio il passato, assorbo come una spugna, ma non lo rimpiango. Lo dico a scanso di equivoci: non sono qui a sostenere che si stava meglio quando c'era la monarchia». Se ha chiamato il movimento «Realtà Italia», un motivo ci sarà. «Chissà. Ognuno lo legga come vuole. Le persone che stanno collaborando con me non sono monarchici. Io voglio solo chiedermi perché l'Italia, il paese più bello del mondo, con i giovani più brillanti, è precipitata in questo vuoto. Cosa è successo?».E che risposta si dà? «Dalla fine della monarchia cambiamo governo quasi ogni anno, e questo non aiuta». Quindi?«Il sistema politico è da rivedere. A me piace il presidenzialismo alla francese, con un presidente votato direttamente dal popolo. Oggi invece è scelto dalle camere, con i bisbigli che fanno loro». È scelto dal parlamento sulla base della Costituzione. «Vede forse un ricambio dal '46 a oggi? Il presidente della Repubblica è il re». Il presidente è il re?«In Italia c'è un presidenzialismo costituzionale come ci fu una monarchia costituzionale. Non c'è differenza: all'epoca c'era una famiglia, che peraltro costava meno di oggi, e adesso ce n'è un'altra». Ma la carica di capo dello Stato non è ereditaria. Mi pare una bella differenza, no? «Non cambia granché. Comunque occorre un grande momento di unità nazionale: peccato che i politici non riescano a capirlo. Nella maggioranza e nell'opposizione non ce n'è uno che vada d'accordo con l'altro. E poi mi è difficile tollerare questa politica dei selfie». Dei selfie?«Intendo la politica degli slogan, delle foto sui social. Insomma, non siamo mica degli attori».Lei ha ballato in televisione e ha fatto uno spot per i sottaceti. «Io non sono alla guida del paese, rappresento solo me stesso». Oggi per chi voterebbe? «Preferirei non pronunciarmi su questo. Ultimamente sento tanti annunci, tante proposte, ma niente di concreto». Il premier Conte ha prolungato lo stato d'emergenza. Qualcuno dice che è un Conte che si crede re.«Meglio che rimanga un Conte». Detto da un principe…«Per carità, è un momento difficile per tutti. Però vedo che all'estero gli aiuti nell'emergenza sono arrivati subito. Ho un'azienda di ristorazione a Los Angeles: tutti i miei impiegati sono andati in cassa integrazione e hanno preso un bonus. In Italia no». Quindi cosa metterebbe al primo punto del suo programma?«Uno snellimento della burocrazia». Ok, ma come? «Lo so che non è facile. Oggi come oggi non ho ancora un programma. Mi limito a raccogliere le idee migliori e metterle a disposizione di chi deve decidere, senza copyright. Se queste proposte verranno ascoltate o meno, non è affar mio».Si aspetta che Conte la convochi a Palazzo Chigi per ascoltare i suoi consigli?«Sarei contentissimo, sono a disposizione per il bene degli italiani». Chi è il vero sovrano in Italia?«Sicuramente non più il popolo. Rendiamoci conto che hanno sbattuto fuori una monarchia costituzionale per avere una monarchia assoluta». Quale monarchia? Il Parlamento garantisce la rappresentanza democratica…«Sì, come no. Lo vediamo come la garantisce bene… E comunque anche ai tempi della corona c'era il Parlamento». Fino a un certo punto. E non c'erano le garanzie costituzionali. «Mettiamola così: più che in una monarchia assoluta, oggi viviamo in una “repubblica assoluta"». Un assolutismo repubblicano: non siamo più una democrazia mentre prima lo eravamo? «A mio avviso, sì. Il popolo non è coinvolto nelle decisioni». Quando dice che hanno «sbattuto fuori» la monarchia, dimentica che quella monarchia fuggì a Brindisi mentre calavano i tedeschi. «Per carità, non cerco scuse per Casa Savoia. Ci sono stati momenti bui per la Corona: ho sempre condannato, per esempio, le leggi razziali. E forse sono stato il primo e l'unico Savoia ad averlo fatto». Però avete chiesto 260 milioni di danni morali allo Stato Italiano per l'esilio forzato. «No, non c'è più nessuna causa in corso. Era solo una trovata degli avvocati. Una mossa che ho reputato sbagliata, quindi abbiamo subito ritirato la vertenza». Però?«Però, una volta ammessi gli errori, non posso nemmeno accettare una distruzione totale della memoria dei Savoia. Dobbiamo comunque capire in quale momento ci trovavamo: c'era la guerra. Quando dicono che è stato il re ad avere voluto il fascismo, sappiamo che non è vero».Ma lo ha tollerato per anni. «O magari si è piegato alle scelte del parlamento dell'epoca. Andiamo a contare la maggioranza che aveva Mussolini in Parlamento, anche nomi altisonanti. Il Re non ha mai votato». Oggi giurerebbe fedeltà alla Costituzione? «Sono italiano, non ho nessun problema. Purtroppo non ho fatto il servizio militare, ma sono fedele al mio Paese. E certamente giurerei fedeltà anche alla Costituzione, che peraltro riprende il vecchio statuto albertino». Vittorio Emanuele III deve tornare a Roma per essere sepolto al Pantheon? «Ho fatto un appello anche a Papa Francesco, ma è complicato. Il re, come la regina Elena, Umberto II e tutti i re d'Italia devono andare al Pantheon. Adesso però, sinceramente, abbiamo problemi più urgenti. Quando sarà passata l'emergenza, ne riparleremo».
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)
Il food è ormai da tempo uno dei settori più di tendenza. Ma ha anche dei lati oscuri, che impattano sui consumatori. Qualche consiglio per evitarli.
Charlie Kirk (Getty Images)
Carlo III e Donald Trump a Londra (Ansa)