2019-09-09
Suor Anna Monia Alfieri: «Alla scuola italiana serve autonomia»
L'esperta di sistemi formativi: «Assurdo tagliare i contributi alle paritarie: lo Stato per questi alunni spende 500 euro all'anno, per gli altri 10.000. Dobbiamo introdurre ticket e costi standard come avviene per la sanità».Riaprono le scuole tra i soliti problemi irrisolti. Droga, bullismo, violenze tra gli studenti. Lamento, cattedre vuote, precariato tra i prof. Approssimazione al governo. Suor Anna Monia Alfieri, tre lauree (giurisprudenza, economia e teologia), tra le voci più accreditate sull'organizzazione dei sistemi formativi e coautrice (tra varie altre opere) del libro Lettera ai politici sulla libertà di scuola scritto con il professor Dario Antiseri, spiega da dove ripartire. Nel programma del nuovo governo compare la «difesa della scuola pubblica» nella «tutela dei beni comuni». È d'accordo?«I 5 stelle vogliono tagliare i contributi alle scuole paritarie. Dicono che così saneranno il precariato. Ma così è impossibile».Perché?«In Italia manca un dato essenziale per capire i problemi della scuola: il censimento della domanda e dell'offerta educativa. Non sappiamo quante sono le cattedre vuote, quante quelle disponibili, quante se ne libereranno nei prossimi anni, quanti sono i docenti abilitati, per quali materie, in quali regioni. Questo incrocio di domanda e offerta non c'è».Nella sanità sappiamo quanti medici mancano nelle varie specialità, nella scuola no.«Già così si capisce che il problema non si risolve con i tagli. Ma c'è un altro dato».Dica.«Per anni ho studiato i bilanci del ministero grazie alla collaborazione di tre ministre di tre orientamenti diversi: Gelmini, Giannini, Fedeli. Ora sappiamo con precisione quanto costa uno studente di scuola statale allo Stato, cioè ai contribuenti».Quanto?«Diecimila euro all'anno. L'associazione Civicum in uno studio con Deloitte è arrivata alla stessa cifra. Come se non bastasse, i dati Ocse Pisa mostrano che un allievo statale dalla scuola dell'infanzia al diploma costa 89.336 euro».E quanto costa uno studente della scuola paritaria?«Sono 800.000 e per ciascuno lo Stato spende 500 euro all'anno. Significa che per ogni allievo di paritaria le casse pubbliche risparmiano 9.500 euro».Quindi quando un grillino o chi per lui dice che i problemi si risolvono tagliando i fondi alle paritarie...«Mente sapendo di mentire. La scuola paritaria è il primo finanziatore di quella statale, perché queste famiglie pagano le tasse per un servizio che non utilizzano e poi pagano le rette. Esborso doppio».Le strutture statali potrebbero assorbire a costo zero gli 800.000 paritari, avendo strutture e docenti.«Falso. Primo, le scuole statali scoppiano, come dimostra il gran numero di “classi pollaio". Secondo, molte delle 12.000 scuole paritarie sono scuole dell'infanzia che lo Stato non ha. Chiuderle comporta costruire edifici nuovi, con costi che vanno da 8 a 30 milioni di euro l'uno, e dotarli di personale. Ma a parte l'ennesimo buco nei conti pubblici, c'è qualcosa di peggio: intendo la creazione del monopolio educativo».Una scuola di regime?«In tutta Europa la libertà di scelta educativa è garantita ovunque. Il motivo è evidente: conviene. Innesca una sana concorrenza tra scuole, alza il livello di qualità complessivo e fa risparmiare. In Italia questo non succede». Per la Costituzione la scuola non statale dev'essere «senza oneri per lo Stato».«Nessuna scuola paritaria nasce a carico dello Stato, non ce n'è una costruita con soldi pubblici. Ma la Costituzione dice anche altro: il compito educativo spetta alla famiglia. Se sto male, ho diritto a curarmi in un ospedale statale oppure in uno gestito da privati ma accreditato dall'ente pubblico pagando un ticket: perché questo non vale per la scuola? Perché non posso scegliere se mandare i figli in una scuola pubblica gestita e controllata dallo Stato, o in una pubblica paritaria gestita da privati e controllata dallo Stato? La mancanza di questo diritto di scelta genera discriminazione».Sceglie chi se lo può permettere.«Appunto, le sembra giusto? Poveri e disabili non possono scegliere. Idiozia delle idiozie, questa assenza di diritti viene fatta passare come un privilegio dei ricchi. I 5 stelle e la sinistra si sono sempre dichiarati a favore dei più poveri: che diano anche a loro la possibilità di scegliere tra scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria». La formula del ticket sanitario potrebbe valere anche nella scuola?«Certo. Pagando i docenti secondo contratto, avendo strutture in ordine e bilanci efficienti, abbiamo stimato che il costo standard di sostenibilità per allievo è di 5.500 euro».Quasi la metà del costo effettivo sostenuto a pie' di lista.«Lo standard varia a seconda dei corsi: la scuola per l'infanzia costa meno, il liceo di più. È un principio che piace anche alla scuola statale, che pur essendo finanziata a iosa non gode di buona salute. Alla fine di giugno mancavano 1.800 dirigenti e 50.000 docenti di sostegno con 40.000 cattedre vuote».Come vengono spesi quei 10.000 euro per ogni alunno?«Il 96% copre lo stipendio dei docenti e del personale Ata. In Europa siamo al 92%. E da noi un prof a fine carriera guadagna 2.000 euro, mentre all'estero arriva al doppio».Spendere 5.500 euro non vuol dire tagliare gli stipendi? «No, se al ministero incrociassero la domanda con l'offerta educativa. Matteo Renzi ha fatto 150.000 assunzioni e con il concorsone ne arriveranno altri 50.000. Poi però l'anno si apre con le cattedre vuote e alla scuola cui serve un prof di matematica ne arriva uno di musica. Gli assunti da Renzi nell'organico di potenziamento non fanno nulla». Che cosa non quadra?«La scuola paga il docente che prende la cattedra e poi torna a casa, poi paga il supplente e infine il supplente del supplente. Tre stipendi per un posto solo».Lombardia e Veneto hanno chiesto l'autonomia per la scuola. Meglio continuare con le graduatorie nazionali e le presunte «deportazioni» dal Sud al Nord?«Sono favorevole all'autonomia per la scuola, che chiamerei federalismo solidale. Lo dico da meridionale: il pluralismo educativo è maggiormente compromesso dal Centro Italia in giù. L'anomalia italiana è che lo Stato fatica ad abbandonare il privilegio di essere gestore e garante di sé stesso. Le scuole statali sono gestite e controllate dallo Stato, che se la canta e se la suona. Il guaio della scuola italiana è lo statalismo, l'accentramento della funzione di gestione e di controllo».Quindi lei è favorevole anche all'autonomia delle singole scuole.«Certo. Oggi i dirigenti scolastici sono degli eroi. Dovrebbero essere general manager, ma non possono scegliere l'organico secondo i propri bisogni e poi vengono accusati di incapacità gestionale. È assurdo. La chiamata diretta andrebbe ripristinata».Non crea clientelismo?«No, se chi controlla fa il suo dovere. Dare libertà alle persone è più efficiente che tenerle legate con una corda sufficientemente lunga per arrivare alla ciotola ma non per giungere al portone».Perché di scuola libera parlano solo i cattolici? È una battaglia di parte?«A dire il vero, ormai ne sento parlare poco anche lì. L'ultima che ha parlato di libertà di scelta educativa è stata la presidente del Senato Casellati al Meeting di Rimini. Prima di lei mi sovviene la Fedeli quando nel 2017 istituì il tavolo sui costi standard dicendo che bambini e bambine non possono essere discriminati per ragioni economiche».Storicamente sono stati i cattolici a porre il tema della libertà di educazione.«La libertà è intrinseca del cristianesimo. Gesù è il rivoluzionario per eccellenza e un cattolico nel proprio Dna predilige la libertà. La mia battaglia non è in difesa della scuola cattolica o paritaria, ma che la famiglia come soggetto educante possa liberamente scegliere dove fare studiare i figli. Questo comporterà maggiore qualità, più rispetto professionale per i docenti, impiego più efficace dei denari pubblici. Non chiedo privilegi, ma di non essere ostacolata. E poi, chi dice che la scuola paritaria è di preti e suore è un po' dissociato dalla realtà». In che senso?«Al netto della crisi vocazionale, preti e suore non se ne vedono più. Comunque mi chiedo perché l'80% dei politici hanno studiato nelle scuole paritarie, dove mandano pure i loro figli».Bullismo, droga, violenze sui professori. Che scuola è?«Da anni vengono delegittimati i docenti e deresponsabilizzati i genitori. I ruoli sono stati abbattuti. Le famiglie vengono accusate di parcheggiare i figli e non occuparsene più: ma per quanti anni abbiamo fatto credere loro che l'educazione spettava alla Chiesa o allo Stato? Ci lamentiamo che i genitori sono assenti quando per anni abbiamo sperato di avere a scuola figli di orfani. E abbiamo delegittimato il ruolo dei docenti. La scuola da ascensore sociale è diventata ammortizzatore sociale».Se incontrasse il neoministro Lorenzo Fioramonti, che cosa gli chiederebbe?«Un atto di coraggio. Riapra immediatamente il tavolo sui costi standard istituito dalla ministra Fedeli nel 2017 con i sindacati e i politici di tutti gli schieramenti. Abbiamo gli studi che ne comprovano la validità e la dimostrazione pratica in Lombardia, dove grazie alla dote scuola, che cerca di colmare per quanto possibile la discriminazione, il pluralismo educativo ha portato la regione ai massimi livelli Ocse Pisa».Quindi il problema non sono le tasse su merendine o bibite zuccherate.«Per carità. Fioramonti riprenda il dossier sui costi standard di sostenibilità nella scuola. E poi si prenda una scorta».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)