2023-06-23
L’Inghilterra fa confessare i politici. «I lockdown si potevano evitare»
Il cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt, rivela: «Eravamo convinti che l’epidemia fosse influenzale». E, ignorando studi internazionali, «è stata inseguita solo l’immunità di gregge». Una svista da 200.000 vittime.Se in Italia la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid fatica a decollare, nel Regno Unito si sono portati parecchio avanti. Tanto per dire, è già stata raccolta la testimonianza dell’ex primo ministro David Cameron, che ha dovuto render contro delle misure di prevenzione adottate dal governo britannico nel suo periodo trascorso a Downing Street (2010-2016). Altro teste chiave dell’inchiesta è stato senz’altro Jeremy Hunt, che oggi ricopre il ruolo di cancelliere dello Scacchiere (equivalente del nostro ministro delle Finanze), ma che dal 2012 al 2018 è stato segretario di Stato per la salute. Ebbene, entrambi i testimoni hanno riconosciuto che il governo di Londra ha commesso diversi errori, non preparando a dovere la nazione a una pandemia da coronavirus. Hunt, più in particolare, ha dichiarato che il primo lockdown si sarebbe potuto evitare. In effetti, ha spiegato il cancelliere, se si fosse fatto ricorso a quarantene tempestive, unite a test più massicci, sarebbe stato possibile rallentare in maniera significativa la diffusione del virus, rendendo di fatto superfluo il confinamento, che tanti danni ha causato. Al contrario, ha proseguito Hunt, lui e i funzionari della Salute partivano dal presupposto - che ha definito «profondamente radicato» - che sarebbe stato impossibile fermare i contagi. Tale previsione, però, era semplicemente errata: questa lunga serie di cantonate, del resto, ha portato al decesso di circa 200.000 cittadini britannici (a tanto ammonta, infatti, il numero delle vittime mietute dal Covid nel Regno Unito).Ma perché mai, appunto, furono fatti questi errori? L’attuale cancelliere ha individuato due motivi principali: la convinzione degli esperti che vi potesse essere unicamente un’epidemia di origine influenzale e che, in questa materia, la Gran Bretagna non avesse nulla da imparare dagli altri. In poche parole, ai soloni di Londra non era assolutamente venuto in mente di studiare le misure adottate da alcuni governi dell’Asia orientale, dove erano già state affrontate epidemie di Sars e Mers. In tal senso, Hunt ha aggiunto che avrebbe voluto fare di più per contrastare questo groupthink («pensiero di gruppo»), ossia questo consenso raggiunto dagli esperti più per amor di compromesso e quieto vivere che non per amor di verità. In buona sintesi, l’ex segretario alla Salute, che ha svolto un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle misure di prevenzione contro eventuali pandemie, ha ammesso candidamente di aver fallito su tutta la linea, dato che i protocolli d’intervento e le simulazioni avevano preso in considerazione solo epidemie di natura influenzale. Ad esempio l’esercitazione Cygnus, svolta nel 2016 per testare la reazione a una pandemia influenzale, non aveva previsto alcuna quarantena o alcun test. Di più: come «punto di partenza» della simulazione si calcolavano già 1,2 milioni di persone infettate. Un po’ troppo tardi, insomma, per ricorrere a quarantene mirate...Sia in Europa occidentale che in Nord America, ha proseguito Hunt, si partiva da un «presupposto condiviso», e cioè che «l’immunità di gregge sarebbe stata inevitabilmente l’unico modo per contenere un virus», poiché era preventivato che il virus «si sarebbe ormai diffuso a macchia d’olio». Eppure, per rispondere a una pandemia da Covid, erano disponibili diversi casi di studio, come quello della Corea del Sud, che nel 2015 era stata colpita da un’epidemia di Mers. Ecco, le autorità di Seul, ha spiegato il cancelliere, hanno adottato misure mirate a rallentare la diffusione del virus non appena diagnosticato, anziché trattarlo come un’influenza. E infatti, ha aggiunto Hunt, «nel primo anno della pandemia la Corea del Sud non ha fatto alcun lockdown». Pertanto, ha dovuto ammettere l’ex segretario alla Salute, non imparare dai casi dell’Asia orientale ha spinto lui e i suoi consulenti scientifici in un «punto cieco». E pensare che una simulazione di un’epidemia di Mers era stata effettivamente fatta nel 2016, ossia l’esercitazione Alice. Che, non a caso, prevedeva tra le contromisure anche la quarantena. Hunt, tuttavia, ha asserito di non essere stato messo al corrente di questa simulazione e che, in ogni caso, l’esercitazione Alice sarebbe presto finita nel dimenticatoio. Poi, come spesso succede, tutti i nodi sono venuti al pettine e, una volta arrivato il Covid in Gran Bretagna, il governo di Londra ha reagito male e troppo tardi.Con la deposizione di Hunt, si è quindi conclusa la prima parte dell’inchiesta pubblica sulla pandemia, che riguardava appunto l’effettiva preparazione del Regno Unito di fronte all’arrivo di una malattia sconosciuta. La commissione è stata voluta nel 2021 da Boris Johnson, non ha una scadenza formale ma, in ogni caso, dovrebbe durare fino al 2025. Questa tipologia d’inchiesta può convocare testimoni e richiedere prove, ma non mira a emettere condanne o assoluzioni. Il suo unico scopo è «apprendere lezioni» su temi di interesse pubblico. Lezioni da sottoporre poi, in maniera non vincolante, all’attenzione dei ministri.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)