2020-05-29
L’infido connubio tra laici e cattolici nel nome di Francesco e Rousseau
Una minacciosa «nuova» morale unisce potentati della Chiesa e campioni del mondo. Un’utopia egualitaria e ambientalista nemica della libertà. È questa l’economia del Papa che verrà celebrata in autunno ad Assisi?Nel post pandemia di Covid-19, in autunno, non dovremo solo impegnarci a risolvere problemi di crescita economica, ma anche a fronteggiare contrastanti ipotesi di imposizione di una nuova etica socioeconomica fondata sulla morale cattolica reinterpretata in «complicità» tra laici e cattolici. Si osserva infatti il fenomeno per cui prestigiosi e influenti laici malthusiano-ambientalisti si rifanno proprio al magistero di questo pontificato, mentre potenti e influenti esponenti cattolici si rifanno addirittura a Rousseau. È possibile che sia questa la prospettiva di sintesi a cui dobbiamo prepararci in vista di novembre ad Assisi, quando si terrà il convegno Economy of Francesco? Significherebbe ristrutturare i criteri morali dell’etica con la strategia della «meritorietà», condita con tesi rousseauiano-malthusiano-ambientaliste. Attenzione, ciò non è rilevante solo per il mondo cattolico! In questi giorni abbiamo sentito elevarsi da tutte le parti la richiesta di una nuova etica comportamentale per fronteggiare i disordini socioeconomici (senza mai sentirne affrontare le cause). Abbiamo sentito banali auspici che questa crisi possa essere utile per cancellare diseguaglianze, ingiustizie , discriminazioni, degrado ambientale eccetera, grazie a nuovi codici etici. Chissà perché quando qualcosa non funziona, c’è sempre chi ha l’intuito di proporre cose «nuove»: nuove leggi, nuovi codici, nuove strutture, nuovi strumenti, nuovo ordine... Senza però dimostrare di sapere ciò che non funzionava nel «vecchio». Vediamo che succede oggi di nuovo...Da una parte, nel mondo laico (curiosamente) influenti ambientalisti neomalthusiani sembrano voler utilizzare il nuovo magistero vigente (Laudato si’, Evangelii gaudium) per rivendicare una conseguente necessità di nuova etica per correggere gli errori della globalizzazione.ai limiti dell’eresiaDa altra parte, nel mondo cattolico (curiosamente) influenti esponenti, incoraggiati forse dai principi della nuova dottrina della «Realtà» e alla ricerca di un nuovo ruolo sociale della Chiesa, sembrano voler proporre una «ristrutturazione della morale» ispirata all’ideologia egualitaria di Jean-Jacques Rousseau. Spiegando che le attuali diseguaglianze dipendono da problemi strutturali della società (soprattutto nel modello di creazione e distribuzione della ricchezza, che andrebbe invece pre-distribuita). E cogliendo l’occasione per negare la meritocrazia che, secondo loro, schiaccia il più debole e crea o accentua le diseguaglianze. Propongono di sostituire meritocrazia con meritorietà, che affermando invece l’esigenza di un criterio nella valutazione del merito, non permette a chi merita di più di decidere anche le regole del gioco per avvantaggiarsene. Ma per i cattolici la meritocrazia, ispirata da Cristo, è l’esercizio delle virtù per aver potere sul peccato, anche operando nel mondo, in economia e finanza, non per aver potere sul prossimo. Invece proprio la meritorietà può diventare, essa sì, un potere che impone le regole di valutazione del merito (il comunismo ne è un esempio). Nella meritorietà i criteri del merito li decide la forza ideologica che governa. Infatti, nascosti fra le pieghe della meritorietà, ci sono sempre più Stato, più tassazione delle rendite, più ambientalismo di Stato eccetera. Chi ama le utopie non riconosce che non può esistere eguaglianza nelle capacità e che ciò che serve è eguaglianza nelle possibilità e riconoscimento del merito. Nella visione cattolica inoltre la dignità umana non è nell’eguaglianza. Per affermare l’ideologia egualitaria utopistica di Rousseau, si deve eliminare la libertà, che è per sua natura diseguale. È una utopia (persino eretica) pensare di poter cambiare il mondo cambiando strutture e strumenti anziché il cuore dell’uomo. Anche Benedetto XVI lo spiega nell’enciclica Caritas in veritate. c’è un precedenteAppare evidente che in un momento in cui la fiducia, crollata, è diventata risorsa scarsissima, si cerchi di surrogarla con richiami alla morale necessaria per assicurarsi credibilità, magari artificiale. Successe anche negli anni Ottanta negli Usa a seguito degli scandali finanziari dovuti a moral turpitude. I columnist dei maggiori quotidiani chiesero etica in economia e da un giorno all’altro furono «inventate» cattedre di etica economica nelle business school. È cambiato qualcosa grazie a norme e insegnamento? Parafrasando Chesterton: se c’è qualcosa di peggio dell’odierno indebolimento dei principi morali, è il loro odierno utilizzo allo scopo di confonderli e giustificare successive scelte immorali. Infatti, secondo il pensiero di Nietzsche, non ci sono cose morali e cose immorali, solo interpretazioni.