2023-01-18
L’incredibile latitanza tra lussi e ristoranti
Matteo Messina Denaro (Ansa)
Disposto il 41 bis per Matteo Messina Denaro, che farà la chemioterapia in cella. Indagato il suo medico. Trovati viagra, profumi, profilattici e orologi pregiati nel covo, di proprietà del prestanome Andrea Bonafede. La Procura: il padrino girava tranquillo per locali e ristoranti.Gli ultimi mesi di latitanza di Matteo Messina Denaro sembrano un film per il cinema. Le immagini salienti sono tutte lì e adesso arrivano anche i testimoni inediti, come il vero Andrea Bonafede, indagato per associazione mafiosa, che da ieri sta rispondendo alle domande dei pm della Procura antimafia di Palermo. Alcune delle scene sono state riprese con gli smartphone tesi al cielo, altre dai carabinieri del Ros che lo hanno arrestato. Ci sono i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza della clinica La Maddalena e il selfie con un medico, pubblicato ieri in esclusiva dalla Verità. Un repertorio invidiabile, a cui si vanno ad aggiungere le riprese del boss per le strade di Campobello di Mazara o in coda al supermercato a fare la spesa. Materiale di estremo valore, che da lunedì pomeriggio i carabinieri del Ros stanno passando al setaccio, alla ricerca di ulteriori dettagli in grado di ricostruire la rete di protezione di Messina Denaro.A partire proprio da Bonafede, geometra rispettato, anche perché nipote del vecchio capomafia di Campobello di Mazara, Leonardo, detto Nanà. Ai magistrati antimafia ha raccontato di conoscere il boss di Castelvetrano sin da quando era bambino e di aver utilizzato i soldi di Messina Denaro per comprare quell’abitazione di via Cb 31 in cui pare aver trascorso la latitanza almeno nell’ultimo anno. Per questo lo considerano il covo per eccellenza, perquisito da cima a fondo nella notte tra lunedì e martedì. Quasi due ore di attività, durante le quali sono emersi gli oggetti di scena del film di Messina Denaro. Sneakers di marca e vestiti eleganti, ma anche un frigorifero pieno, come in un altro covo caldo, scoperto negli anni Novanta dalla polizia ad Aspra, frazione marinara di Bagheria. Trovati anche alcuni scontrini di ristoranti del territorio trapanese, ma soprattutto un’agenda con nomi e numeri di telefono, che sarà il primo rompicapo dell’attività investigativa. Secondo alcuni racconti, raccolti in queste ore, alcuni cittadini di Campobello di Mazara, guardando la sua foto, hanno ricordato di averlo visto quest’estate in spiaggia a Tre Fontane. Nel covo c’erano pure dei profilattici e delle pillole di Viagra che rilanciano gli stereotipi del capomafia di Castelvetrano, da sempre descritto come uno sciupafemmine. Sonia è l’ultima amante nota. A lei nel 1993 scrive una lettera d’amore prima dell’invisibilità. E da allora nel suo letto di donne devono esserne passate tante. Nessuna, però, è riuscito a fermarlo. Oltre che per la giustizia era imprendibile anche per loro. «Non faceva una vita monastica, in stile Bernardo Provenzano, così per fare un esempio», afferma il procuratore aggiunto Paolo Guido. Tanto da lasciarsi andare in chat selvagge anche con le amiche di una delle pazienti della clinica, con cui si incontrava ogni lunedì per la chemioterapia. Lì tutti lo ricordano per l’educazione e l’eleganza. D’altra parte, anche al momento dell’arresto era griffato (il giubbotto non era di Brunello Cucinelli), ma al polso aveva un Frank Muller da 35.000 euro.All’interno di un borsello, invece, i carabinieri del Ros hanno trovato la chiave di un auto: un’Alfa Romeo 164. Un veicolo d’epoca, quasi destinato agli amatori, che ricorda i mezzi utilizzati da Diabolik, il personaggio dei fumetti tanto invidiato da Messina Denaro, al punto da confessare a uno sei suoi fedelissimi degli anni Novanta (che poi si è pentito) di volerlo emulare, montando dei kalashnikov sui fanali della sua auto. Con quest’Alfa se ne andava in giro per Campobello di Mazara, 11.000 abitanti a 15 minuti d’auto da Castelvetrano, sede del suo mandamento. Ieri gli investigatori hanno recuperato immagini video che riprendono il mammasantissima mentre entrava e usciva dal suo ultimo covo, scendeva dall’auto con le buste della spesa, entrava nel cortiletto protetto da un cancello e rientrava a casa. Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, è stata proprio questa chiave a condurli al covo. «Al momento dell’arresto non sapevamo nulla di questo luogo», ha detto in conferenza stampa il procuratore De Lucia. Attraverso il codice della chiave gli inquirenti sono risaliti al veicolo e grazie a un sistema di intelligenza artificiale hanno ricostruito, con tanto di immagini, gli spostamenti dell’Alfa. Fino a quel vicolo di Campobello. Lì ha trascorso gli ultimi mesi di vita l’ex Primula rossa, passati nell’appartamento da poco ristrutturato (quattro vani e pertinenze con mobili definiti di «apprezzabile livello economico») comprato da Bonafede, il geometra che gli ha prestato la carta d’identità che usava per accedere indisturbato al sistema sanitario per curare le gravi patologie tumorali dalle quali era affetto. Ora gli investigatori dicono che «è impossibile che nessuno sapesse della sua presenza a Campobello». Nel film degli inquirenti il capobastone di Castelvetrano riusciva a nascondersi pur restando sotto gli occhi di tutti. «L’immagine che si conosceva di Messina Denaro è un po’ diversa rispetto al suo aspetto odierno. Possibile che anche io lo abbia potuto incontrare da qualche parte», spiega Giuliano Panierino, che è il comandante della Polizia municipale del paese. E l’inquilino al primo piano della stessa palazzina in cui viveva il boss, Rosario Cognata, ora è esterrefatto: «Ogni tanto lo incrociavo, lo salutavo e nient'altro. Lui rispondeva in maniera cordiale». In realtà si sa che da tempo il boss dei boss si muoveva con una certa nonchalance. Senza farsi mancare perfino lo stadio: nel 2009 si mischiò in tribuna per una partita di Champion indossando una maglietta del Palermo, che giocava in casa lo spareggio con la Sampdoria. E chissà se all’epoca superò i tornelli con la carta d’identità di Bonafede.Ora i carabinieri del Ros stanno cercando di individuare anche gli altri luoghi nei quali in questi anni si è nascosto (secondo i carabinieri esisterebbe un secondo covo nel quale il boss avrebbe nascosto le carte importanti). Tra i presunti fiancheggiatori è già finito sotto inchiesta Alfonso Tumbarello, che a Campobello faceva il medico condotto e che, come ricostruito ieri dalla Verità, per anni ha avuto in cura Bonafede, alias Messina Denaro. Tumbarello si era candidato alla carica di sindaco nel 2011 con scarsi risultati e, nel 2006, alle regionali a sostegno di Totò Cuffaro presidente. Anche in quel caso non gli andò bene. Nel 2003 però ha fatto un giro nel consiglio provinciale di Trapani. «Le sue condizioni sono gravi, non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute», ha spiegato Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica La Maddalena, raccontando anche che l’infausta prognosi fu «accolta con grande dignità» dal paziente. Le sue condizioni, comunque, sono state valutate come compatibili con il carcere. E per lui è stato subito disposto il 41 bis, firmato dal guardasigilli Carlo Nordio, con trasferimento nell’istituto di pena di massima sicurezza dell’Aquila, dove potrà continuare a curarsi. Mentre gli inquirenti sperano che salti il fosso e decida di collaborare. Anche se pubblicamente non lo dicono. «Stiamo lavorando», risponde Di Lucia. «Il boss farà le sue scelte», dice il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Di certo in Sicilia e nel «Continente» in molti già tremano.
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