
Codacons e stampa puntano il dito contro uno stabilimento di lusso nel Salento, dimenticando che nessuno è obbligato ad andarci. A lanciare l’allarme stangata, tra l’altro, sono gli stessi che sognano i bagni in mano a grossi investitori, che alzerebbero le tariffe.Come tutte le estati, insieme al tormentone della siccità (ma fino al giorno prima si discuteva di piovosità) è ripartito quello del caro vacanze. Affittare un ombrellone e due lettini sulla spiaggia costa un occhio della testa. Il Codacons segnala che a Marina di Pescoluse, nel Salento super chic, affittare ad agosto un gazebo per due persone, nell’area riservata, costa 652 euro. In pratica, per un weekend in riva al mare si spendono più di 1.200 euro, cene e soggiorno esclusi. Come informa il Corriere della Sera, il prezzo comprende letti king size, teli in spugna, frutta e champagne, e pure un servizio «concierge e butler», cioè del personale pronto a soddisfare ogni richiesta, che sia una prenotazione o un capriccio. In pratica, per stendersi al sole nel club salentino, in un paio di giorni va via l’equivalente di uno stipendio medio. Ed è subito scandalo, con tanto di famiglia milanese che certifica di aver apprezzato il servizio nonostante il conto.Per l’occasione, è sceso in campo anche Flavio Briatore, che nel ramo dei servizi in spiaggia ha una provata esperienza. Secondo il fondatore del Billionare e del Twiga, non si possono chiedere 60 euro per due lettini senza offrire servizi, ma a Marina di Pescoluse, dove c’è il bagno più caro d’Italia, replicano che i servizi loro li offrono e infatti per affittare cabina e gazebo si paga il mille per cento in più. Ovviamente, seguono servizi in tv, opinioni di esperti e dibattiti accesi davanti alle telecamere, come se il lusso di certe vacanze fosse una scoperta recente, da mostrare per poi mettere a confronto con coloro che possono permettersi una volta al mese solo una serata nella pizzeria sotto casa.Ora, capisco che tutto faccia spettacolo e anche l’esibizione dei soggiorni a cinque stelle possa essere utile per riempire il palinsesto e pure i giornali. Tuttavia, credo siano necessarie almeno tre considerazioni. La prima è che le notti sfrenate (ma anche le giornate) esistono dai tempi della Dolce vita e non sono un’invenzione recente. Le feste capresi, con tanto di celebrity che si divertivano spendendo un capitale in aragoste e champagne, hanno riempito per anni le pagine delle riviste di gossip. Perché i super ricchi e i super cafoni sono sempre esistiti, anche prima che le televisioni li mostrassero e ne esibissero gli eccessi. In Costa Azzurra e in Costa Smeralda si faceva a gara nel far vedere chi ce l’aveva più grosso, lo yacht. Dunque, con buona pace del Codacons, nell’estate del 2024 non c’è nessuna novità: chi vuole buttare una fortuna per sudare sotto un gazebo da mille e una notte lo può fare, ma non è obbligatorio.Già: nessuno è costretto a soggiornare al Cinque vele Beach Club di Marina di Pescoluse: basta spostarsi di qualche chilometro e, stessa spiaggia e stesso mare, i prezzi di lettini e ombrelloni miracolosamente scendono. Certo, magari non c’è il cameriere pronto ad assecondare qualsiasi richiesta, ma le pagine delle riviste patinate si possono anche girare da sole, senza l’aiuto del concierge. La nostra repubblica è fondata sul lavoro, non sulle vacanze, e siccome la Costituzione non riesce a garantire il primo, figuratevi se è in grado di assicurare a tutti le seconde. Le ferie, è vero, sono un diritto sancito dai contratti di categoria, ma non c’è nessuna clausola che obbliga a trascorrerle nei club super esclusivi da 600 euro al giorno: si può anche passarle dove si spende un decimo e un ventesimo. A ciò poi va aggiunta un’ultima considerazione. Da tempo si discute di una norma che obbliga il governo italiano a mettere a gara le concessioni balneari, per consentire allo Stato di ricavare di più e ai cittadini-turisti di avere un’offerta migliore, dettata dalla competizione. Per quanto mi riguarda, so già come finirà: se adesso le concessioni sono un affare di famiglia, nel senso che alcuni gestori se le tramandano di padre in figlio, poi i bagni saranno un affare da fondi d’investimento, i quali certamente daranno più soldi allo Stato per lo sfruttamento di un bene pubblico come la spiaggia e allo stesso tempo miglioreranno i servizi alla clientela. Tuttavia, coloro che oggi si stupiscono dei prezzi di lettini e ombrelloni, devono capire che la messa a gara delle concessioni si ripercuoterà sul loro portafogli, perché quello che i nuovi gestori investiranno se lo riprenderanno con gli interessi, affittando sdraio e gazebo e facendo pagare i teli di spugna come se fossero d’oro. Già li vedo i servizi di quelli che ora si indignano per i costi di un weekend al mare: sarà il tripudio dell’ovvio dei popoli, variazione con cui si addormentano le coscienze con delle banalità estive.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






