
Come ha scritto Marcello Veneziani, sarebbe bello che il nuovo anno ci portasse un futuro con meno stupidità Ma la storia insegna che è un desiderio irrealizzabile. E ormai molti dicono pubblicamente di sentirsi cretini.Nelle aspirazioni di tutti noi c’è un futuro con meno stupidità. Tuttavia, si tratta di uno scenario completamente irrealizzabile. Quello dell’idiozia è un tratto incancellabile del genere umano, se ne era accorto perfino Einstein. I citati soggetti infatti continuano ad esistere, meritevoli perciò stesso - almeno nella greve visione dell’esperta del ramo Wanna Marchi - di essere «incu****».Evitando scurrilità, per iscriversi alla categoria antropologica ci si può definire altrimenti.È il caso di Carlo Calenda: «Pensavo di essere l’ultimo “pirla” che si era fidato di Matteo Renzi, non ero l’ultimo e questo mi rassicura dal punto di vista psicologico. In bocca al lupo a Elly Schlein», a cui quindi passa il testimone.Maurizio Costanzo, nel vuotare il sacco nel 1981 con Giampaolo Pansa sulla sua iscrizione alla P2, citò Charles Baudelaire: «Che ti devo dire? Ho sentito su di me il vento dell’ala dell’imbecillità». Vanno bene anche scemo, idiota, fesso, stolto, cretino, cui nel 1985 - ben prima dell’epopea social- Carlo Fruttero e Franco Lucentini dedicarono La prevalenza del cretino (perché, Ennio Flaiano dixit, «la madre dei cretini è sempre incinta").Artefici di cavolate, sciocchezze, fesserie. E caz****, su cui il linguista Vittorio Coletti sul sito web dell’Accademia della Crusca ha osservato: «Oggi perfino chi fa a fette la moglie telefona ai carabinieri: ho fatto una ca**ata. Premessa eufemistica che incorpora ammissione di colpa e richiesta di perdono, con una formula che vorrebbe ridurne la negatività, predisponendo gli interlocutori alla comprensione e all’indulgenza».Senza dimenticare le Stronzate, traduzione di On Bullshit, libello del filosofo Usa Harry G. Frankfurt, che nel 1986 ammoniva: «Uno dei tratti salienti della nostra cultura è la quantità di stronzate in circolazione. Tutti lo sanno. Ciascuno di noi dà il proprio contributo». Per questo, ha ragione Marcello Veneziani quando qui, alla vigilia di Capodanno, ha chiuso un’analisi da par suo con l’auspicio: «Buonanotte stupido 2024, con l’augurio di vedere sempre meno stupidità nell’anno che verrà». Che purtroppo rimarrà disatteso, come ben sa lo stesso Veneziani, da intellettuale avveduto quale è.Il motivo? Lo spiegò negli anni Quaranta Alberto Savinio, nella Nuova enciclopedia pubblicata postuma da Adelphi nel 1977: «La stupidità, questo inconfessabile amore, esercita su di noi un potere ipnotico, una invincibile attiranza». Savinio aveva collaborato con il settimanale Omnibus di Leo Longanesi, fulminante sul tema: «Fanfare, bandiere, parate. Uno stupido è uno stupido. Due stupidi sono due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica» (sentenza valida ovunque e sempre, ma che formulata nel 1938, con il regime fascista imperante, da un tale autentico conservatore, assume un sapore particolare).Ma il fenomeno affonda nella notte dei tempi, se è vero che San Girolamo arrivò ad attribuire, in latino, all’Ecclesiaste dell’Antico Testamento una legge universale: «Infinito è il numero degli stolti». Che è una bella stupidata di traduzione, totalmente difforme dall’originale ebraico. L’argomento ha affascinato i soggetti più disparati, da Albert Einstein - «Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. Ma sull’universo ho ancora dei dubbi» - a Forrest Gump: «Mamma dice che stupido è chi lo stupido fa». Passando per lo scrittore austriaco Robert Musil, che «sulla stupidità» tenne due conferenze, nel marzo 1937 a Vienna: «Ogni intelligenza ha la sua stupidità» (la bontà dell’aforisma del drammaturgo fu certificato dalla magna pars dei suoi connazionali, entusiasticamente annessi alla Germania nazista nel 1938). Arrivando fino ad Arrigo Cipriani, una vita all’Harry's Bar di Venezia, che nel 2014 ha firmato per Feltrinelli Stupdt, uno «stupidario» geniale e colto «che si manda giù come un Bellini».E a Ferrando Mantovani, professore emerito di diritto penale all’università di Firenze scomparso lo scorso 28 dicembre, e al suo Stupidi si nasce o si diventa?, sottotitolo: Compendio di stupidologia. Con autodedica in esergo: «A me stesso, il più stupido degli stupidi (ma in ottima compagnia)».È invece del 1976 un delizioso saggio pseudoscientifico, Le leggi fondamentali della stupidità umana, che lo storico dell’economia Carlo M. Cipolla aveva redatto per un gruppo ristretto di amici (entrerà nel libro Allegro ma non troppo edito nell’1988 da Il Mulino, il suo titolo più venduto, un long-seller fino all’elegante riedizione 2024). Cipolla fotografa la stupidità come «una delle più potenti e oscure forze che impediscono la crescita del benessere e della felicità umane».Quindi suddivide le persone in quattro categorie - intelligenti, sprovveduti, banditi e stupidi - concludendo paradossalmente che questi ultimi sono più nocivi dei criminali, in quanto il delinquente dai suoi comportamenti trae benefici, sia pure a danno degli altri, lo stupido invece danneggia gli altri ma anche sé stesso. Questo perché «sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione»: «Le persone stupide sono pericolose e funeste perché alle persone ragionevoli risulta difficile immaginare e comprendere un comportamento stupido».In cui, prima o poi, incappiamo tutti: «La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia», ha rimarcato l’inarrivabile Flaiano.In ogni ambito. Nei contesti più disparati. Anche spiacevoli. «Sono stato stupido. Ho aspettato e aspettato. Pensavo che una malattia del genere non mi avrebbe attaccato. Ma è successo. Ho sempre pensato che il mio corpo fosse in grado di combattere le malattie» ha rilevato con amarezza Louis Van Gaal, pluridecorato allenatore olandese di calcio, cui nel 2021 è stato diagnosticato un cancro alla prostata.«Sono stato uno stupido, avevo torto» ha riconosciuto lo scrittore francese Daniel Pennac nel 2019, 15 anni dopo aver firmato un manifesto contro l’estradizione dalla Francia all’Italia del terrorista Cesare Battisti: «È stata una grande stupidaggine da parte mia, perché Battisti ha mentito alla giustizia italiana, ha mentito a François Mitterrand e a coloro che si facevano garanti per lui che si è rivelato un assassino. Non pensavo potesse essere un così brutto ceffo». «Sono stato uno stupido, con un solo messaggio ho ferito due donne: la giornalista e mia moglie» ha ammesso Rocco Siffredi nel marzo dell’anno scorso, dopo essere stato accusato di molestie sessuali - con vocali via whatsapp - da una giornalista dell’Adnkronos. In campo femminile, un caso per tutti: Ilary Blasi si è autodenunciata nell'autobiografia Che stupida, presentato dalla Mondadori come «una storia di dolore e di rinascita». Passata anche attraverso la capitalizzazione (legittima, perché come ha cantato Shakira dopo la rottura con l’ex calciatore Gerard Piqué: «Las mujeres ya no lloran, las mujeres facturan», le donne non piangono più: fatturano) che la stessa Blasi ha saputo fare della fine del matrimonio con Francesco Totti, anche con due serie tv, Unica e Ilary, in arrivo a giorni (la storia si presenta sempre prima come tragedia, poi come farsa). Intendiamoci: lasciarsi andare alle stupidate, se prive di effetti collaterali, può essere talvolta rilassante, se non divertente. Lo scrittore Walter Siti, nel suo pamphlet Contro l’impegno, dichiarò di irritarsi vedendo «molti critici e scrittori che riducono la letteratura a essere un galoppino per le loro idee», perché essa incide quando tratta fondamentali temi umani: «la depressione, la noia, la convinzione che nulla abbia un senso, il lasciar perdere, il rancore, l’inconcludenza, la stupidera». Che lo Zingarelli descrive come «manifestazione ripetuta di immaturità, specialmente con atti e discorsi sciocchi e superficiali, tipica dell’adolescenza».Dalla stupidità ci salverà l’Intelligenza artificiale? Veneziani ritiene possa rivelarsi alla fine stupido affidarsi ad essa «senza anticorpi critici e contrappesi intelligenti». E alcuni test gli danno ragione, secondo il matematico Pierluigi Contucci che nel 2023 ha scritto Rivoluzione intelligenza artificiale. Sfide, rischi e opportunità. «Le capacità logiche di ChatGpt sono scarsissime, l’hanno smascherato in modo crudele». Cioè? Chiedendogli: «Il papà di Andrea ha due figli. Uno di loro si chiama Arianna. Come si chiama l’altro?». Risposta: «Non ci sono informazioni sufficienti per determinare il nome del secondo figlio del padre di Andrea». Ancora più perfidamente, incrociando due domande con risposte corrette, «Chi era Cicerone?» e «Quando è stato scoperto il tabacco?» (spoiler: quando scoprimmo l’America), al quesito: «Che cosa fumava Cicerone?» GPT-3 ha replicato: «Cicerone non fumava, perché il fumo non era pratica comune nel primo secolo avanti Cristo. Tuttavia, egli scrisse copiosamente sul tema del tabacco, che considerava un’abitudine pericolosa e dannosa, mettendo in guardia sui rischi del fumo ed esortando a evitarlo». Roba da far rivalutare la stupidità naturale.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?
Tra l’intervista di Sempio, le mosse della difesa e le rivelazioni sul movente ignorato, Fabio Amendolara e Gianluca Zanella smontano la “guerra mediatica” attorno al delitto Poggi. Ora tutto ruota attorno all’incidente probatorio: è lì che il caso potrebbe finalmente cambiare.






