2023-10-14
Alta tensione al confine con il Libano
L'esercito libanese al confine con Israele (Getty Images)
Scontri a fuoco sul fronte Nord: muore un reporter della Reuters, feriti tre giornalisti. Allarme intrusione ad Hanita. E Ashkelon finisce di nuovo sotto la pioggia di missili.Attacchi aerei «su larga scala» contro molti siti di Hamas in tutta la Striscia di Gaza. Raid mirati per salvare gli ostaggi, esplosioni nei tunnel per fare uscire i terroristi. La giornata di ieri è sembrata una vigilia, il preludio della tanto attesa offensiva di terra. Anche se è il confine tra Libano e Israele a essere infuocato e a registrare scontri sanguinosi. Sotto le cannonate è morto Essam Abdullahun, cameraman di Reuters. Altre due giornaliste di Al Jazeera invece sono rimaste ferite: Carmen Jokhdar ed Ellie Brakhaya. La scena è stata ripresa in un video in cui si vede il mezzo busto semicarbonizzato e smembrato del cameraman a terra, mentre a pochi metri la collega urla, distesa sempre a terra: «Non vedo più le gambe! Non vedo più le mie gambe!». In serata è giunta la notizia di un terzo ferito: a quanto pare un cronista che lavorava sul campo per Afp. Le forze di difesa israeliane al mattino avevano dichiarato zona militare chiusa alcune aree della città settentrionale di Metulla, che si trova al confine con il Libano. Più tardi è suonato un allarme per sospetta infiltrazione nei pressi del kibbutz di Hanita. Ci sono state delle esplosioni che secondo l’Idf avrebbero danneggiato un muro di sicurezza. La reazione di Israele non si è fatta attendere: l’esercito ha risposto con colpi di artiglieria. Colpita anche una torre di osservazione dell’esercito in Libano nei pressi del villaggio di Dhayra, circa 9 chilometri a Est di Naqoura - sede della missione di interposizione delle Nazioni Unite (Unifil) - al confine con Israele.Ad Ashkelon un nuovo attacco con razzi lanciati da Gaza. Oltre 150 dopo una tregua di circa dieci ore. Molti dei razzi sono stati intercettati dal sistema Iron Dome. Il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso il centro di Israele ha fatto attivare le sirene nell’area di Tel Aviv.Un razzo avrebbe colpito una casa a Rehovot, a Sud di Tel Aviv, provocando dei feriti. Intanto le forze di difesa israeliane (Idf) hanno colpito la torre Al Karama a Gaza e alcuni gruppi hanno fatto il loro ingresso con raid mirati per la liberazione degli ostaggi. Ieri mattina l’Idf aveva dato 24 ore per evacuare Gaza City e spostarsi nel Sud della Striscia. «Una misura umanitaria», aveva spiegato l’Idf, perché «i civili non sono il nostro nemico», l’obiettivo è il gruppo islamista, che gestisce l’enclave. Hamas ha risposto di non evacuare, che quella dell’Idf è solamente propaganda. A dimostrazione del fatto che i civili per i terroristi sono fondamentali, parte della strategia di guerra perché usati come scudi umani. Si aggiorna intanto il bilancio di sangue della guerra: sono 2.687 gli obiettivi colpiti dall’esercito israeliano nella striscia di Gaza dall’inizio dell’operazione «Spada di ferro». Da sabato 7 ottobre, una settimana fa, sono stati lanciati da Gaza oltre 5.000 razzi verso Israele, sono stati mobilitati oltre 300.000 riservisti. Negli attacchi più recenti dell’aviazione israeliana sono stati colpiti i siti affiliati al commando di Hamas Nukba, così come gli alti leader di Hamas. «La difesa del fronte interno israeliano rimane fondamentale», chiariscono dall’Idf. «Le forze israeliane hanno neutralizzato i terroristi in una serie di tentativi di incursione. Finora i militari israeliani morti sono 257. La Striscia di Gaza «non sarà più la stessa» e le Forze di difesa di Israele faranno «di tutto per riportare a casa gli ostaggi». Ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa israeliano, generale Herzi Halevi. Secondo lui sono circa 200 gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza, sia israeliani che stranieri. «Stiamo uccidendo molti terroristi, molti comandanti, stiamo colpendo le infrastrutture terroristiche che hanno sostenuto questo crimine terribile e brutale». E rivolgendosi al leader di Hamas a Gaza, Halevi ha affermato: «Yahya Sinwar, il sovrano della Striscia di Gaza, ha deciso questo orribile attacco, e quindi lui e l’intero sistema sotto di lui sono condannati. Li attaccheremo, li smantelleremo, smantelleremo il loro sistema».Israele non è sola perché dagli Stati Uniti è in arrivo un secondo jet pieno di munizioni. «Lloyd Austin (ministro della Difesa Usa, ndr) ci ha mostrato cosa significa essere un alleato, essere un amico, essere un fratello», ha commentato il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, che poi ha aggiunto: «Il dispiegamento di risorse statunitensi a terra, in aria e in mare invia un messaggio forte ai nostri partner e nemici nella regione». L’operazione di terra è necessaria perché gli attacchi aerei non sono sufficienti a sradicare la minaccia di Hamas. Una volta conclusa l’operazione poi (che non si sa quanto durerà) è probabile che l’esercito israeliano rimanga sul terreno. Come spiegato oggi sulle colonne del Foglio da Yossi Kuperwasser, ex direttore dell’unità di ricerca dell’intelligence militare israeliana, la durata della guerra dipenderà da Hamas. «Con l’assedio speriamo che siano costretti a uscire dai tunnel. Ma hanno avuto 15 anni per prepararsi a questa guerra, da quando ce ne siamo andati nel 2005. E andarsene da Gaza fu un errore». Infine ha aggiunto: «Non è un altro round della stessa storia, non è una operazione, è una guerra e dobbiamo finirla con la distruzione di Hamas».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)