2022-09-15
Soldi russi ai partiti italiani? Una balla
Joe Biden (Imago economica)
Nel report americano non ci sono nomi di politici di casa nostra. Ma tv, giornali e Pd hanno per ore scatenato una canea contro Lega, Forza Italia e persino Fdi. Che poi, quanto ad affari con Mosca e finanziamenti dall’estero, Enrico Letta è il primo che dovrebbe chiarire.Se c’è un partito che dovrebbe evitare di sfiorare l’argomento dei soldi dall’estero, rinunciando a impersonare il ruolo di paladino della trasparenza dei flussi di cassa ai partiti, questo è il Pd. Invece, il gruppo guidato da Enrico Letta ieri, alla notizia dell’esistenza di un report americano secondo cui i politici di 24 Paesi sarebbero stati influenzati dal denaro di Mosca, si è lanciato a corpo morto nella mischia elettorale, chiedendo che il centrodestra facesse luce sulle sue fonti di finanziamento. Che sia una mossa dettata dalla disperazione, cioè dalla certezza che la sfida del 25 settembre si concluderà con una bruciante sconfitta, è evidente, anche perché chi ha messo in circolo la notizia della longa manus russa dietro ad alcuni partiti si è premurato di precisare che nessun politico italiano pare risultare coinvolto. Dunque, non si capisce perché il Pd si sia affrettato a richiedere chiarezza agli esponenti del centrodestra sui rapporti con Putin, dato che il nostro Paese non sarebbe stato teatro delle manovre per destabilizzare le democrazie occidentali. Che senso ha invitare la Lega o Fratelli d’Italia a fare luce sui rapporti con Mosca, quando i nostri servizi segreti, ma anche il comitato che vigila sulle minacce alla sicurezza nazionale, negano che la faccenda ci riguardi? L’unica spiegazione è che il polverone serva a nascondere le brutte notizie che arrivano dalla campagna elettorale e che solo il silenzio stampa sui sondaggi imposto da una stupida legge impedisce di rendere note. Ciò detto, e spiegata la tempesta in un bicchiere d’acqua che si è scatenata su giornali e in tv, resta che il Pd è l’ultimo partito ad avere diritto di indignarsi all’idea che qualcuno abbia accettato soldi da una potenza straniera. Come tutti ben sanno, il partito guidato da Letta è l’erede storico del Pci di Togliatti, Longo e Berlinguer e, come è altrettanto noto, quel partito è stato per decenni sostenuto dai fondi neri di Mosca. Altro che autofinanziamento, feste dell’Unità, con salamelle e vendite militanti: senza le valigette zeppe di contanti, l’organizzazione di Botteghe oscure non avrebbe retto un giorno. E infatti, quando l’Urss crollò e i flussi finanziari si interruppero, il Pci dovette sciogliersi e rinunciare all’apparato propagandistico che lo aveva trasformato nel più forte partito comunista d’Occidente. Tutto ciò è scritto nero su bianco in numerose inchieste giornalistiche e nelle innumerevoli indagini giudiziarie, che guarda caso si sono sempre fermate alla porta del Bottegone, archiviate prima ancora di vedere la luce di un processo. A ogni buon conto, chi volesse informarsi sui soldi di cui ha goduto il Pci può leggersi due libri fondamentali. Il primo fu scritto da Valerio Riva, l’uomo che portò in Italia (e nel mondo) il Dottor Zivago di Boris Pasternak, romanzo proibito dalla censura russa. Anni fa Riva scrisse per Mondadori un’opera monumentale, dal titolo Oro da Mosca. Altrettanto interessante è L’oro di Mosca di Gianni Cervetti, parlamentare comunista che delle questioni finanziarie del partito si occupò personalmente e dunque era al corrente dei canali con cui l’Urss sosteneva il satellite italiano. Qualcuno potrebbe obiettare che queste sono faccende vecchie che risalgono almeno a trent’anni fa. Vero, ma chi ha alle spalle una storia costruita con i miliardi dall’Unione sovietica adesso dovrebbe evitare di puntare il dito reclamando trasparenza. Anche perché, se c’è un partito che sulla questione degli affari e dei finanziamenti è poco chiaro questo è proprio il Pd. Sì, ho scritto Partito democratico e non comunista. E mi rifaccio a un articolo del Fatto Quotidiano di un anno fa. Il 20 luglio del 2021, Stefano Vergine rivelò che il principale finanziatore del centrosinistra era un’azienda americana, ossia una misteriosa Social Changes Inc con sede a Santa Monica, che in vista delle elezioni aveva bonificato a una serie di candidati dem 500.000 euro. A che titolo una sconosciuta società della California ha deciso di investire una cifra tutt’altro che esigua per sostenere i candidati del Pd alle europee e alle regionali? Da Largo del Nazareno si sono ben guardati dallo spiegare e soprattutto dal chiarire chi ci fosse dietro la Social Changes e perché fosse tanto interessato ad aiutare alcuni esponenti dem. Nessuna notizia neppure sui sostenitori dello stesso Enrico Letta, il quale alle elezioni suppletive dello scorso autunno ha beneficiato di tre bonifici per un valore complessivo di 50.000 euro ma, come ha rivelato Franco Bechis su Verità&Affari, senza rivelare chi fossero i generosi finanziatori. Ciò detto, e tornando alla notizia delle ingerenze russe, come abbiamo spiegato altre volte, gli interessi di Mosca in Italia hanno preso una piega favorevole negli anni in cui governava il centrosinistra. Ha scritto ancora Bechis: «L’anno chiave di quello che oggi è diventato il tallone d’Achille energetico dell’Italia è stato il 2013, proprio mentre Letta era a Palazzo Chigi e guidava il governo italiano. In pochi mesi, l’Italia ha raddoppiato la sua dipendenza dal gas russo, che all’inizio del 2014 salì al 45,3 per cento delle importazioni». Insomma, dal 25 per cento, epoca governo Monti, si passò al 45,3 per cento del governo Letta, in altre parole da 18 milioni di metri cubi al giorno a 28, tutto in dodici mesi. Del resto, l’unico leader europeo presente ai giochi invernali russi non fu né Salvini né Meloni o Berlusconi, ma Letta. Dunque, perché Putin avrebbe dovuto finanziare il centrodestra visto che con il centrosinistra gli affari andavano a gonfie vele?
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