2021-10-25
Unicredit rinuncia a Montepaschi, ma lo dice dopo la vittoria di Letta
Operazione saltata, 7.000 esuberi: la banca di Siena è rimasta un baratro mangiasoldi.Ma che strano, veniamo ora a sapere che Unicredit si è tirata indietro dal salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo, vera gloria italiana (altro che i gioielli di famiglia con i quali ci hanno sfracassato gli attributi quando dovevamo privatizzare aziende decotte), dopo che l'intellettuale parigino Enrico Letta, attuale segretario politico del Pd, è stato eletto in quella città. Veniamo anche a sapere che probabilmente, a meno che lo Stato non tiri fuori dalle tasche dei contribuenti altri 7 miliardi, ci saranno 7.000 esuberi, cioè altrettante persone che perderanno il lavoro con altrettante famiglie: considerando che ogni famiglia in Italia è composta da 2,3 membri si parla di 16.100 persone.Ora, se si scoprissero altre forme di vita intelligente su altri pianeti e si organizzasse il Guinness interplanetario dei tonti, ebbene anche il vincitore del suddetto capirebbe che c'è qualcosa che non va, informato di tre precedenti, e cioè: lo sterco gettato addosso a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, nonché al sindaco «eroe» Mimmo Lucano, prima - non dopo - le elezioni. Noi che non abbiamo vinto nessun Guinness, come buona parte degli italiani, pensiamo di tutto ciò il peggio possibile.Facciamo due conti. Nel 2017 lo Stato italiano, su richiamo della Banca centrale europea e dell'Autorità bancaria europea, ha salvato Mps spendendo 5,4 miliardi di euro. Il Tesoro oggi è il maggior azionista della banca con il 68,24% del capitale, ma con una piccola differenza: quando comprò, le azioni valevano circa 7 euro. All'ultima chiusura di venerdì il titolo valeva 1,07, con una perdita di circa 4,4 miliardi di euro cioè l'88% di quanto investito. E non finisce qui, come avrebbe detto Corrado alla fine di ogni puntata della Corrida: sull'istituto pesano circa 10 miliardi di contenziosi dei quali 3,8 con la stessa Fondazione Mps. Aggiungiamo 2,4 miliardi di crediti fiscali, tasse non pagate, evase o eluse. Come se non bastasse, ci sono 8 miliardi di crediti marci, cioè dati a persone e aziende (gli amici degli amici cui non dovevano essere dati), i cosiddetti Non performing loans (i crediti deteriorati) che lo Stato (attraverso una partecipata pubblica, la Amco) ha pagato 2,4 miliardi più del prezzo di mercato.Negli anni si sono accumulate perdite - segno che i super eroi che dovevano sistemarla non ci sono riusciti - rispettivamente di 4,6 miliardi di euro nel 2011, 3,6 nel 2014, 3 miliardi nel 2016 e nel 2017 per un totale di 23 miliardi di euro. Solo due anni hanno registrato un bilancio chiuso in utile: il 2015 e il 2018. Per tutto questo ogni famiglia italiana ha pagato 717 euro perché i soldi pagati dallo Stato sono stati pagati dai contribuenti, ovviamente. Ieri è arrivata la nota ufficiale congiunta di Unicredit e ministero dell'Economia: «Interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione». Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, aveva già fatto sapere che non intendeva mettere nella banca i 7 miliardi richiesti per «sistemarla» durante il governo Conte II dall'allora ministro dell'Economia e attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri, e che pare ci saranno 7.000 esuberi. Chi li pagherà secondo voi? Voi, anzi noi. In generale, quando può avere un senso mettere soldi in una banca da parte dello Stato? Quando si pensa che quella banca abbia bisogno di un aiuto per poter ricominciare a camminare sulle proprie gambe. Altrimenti sono soldi gettati nel cesso. Tutto ciò non si sapeva prima delle elezioni quando - viceversa - sono stati ripetutamente tranquillizzati gli elettori senesi: «State sereni che non succederà niente». E sì che Enrico Letta in materia di «stare sereni» è un vero e proprio campione nazionale e forse anche europeo o mondiale. Il presidente di Unicredit è il professor Piercarlo Padoan, già ministro dell'Economia dei governi Renzi e Gentiloni, poi deputato Pd, messo lì proprio per occuparsi della questione Montepaschi. Non si conoscono con Letta? Da quando è presidente più sentito nessuno del Pd? Non sapeva che stava maturando questa decisione all'interno di Unicredit? Non parla mai con il suo amministratore delegato? Sono domande, dubbi, supposizioni maliziose quanto volete, ma capite bene che sono legittime, che le penserebbe chiunque non abbia da difendere Letta per partito preso. State tranquilli, non spiegherà nulla nessuno. Ma state certi anche di un'altra cosa: ci troveremo tutti insieme a mettere altri soldi in questa banca, a meno che non arrivi un cavaliere bianco a salvarla. A questo punto, però, c'è da crederci?