2021-08-25
Letta contro Salvini difende l’indifendibile
Scontro al Meeting di Rimini. Blanda convergenza sull'Afghanistan. Poi il segretario Pd si arrocca a protezione di Luciana Lamorgese, si scatena su Claudio Durigon (che il leader leghista non scarica) e butta fuori Mario Draghi dalla corsa al Colle. Ma salva l'alleanza con Giuseppe Conte.Quasi mille persone nell'hotspot di Lampedusa (250 posti). Oltre 40.000 gli arrivi in Italia.Lo speciale contiene due articoli.Non c'è dubbio sul fatto che, da posizioni opposte pur nella stessa maggioranza di unità nazionale, Enrico Letta e Matteo Salvini siano chiamati a giocare due partite politiche complicatissime. Il primo, alla testa di un partito di puro potere e con sempre meno consenso, ha per ora scelto un arrocco identitario (ius soli, tassa di successione, legge Zan) e l'inseguimento dell'alleanza con i grillini; il secondo, insidiato da destra da Giorgia Meloni, si confronta con la fatica quotidiana di conciliare la sua agenda (meno tasse, immigrazione controllata, no a restrizioni sanitarie eccessive) con un governo che, su tutti quei punti, sceglie a volte equilibri poco difendibili. E così, tra palco e retropalco del Meeting di Rimini, non era difficile immaginare ciò che in effetti è accaduto: una garbata convergenza sull'Afghanistan, ma un durissimo scontro sul ruolo di Luciana Lamorgese. Sullo sfondo, un punto segnato da Salvini, e cioè trascinare Letta in una discussione sul terreno meno agevole per il segretario del Pd: difendere la performance disastrosa della titolare del Viminale e intestarsi una linea di accoglienza illimitata che preoccupa anche tanti elettori e amministratori di sinistra. Su Kabul, il leader leghista ha scelto toni concilianti: «Sono d'accordo sostanzialmente con quanto detto da Enrico Letta, deluderò i giornalisti che si aspettavano il litigio. Non sono d'accordo, rispettosamente, con l'avvocato Conte: io il dialogo con i terroristi islamici non lo concepisco». Sullo stesso tema, Salvini ha rivendicato una sua operazione diplomatica di supporto a Mario Draghi: «Ho incontrato gli ambasciatori dell'Afghanistan e del Pakistan. Io dialogo con chi rappresenta un'istituzione, non dialogo con chi dice che i diritti delle donne saranno garantiti nel nome della sharia e della legge islamica. Con queste persone non voglio avere niente a che fare. Dialogo con chi riconosce la prevalenza del diritto, della legge e della libertà rispetto alla legge divina. Lo dico da cristiano e cattolico. La legge di ogni Stato deve prevalere sul fanatismo e sull'integralismo». Ma appena il dibattito è tornato su temi domestici, si è inevitabilmente infiammato: Letta è andato all'assalto del sottosegretario leghista Claudio Durigon («Pronta la mozione di sfiducia» perché «l'apologia del fascismo è incompatibile con questo governo e con la nostra storia»), e Salvini è stato durissimo contro la Lamorgese. Il leader leghista ha difeso Durigon ma si è lasciato uno spazio di mediazione: «Con Durigon ragioneremo io e lui su quello che è più utile fare per lui e per il movimento, per il governo e l'Italia. Perdere tempo in polemiche sul passato... Fortunatamente fascismo e comunismo sono stati sconfitti e archiviati. Ne ragionerò io con Claudio, persona di cui ho massima fiducia». Difeso il collega di partito, Salvini è passato all'attacco della ministra degli Interni: «Le critiche a lei non arrivano da Salvini ma dai numeri. I numeri sui morti nel Mediterraneo sono da soli sufficienti a bocciare l'operato del ministro Lamorgese. Mi domando in questi otto mesi come abbia occupato il suo tempo». Fino all'affondo più pesante: «È necessario pensare a un cambio: il ministro deve fare le cose che non ha ancora cominciato a fare. Davanti all'ipotesi di recrudescenza terroristica con i talebani, non riusciamo a fronteggiare un rave a Viterbo...». Dove la parola «cambio», alla lettera, significava un cambio di linea politica, ma poteva alludere anche a un cambio di persona alla guida del Viminale. Scomodissima, a questo punto, l'arringa difensiva di Letta: «Trovo che le critiche rivolte nei confronti del ministro degli Interni siano assolutamente pretestuose. Critiche legate semplicemente a generare un clima di sfiducia e ad agitare sempre e comunque il tema sicurezza sul quale lucrare voti. Io difendo il ministro». Fino a un passaggio - colto da pochi ma politicamente rilevantissimo - volto, dietro l'apparenza dell'elogio, a buttar fuori Draghi dalla corsa al Colle: «Mi impegno e impegno il mio partito a sostenere Draghi come primo ministro almeno fino alla scadenza naturale del 2023». Divergenza forte tra i due segretari anche su green pass e restrizioni. Ecco Letta: «Basta con le polemiche sul green pass. È la base, con le regole sulla sicurezza, per la ripartenza». Ed ecco Salvini, sul versante opposto: «Chiediamo tamponi salivari gratuiti per tutti. Sono contro qualsiasi tipo di obbligo, imposizione, multa o discriminazione». Quanto a Letta, il segretario Pd ha ritentato il consueto gioco di accreditarsi come forza responsabile, come se non fosse stato lui a innescare fibrillazioni da mesi: «Il presidente Draghi non ha bisogno di chiamarci a Palazzo Chigi per dirci: “Per favore, ora basta". Perché noi rispetto agli altri, siamo seri: abbiamo sottoscritto un patto e, pur di fare l'interesse del paese, siamo al governo anche con coloro che riteniamo alternativi. Oggi prendo un impegno: questa stagione eccezionale terminerà con le elezioni politiche, questa stagione irripetibile per cui governiamo anche con Salvini non si ripeterà mai più. È la prima e ultima volta che accade». Invece, ha concluso Letta, «considero Conte un alleato con il quale stiamo facendo delle cose importanti. È un'alleanza nella quale credo». Va peraltro sottolineato, a proposito di «ultime volte», che dal 2011 il Pd è ininterrottamente al governo (tranne la breve parentesi del governo gialloverde) pur non avendo vinto un'elezione politica dal 2006, ed essendosi politicamente abbinato a qualunque tipo di interlocutore. Da ultimo, una segnalazione significativa: Salvini è stato ripetutamente interrotto da applausi scroscianti mentre attaccava il reddito di cittadinanza: «È l'unico provvedimento che non rivoterei: crea solo un deserto economico e morale perché diseduca le persone».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/letta-contro-salvini-difende-lindifendibile-2654777446.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="venti-sbarchi-in-un-giorno-soltanto-altri-morti-fa-flop-l-intesa-con-tunisi" data-post-id="2654777446" data-published-at="1629830978" data-use-pagination="False"> Venti sbarchi in un giorno soltanto. Altri morti, fa flop l'intesa con Tunisi L'ultimo sbarco, il ventesimo in un giorno, con altri 62 passeggeri che si erano avventurati su un malandato barcone di dieci metri, sono stati soccorsi, a 16 miglia dalla costa di Lampedusa da una motovedetta della Guardia di finanza. Il totale della giornata conta 455 persone arrivate a Lampedusa, senza contare quelle arrivate nel corso della notte, e finite in un hotspot tarato a 250 posti. Non è bastato trasferire 107 tunisini a Porto Empedocle. La struttura di contrada Imbriacola ieri è arrivata a stipare 941 ospiti. L'accoglienza che piace al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese è fatta in gran parte di sbarchi autonomi. Una situazione che fa impazzire la Prefettura di Agrigento, che ieri sera è riuscita a disporre il trasferimento di soli 80 migranti. La maggior parte arriva dalla Tunisia. Segno che la linea di comunicazione diretta di allerta tra le autorità italiane e tunisine per lo scambio rapido di informazioni sulle imbarcazioni con a bordo immigrati irregolari propagandata da Lamorgese, e attiva da una settimana, è già un flop colossale. «Con l'ultimo sbarco dell'ennesima Ong battente bandiera straniera siamo arrivati ad oltre 40.000 arrivi in Italia», commenta Annalisa Tardino, europarlamentare siciliana della Lega, che aggiunge: «Sono numeri impressionanti se si considera che siamo in piena pandemia e che si tratta nella stragrande maggioranza di persone che non hanno diritto a ottenere asilo». Il riferimento alla pandemia non è casuale. Ieri l'Asp di Crotone ha comunicato la positività di sette migranti. Altri tre li ha comunicati l'Asl di Reggio Calabria. E anche in Friuli Venezia Giulia nei centri per richiedenti asilo ne sono risultati positivi ulteriori tre. E in Italia ne sarebbero arrivati altri 400 se non fossero stati intercettati e riportati in Libia, come ha fatto sapere l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) con implicito ma chiaro riferimento a operazioni della tanto contestata Guardia costiera libica: «Gli sbarchi sono avvenuti a Tripoli. La maggioranza erano sudanesi, eritrei ed etiopi». Unhcr e il suo partner medico «hanno fornito assistenza urgente a tutti i sopravvissuti». In 18, che cercavano di raggiungere le coste dell'Europa, invece non ce l'hanno fatta. Sono morti annegati durante il naufragio dell'imbarcazione sulla quale si trovavano a largo delle coste libiche. Altri 438 erano partiti dal Marocco. La Marina reale marocchina li ha recuperati tra giovedì scorso e lunedì: «Erano in difficoltà, a bordo di imbarcazioni di fortuna» nel Mediterraneo e nell'Atlantico. Mentre sono ripresi gli sbarchi anche nel sud della Sardegna. Ieri un barchino con a bordo quattro uomini, una donna e un ragazzino è stato intercettato da una motovedetta del Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza. L'imbarcazione si trovava a diverse miglia dalle coste della Sardegna ed è stata scortata fino al porto di Sant'Antioco. Sono finiti nel centro di prima accoglienza di Monastir, dove rimarranno in quarantena. Il leader della Lega Matteo Salvini durante il Meeting di Rimini è sbottato: «I numeri sui morti nel Mediterraneo nei primi mesi di quest'anno sono da soli sufficienti a bocciare l'operato del ministro Lamorgese. Mi domando in questi otto mesi come abbia occupato il suo tempo». E ha concluso: «Sarà necessario pensare a un cambio, altrimenti i problemi della sicurezza nazionale così non li gestiamo».
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)