2022-04-03
L’escalation ora presenta il conto. «Trecento corpi nelle fosse comuni»
Gli invasi: «Liberata l’intera regione di Kiev». Il sindaco di Bucha denuncia: «Cadaveri di civili per strada e orrore sotto terra». Stallo in Transnistria, Mosca vuole evitare nuove Belgorod.«Quando gli europei si riprenderanno dalla sbornia da bourbon americano, e quando realizzeranno finalmente che dovranno prendersi cura del futuro del nostro continente, Europa o anche Eurasia, ebbene allora arriverà il momento di rivedere i nostri rapporti e arrivare al dialogo, ma ciò non accadrà in una prospettiva di breve periodo». Così ieri pomeriggio il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un’intervista citata da Interfax. Una doccia fredda per coloro che ancora credono che fra Russia ed Europa tornerà a breve il sereno. In ogni caso l’attacco al deposito di carburante avvenuto a Belgorod, in territorio russo, che gli ucraini hanno smentito attraverso il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov - che ha dichiarato «per un qualche motivo dicono che lo abbiamo fatto noi, ma in base alle nostre informazioni ciò non corrisponde alla realtà» - ha mandato su tutte le furie Vladimir Putin. E la reazione non si è fatta attendere. Secondo quanto dichiarato sempre dal portavoce del Cremlino alla televisione della Bielorussia, il presidente russo «ha ordinato ai militari di rafforzare i confini occidentali del Paese in modo che nessuno possa mai pensare di lanciare un attacco» e ha aggiunto che il ministro della Difesa, Sergei Shoigu (sempre più in disgrazia), «sta lavorando a un piano di sicurezza. E ovviamente questo sarà fatto in modo da renderci sicuri e assicurarci che non passi per la mente a nessuno di attaccarci». La scelta è francamente bizzarra perché non si era mai visto un aggressore che prepara piani a posteriori affinché «nessuno possa mai pensare di lanciare un attacco». Ma il timore del Cremlino è che quanto fatto a Belgorod, che a molti è sembrato una sorta di biglietto da visita lasciato ai russi, sia l’inizio di una nuova fase della guerra che vedrebbe gli ucraini grazie all’assistenza dei satellitti occidentali, in grado di penetrare con elicotteri e droni in territorio russo e i prossimi attacchi potrebbero colpire non più solo depositi di carburante o di armi e munizioni. Intanto il Pentagono ha notificato al Congresso lo stanziamento di ulteriori 300 milioni di dollari in aiuti militari destinati all’Ucraina, per potenziare la difesa contro la Russia. Dagli Usa arriveranno sistemi missilistici di ultima generazione, sistemi di contraerea, veicoli blindati, visori notturni e a sistema termico. Con questo ulteriore stanziamento, gli Stati Uniti hanno destinato all’Ucraina più di 2,3 miliardi di dollari in assistenza militare. Gli Usa, ha spiegato il portavoce del Pentagono, John Kirby, «continueranno a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per aiutare le forze armate ucraine a contrastare l’aggressione russa». E tra le molte cose che arriveranno, ci saranno anche i dispositivi di protezione da usare nel caso in cui Putin ordinasse un attacco con armi chimiche o batteriologiche. Mentre si discute di chi fossero gli elicotteri, il trentottesimo giorno di guerra è trascorso con il suono delle sirene in numerose città ucraine e il lancio di missili dalla Crimea su Odessa, che è, insieme alla città di Mykolaiv, l’obiettivo prioritario della nuova offensiva scatenata dai russi. Mosca sta rivedendo i suoi piani e non è più un mistero che negli ultimi giorni le forze militari russe che erano impegnate nei combattimenti nel Nord dell’Ucraina, in particolare nei dintorni della Capitale Kiev e di Chernihiv, hanno iniziato a ritirarsi dirigendosi verso il confine settentrionale per tornare in Bielorussia. A proposito del ripiegamento russo,il viceministro della Difesa ucraino, Ganna Maliar ha annunciato che «il controllo dell’intera regione di Kiev è stato ripreso». E ieri pomeriggio sono state diffuse le terribili fotografie di almeno 20 corpi di uomini in abiti civili ritrovati in una strada di Bucha, città a Nordovest di Kiev appena liberata dall’occupazione russa e uno dei cadaveri aveva le mani legate. Il sindaco, Anatoly Fedorouk, ha denunciato a France Presse: «Quasi 300 persone sono state sepolte in fosse comuni».Non avrebbero fondamento invece le indiscrezioni che raccontavano la mobilitazione delle truppe russe in Transnistria e a tal proposito l’Ukrainska Pravda, citando una nota del ministero degli Esteri moldavo, ha affermato che «le istituzioni statali responsabili della Moldavia stanno monitorando da vicino la situazione della sicurezza nella regione. Al momento, non ci sono informazioni che confermino la mobilitazione delle truppe in Transnistria». Sempre delicata la situazione attorno alla centrale di Chernobyl, secondo Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel territorio del Paese oltre che del disarmo dei tre reattori superstiti della centrale di Chernobyl, operazione il cui completamento è previsto per il 2065, i russi se ne stanno andando anche dalla centrale e dalla sua città satellite, Slavutych. Ieri in una nota l’azienda, ha affermato che «le truppe russe questa mattina hanno detto al personale ucraino dello stabilimento che sarebbero andati via». Poi hanno fatto firmare al personale dell’impianto un documento in cui si afferma che «non hanno pretese nei confronti delle forze di Rosgvardia». Il documento afferma anche che le forze della Guardia nazionale della Federazione russa hanno «custodito» la centrale nucleare di Chernobyl tra il 24 febbraio e il 31 marzo». Sempre nel pomeriggio di ieri le forze russe hanno disperso con la forza (sono state usate le granate stordenti) una manifestazione pro Kiev nella città occupata di Enerhodar (Ucraina meridionale), città che sorge accanto alla centrale nucleare di Zhaporizhzhia, la più grande d’Europa, occupata dal 4 marzo dalle forze russe. Gli abitanti della città erano circa 53.000 prima dell’invasione russa. Secondo la Bbc, sono state segnalate anche imponenti proteste pro Kiev a Kherson e a Melitopol. Mentre scriviamo si apprende dal capo dell’amministrazione statale locale, Serhiy Haidai, che «sono stati attaccati un gasdotto e una diga in due diversi attacchi. A Lugansk il gasdotto è stato colpito dai russi, un fatto che ha lasciato almeno 60.000 utenti dell’intera regione senza gas». I centri di Studenko e Sviatohirsk, che si trovano nella regione di Kharkiv sono stati raggiunti dalle acque del fiume Seversky Donets, esondato in seguito all’esplosione della diga di Oskol, colpita da un missile russo.