La lista di minoranza italiana esce sconfitta. Ok ai candidati di Greenwood. Le previsioni del governo vanno a segno e Lorenzo Mariani è condirettore. Oggi con Enel si rischia di fare il bis e di mettere in difficoltà Mef e Paolo Scaroni.
La lista di minoranza italiana esce sconfitta. Ok ai candidati di Greenwood. Le previsioni del governo vanno a segno e Lorenzo Mariani è condirettore. Oggi con Enel si rischia di fare il bis e di mettere in difficoltà Mef e Paolo Scaroni.La battaglia per il rinnovo dei consigli delle grandi partecipate pubbliche ha già dei vincitori e almeno uno sconfitto. Il passaggio fondamentale sarà però quello di oggi, quando gli azionisti di Enel saranno chiamati a scegliere anche loro i componenti del board che gestirà il gruppo elettrico nei prossimi tre anni. In una partita che da finanziaria è diventata anche geopolitica.Il primo sconfitto è Assogestioni. Che ieri, all’assemblea di Leonardo, ha racimolato meno del 10% dei voti per la sua lista di candidati. Con il risultato che tutti i consiglieri spettanti alle minoranze (4 su 12) sono andati ai candidati del fondo Greenwood, che ha ottenuto il 42,03% dei voti arrivando non molto lontano dal 48,096% della lista presentata dal Mef, che prende otto consiglieri su dodici tra i quali il presidente Stefano Pontecorvo e l’ad Roberto Cingolani. Nella serata, la prima riunione del board ha nominato Cingolani anche direttore generale e Lorenzo Mariani condirettore generale. Qualche problema invece per l’associazione dei gestori di fondi, che evidentemente non riesce a convincere i grandi investitori, soprattutto internazionali, della bontà delle sue scelte sui consigli d’amministrazione. E non riesce a affermarsi come «rappresentante del mercato» nei board delle grandi quotate, che pure dovrebbe essere la sua ragione d’essere.I vincitori sono per ora gli azionisti di Enel. Che da quando è iniziata la bagarre sulle liste per il rinnovo del cda, a metà aprile, hanno visto il titolo apprezzarsi del 7% alla chiusura di ieri. A differenza di Leonardo, il cui titolo ha perso nelle stesse settimane oltre l’8%. Il fatto è che proprio quello per il board di Enel è lo scontro più acceso. Qui, se Assogestioni dovesse replicare la performance deludente di ieri su Leonardo, si potrebbe aprire un problema serio anche per il Mef e per i suoi candidati. Ovvero, Paolo Scaroni per la presidenza e Flavio Cattaneo ad.La terza lista, presentata dal fondo Covalis, ha fatto una campagna serrata contro Scaroni. Lamentando non solo la scarsa trasparenza nella formazione delle liste del Tesoro. Ma anche, nei numerosi incontri con gli investitori dei suoi rappresentanti, il ruolo di Scaroni come ad di Eni nei vari accordi tra il Cane a sei zampe e Gazprom che hanno portato l’Italia, fino all’invasione russa dell’Ucraina, a dipendere per oltre il 40% dalle forniture di gas russo.Ad agitare ulteriormente gli americani, la promessa di un maxi-investimento di Enel per la produzione di pannelli solari in Usa, sul quale Cattaneo ha già espresso, prima di essere candidato per Enel, i suoi dubbi. Un investimento da oltre un miliardo e 1500 posti di lavoro che sta a cuore anche all’amministrazione Biden.Covalis, fondato dal finanziere di origine lituana Zach Mecelis, ha presentato una lista dove indica il banchiere d’affari Marco Mazzucchelli per la presidenza, senza segnalare un potenziale amministratore delegato. Il problema ulteriore per la lista del Mef nasce dal fatto che Scaroni si è autocertificato come «non indipendente» al momento di presentare la sua candidatura. E che per molti fondi d’investimento l’indipendenza del presidente è un requisito essenziale per votarlo. A questo ha cercato di rimediare lo stesso Scaroni, presentando un parere del super-avvocato romano Andrea Zoppini. Secondo il quale quello di Scaroni, che fu ad di Enel 18 anni fa, è stato un eccesso di cautela. Le regole infatti indicano in tre anni dalla cessazione dell’incarico il termine entro il quale si è classificati come «non indipendenti». E comunque il nuovo cda potrà comunque giudicarlo come indipendente. Zoppini, va detto, non è un personaggio marginale in questa storia. Almeno fino alla fine di marzo è stato consulente proprio di Covalis, al quale ha rilasciato un parere sulla presentazione della lista. Successivamente, ha presentato un esposto alla Consob (non è chiaro per conto di chi) sulla diffusione alla stampa di un parere di uno dei proxy advisor, Frontis, redatto per un singolo fondo e circolato invece come una indicazione generale.Proxy advisor che avranno oggi un ruolo centrale. Il loro giudizio, che arriva al termine dell’analisi delle varie proposte, è la base del voto dei fondi d’investimento nelle assemblee delle quotate. Su Enel, le indicazioni di voto dei proxy advisor sono estremamente diverse tra loro. Iss ha detto di appoggiare la lista di Assogestioni, ma di votare Scaroni per la presidenza. Glass Lewis ha invitato ad appoggiare la lista di Covalis con Mazzucchelli presidente. Frontis, a parte l’analisi finita nell’esposto, non ha fatto sapere altro.Sulla base della partecipazione storica alle assemblee di Enel (tra il 65% e il 70% del capitale) e delle regole statutarie, è difficile fare previsioni sull’esito del voto. Su Leonardo, Assogestioni ha perso la sua partita. Oggi si vedrà chi aggiungere all’elenco degli sconfitti.
Luca Palamara (Ansa)
La gip che fece spiare Palamara per accuse risultate infondate parla di «gogna» se pubblichiamo messaggi messi agli atti.
I magistrati si fanno la guerra e poi accusano i giornali. Il 10 novembre abbiamo intervistato l’ex avvocato Piero Amara e lui ci ha rivelato che un pm, Mario Formisano, nel giugno del 2019, gli avrebbe chiesto, «in ginocchio» e «scherzosamente», di fargli «fare l’inchiesta della vita su Luca Palamara», in quel momento accusato di corruzione dalla Procura di Perugia. Non basta. Da alcune chat sequestrate in un procedimento per accesso abusivo ai danni di un ex cancelliere della Procura, emergeva anche che Formisano con altri colleghi si era adoperato per far trapelare sui media notizie che riguardavano l’ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, in quel momento indagata per corruzione. Una gogna mediatica che oggi la giunta della sezione perugina dell’Associazione nazionale magistrati prova a contestare a chi, come noi, si è limitato a registrare delle notizie.
Ecco #DimmiLaVerità del 19 novembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico commentiamo lo scoop sul Quirinale e tutti gli sviluppi.
Nel riquadro Lorenzo Greco, amministratore delegato di Cegeka Italia (iStock)
Cegeka ha presentato oggi a Milano la piattaforma TPRM (Third Party Risk Management) che aiuta le aziende a gestire meglio i rischi dei fornitori, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e controlli continui. «Non ci limitiamo a rispondere alle normative» - spiega Lorenzo Greco, ad di Cegeka Italia - «Trasformiamo la gestione del rischio in un vantaggio competitivo che rafforza trasparenza e velocità decisionale».
Milano, il luogo dell'investimento mortale di Cecilia de Astis, nel riquadro (Ansa)
La sinistra giustifica i minorenni alla guida che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis, solo per dare la colpa ai fascisti che non li fanno integrare. Mentre condanna la famiglia che vive nei boschi perché quella storia è priva di spunti per attaccare i suoi nemici.
Ci sono una serie di meccanismi mentali che ci rendono ciechi di fronte a cose evidenti, sordi in presenza di suoni simili e praticamente insensibili alle cose che possono mettere in crisi le convinzioni politiche più radicate. Ecco dunque che, pressoché negli stessi giorni, sui media sono comparse due storie così vicine nei significati ma così lontane nel modo di presentarle: a proposito della vicenda che vide la morte di Cecilia De Astis, investita a Milano da un’auto sulla quale erano presenti quattro minorenni di etnia rom, è emerso che i genitori della più giovane dei bambini, quella di undici anni, risultino irreperibili come esito finale di quella che il Tribunale dei minori ha definito una condizione «senza punti di riferimento genitoriali». Dopo l’incidente la bambina è stata affidata a una nonna ma è stato recentemente riportato che la minore sarebbe in fuga proprio con la nonna e che il possibile motivo delle fughe dei vari parenti potrebbe essere l’intenzione di sottrarsi al risarcimento in capo ad essi, stante la non imputabilità dell'undicenne.






