True
2021-08-04
L'elicottero born digital è tutto italiano
True
Bisogna riconoscere che quanto a elicotteri noi italiani sappiamo il fatto nostro e pur senza le dimensioni industriali di altri grandi costruttori come Airbus, Bell o Sikorsky - o forse proprio grazie a questo - la nostra Leonardo conquista risultati dei quali bisogna essere fieri.
Seppur con stabilimenti in varie parti del mondo (si pensi a quello di Philadelphia, negli Usa), l'azienda è storicamente posizionata tra Cascina Costa di Samarate, Sesto Calende e Vergiate, nel mezzo del Varesotto, dove se istituzionalmente è definita la «Divisione elicotteri della One-Company» voluta da Mauro Moretti e oggi condotta da Alessandro Profumo, in Lombardia continua a essere chiamata da tutti Agusta, nome della dinastia di Giovanni, il fondatore, e dei figli Domenico e Corrado che vi lavorarono. Una storia che dall'altra parte dell'oceano avrebbero già portato sul grande schermo o trasformato in fiction. Ebbene, Leonardo ha presentato la versione aggiornata dello AW169, un biturbina di classe media (4,6-4,8 tonnellate di peso massimo al decollo e abitacolo per un massimo di 11 passeggeri), ora disponibile in differenti configurazioni, a partire dal carrello d'atterraggio che può essere fisso, retrattile con azionamento elettrico oppure dotato di pattini al posto che di ruote. Nato "digitale" nel 2010 e certificato nel 2015, lo AW169 si è affermato sul mercato non soltanto come modello "più piccolo" rispetto al best-seller di casa Leonardo, lo AW139, ma soprattutto come esempio di macchina volante dotata di alcune caratteristiche che lo rendono più versatile dei suoi concorrenti rispetto ai quali, per esempio, è progettato partendo dalle più recenti normative di sicurezza, mentre gli altri hanno ereditato le caratteristiche di progetti meno recenti. Scelto dalle forze dell'ordine di mezzo mondo (Argentina, Slovenia e Norvegia le Polizie che l'hanno voluto per prime), lo AW169 ha avuto modo di dimostrare sul campo le sue qualità ed era quindi naturale che l'evoluzione del progetto prendesse anche la direzione militare con la nascita dello AW169M che sta per equipaggiare il nostro Esercito dopo essere entrato a far parte delle flotte di Guardia di Finanza e Carabinieri.
Nell'eterna (e complessa) lotta che i progettisti devono vincere per poter definire le dimensioni di una macchina volante senza penalizzare le prestazioni né sfavorire carico utile e autonomia, sullo AW169 gli ingegneri di Leonardo hanno ottenuto una velocità di 150 nodi (277 km/h) e una distanza di 440 miglia nautiche (quasi 815 chilometri) ma soprattutto la possibilità di configurare i 6,3 metri cubi della cabina, totalmente accessibili, in una moltitudine di varianti, dal trasporto Vip/Corporate all'elisoccorso.
Proprio su quest'ultima abbiamo la possibilità di volare accompagnati dal capo dei collaudatori Leonardo elicotteri Giuseppe Afruni e da Nicolò Sanguineti e Carlo Sacco della Direzione Marketing della Divisione Elicotteri di Leonardo. Lo AW169 possiede caratteristiche uniche: dotato di avionica digitale integrata completamente sviluppata da Leonardo ed estremamente intuitiva da utilizzare, nell'uso come eliambulanza è favorito dalla possibilità di piazzare due barelle in posizione trasversale e di mantenere accesso uno dei due motori (i turboalberi Pratt&Whitney 210 da circa mille cavalli l'uno), in modalità generatore ausiliario di potenza (Apu) ma con il rotore fermo, in modo che il personale medico possa stabilizzare e caricare anche due pazienti senza doversi preoccupare delle pale in rotazione. Potrebbe sembrare un dettaglio, ma i concorrenti, dallo S-76 di Sikorsky e il leggermente più piccolo H145 di Airbus (derivato dallo Mbb-Kawasaki BK-117) sono l'evoluzione di progetti nati alla fine degli anni Settanta e risentono inevitabilmente di caratteristiche che se un tempo venivano accettate, oggi da molti equipaggi sono considerate limitazioni. Sull'elicottero italiano il personale sanitario può accedere al paziente da ogni lato lavorando con maggiore comodità, ogni dettaglio della cabina è pensato e posizionato per la massima efficacia, dalle bocchette della climatizzazione fino agli attacchi degli apparati elettromedicali, che possono essere alimentati da più fonti d'energia. Completano la dotazione un autopilota dell'ultima generazione, alcune migliorie e modifiche aerodinamiche, le tante opzioni degli equipaggiamenti disponibili e la possibilità di installare il sistema di protezione dal ghiaccio. Dal punto di vista del prezzo lo AW169 si posiziona leggermente più in alto della concorrenza (varia molto con la configurazione ma siamo tra 8,8 e 10 milioni), questi costi sono ampiamente recuperati in termini di maggiore sicurezza, qualità e rapidità delle operazioni.
Così se nel 2010 alla sua presentazione si parlava di costruirne mille in circa vent'anni, considerando l'evoluzione del prodotto è probabile che i numeri saranno più alti.
In volo con lo AW169

Seduti in cabina la prima impressione è di grande comodità, e anche se ai non piloti il numero dei pulsanti posizionati tra i sedili anteriori potrebbe sembrare infinito, in realtà le operazioni da compiere per mettere in moto lo AW169 sono poche e semplici.
Merito dell'elettronica e di come vengono presentati parametri e valori all'equipaggio, ovvero attraverso cinque schermi: due principali davanti ai piloti, uno centrale per gli impianti e due inferiori tattili che consentono di gestire sistemi e comunicazioni. Si chiama integrazione dell'avionica e consente di ridurre molto il numero delle operazioni da compiere per controllare l'elicottero in volo e gestire le rotte. Il trucco sta nel presentare i dati con una gerarchia precisa e mediante una simbologia che risulti immediatamente comprensibile. Stiamo comunque parlando di una macchina volante complessa destinata a piloti professionisti che vengono addestrati «sul tipo», ma proprio per questo motivo è importante che un pilota mai salito prima su questo elicottero si trovi immediatamente a suo agio e non rimanga disorientato dal dover cercare i comandi fondamentali che gli servono per condurre la macchina volante. Ecco allora che durante la messa in moto c'è una rappresentazione di quanto sta accadendo nei motori e negli impianti; si trovano immediatamente i valori da tenere sotto controllo – fondamentale sugli elicotteri è la coppia, cioè la potenza disponibile che si trasforma in forza applicata al grande rotore attraverso la trasmissione meccanica, qui definito «power index» - ecco allora che ci si sente al riparo dal compiere gravi errori e il carico di lavoro diminuisce, il pilota è più tranquillo e la sua concentrazione viene rivolta proficuamente alla missione da compiere. Poi ci sono le utilità, come poter visualizzare la parte inferiore della fusoliera e il carrello sullo schermo centrale, in modo da poter effettuare avvicinamenti con la massima precisione anche in situazioni particolari, come durante le operazioni di soccorso.
In generale per chi è avvezzo alle cabine di pilotaggio il primo confronto con i sistemi dello AW169 fa comprendere che una volta capita l'architettura della strumentazione, tornare sugli elicotteri «di prima» sarà più faticoso. Seguo i movimenti e i suggerimenti dell'istruttore sulla leva del passo collettivo (che nuove l'inclinazione delle pale del rotore principale, quindi fa salire l'elicottero in verticale) e sul passo ciclico (che orienta il disco del rotore determinando direzione, assetto e influisce sulla velocità), e mi rendo conto che sto pilotando duemila cavalli su circa 4 tonnellate. Abbiamo infatti a bordo circa il 50% del carburante imbarcabile, siamo in cinque su un massimo di dieci persone e quindi le prestazioni risultano molto brillanti, con l'unica limitazione dovuta alla temperatura esterna elevata, che invece gioca contro. Il tutto si traduce in una rapida salita effettuata accelerando rapidamente a oltre cento nodi (circa 170 km/h) mentre controllo la traiettoria manualmente senza neppure usare la pedaliera. Volessimo intraprendere una crociera o effettuare una procedura basterebbe attivare gli autopiloti e alcune delle loro funzioni avanzate, magari anche completate dalla visione sintetica del terreno oppure dagli allarmi di prossimità del suolo. Ma in una giornata soleggiata sopra il Lago Maggiore la preferenza resta pilotare manualmente e consola osservare che in queste condizioni di richiesta di potenza il «power index» non supera l'88%, quindi abbiamo ancora potenza disponibile, mentre le manovre risultano estremamente precise facendo apprezzare una notevole agilità seppure l'elicottero sia di dimensioni e peso ragguardevoli. Merito - anche - della tecnologia usata per il rotore principale a velocità variabile, tecnologia che riduce l'impronta del rumore esterno e migliora l'efficienza. Il comfort in cabina è notevole e pensando a una configurazione Vip viene spontaneo pensare all'ulteriore miglioramento in fatto di rumorosità interna che si otterrebbe da un arredo appropriato rispetto al comunque già buon livello di insonorizzazione presente su un esemplare destinato all'elisoccorso. Quando si vola il tempo scorre a una velocità differente, così dopo aver «giocato» attorno alla cima del Mottarone rientriamo verso l'aeroporto di Vergiate dove atterriamo senza sentire sui comandi la necessità di effettuare troppe correzioni o anticipare molto gli effetti di una cabina che decelera appesa a un rotore ampio 12 metri.
La scheda tecnica dello AW169

Motorizzazione
Due turboalberi Pratt & Whitney Canada PW210A da 1.000shp ciascuno.
Dimensioni e pesi
Lunghezza 14,65 m
Altezza 4,50 m
Diametro rotore principale 12,12 m
Peso massimo al decollo 4.800 kg
Dimensioni cabina: 2,15 Lun. x 2,03 Lar. x 1,32 m Alt. (volume 6,3 mc)
Capienza: equipaggio 1-2, fino a 11 passeggeri.
Velocità massima: 150 kts (277km/h)
Quota volo in stazionamento con effetto suolo: 5.085 m
Quota volo in stazionamento senza effetto suolo: 4.060 m
Massima autonomia (distanza / oraria) senza riserva: 816 km / 4h20m
Mercato: dove e come si usano gli elicotteri civili

AW169 (Leonardo)
Secondo Honeywell il mercato degli elicotteri civili a turbina (tutti quelli di Leonardo lo sono) prevede che dal 2020 al 2024 saranno consegnati 4.100 nuovi esemplari per uso civile, con previsioni leggermente superiori alle previsioni quinquennali emesse nel 2019, ma con consegne rallentate in termini di qualche decina di nuovi elicotteri in meno per anno. La tendenza per segmento di utilizzo vede la tenuta del comparto Vip/Corporate e un lieve rallentamento dell'Oil&Gas (trasporto da e per le piattaforme petrolifere), e del numero di acquisti da parte delle forze di polizia e paramilitari. Ovviamente anche il settore dell'ala rotante fa i conti con la pendemia, ma tra tutte le categorie di elicotteri si prevede un aumento per quelli bimotori a turbina, che dovrebbero essere il 56% del totale, mentre un calo per i monomotori leggeri. Il 40% della flotta mondiale è nel Nord America, dove a causa della pandemia la domanda di nuovi esemplari ha rallentato del 10% circa. Il 50% di questo mercato riguarda monomotori leggeri e il 32% circa classi di peso intermedie. Circa il 38% degli acquisti pianificati riguarderà servizi medici d'emergenza; il 20% le forze dell'ordine e il 17% l'uso aziendale e privato.
In Europa Honeywell prevede un aumento delle richieste per sostituzione di flotte esistenti, rinnovamento che dovrebbe portare a un aumento del 3,5% del numero degli ordinativi. Nel vecchio continente le classi di elicotteri bimotore intermedie e medie totalizzano il 41% dei piani di acquisto totali, ma si prevede un aumento anche nel numero di macchine leggere, che dovrebbero segnare un +5%. Ma circa il 26% degli acquisti pianificati sarà utilizzato per lavoro aereo, seguito dal 23% per trasporto Vip e da un 16% per l'utilizzo elisoccorso e quello di ricerca e salvataggio (Hems + Sar).
In America latina si assiste a una richiesta di sostituzione delle flotte maggiore che nel 2019, con piani di acquisto del 14% al di sopra della media globale. La regione ha visto il più alto tasso di acquisto di nuovi elicotteri a livello globale, con quasi il 29% degli operatori locali intervistati da Honeywell che ha affermato che avrebbe sostituito o ampliato la propria flotta con un nuovo elicottero nei prossimi cinque anni. A guidare il mercato il Brasile, con +21% di acquisti. I latino-americani prediligono i modelli monomotore leggeri che rappresentano circa il 50% degli acquisti pianificati. I bimotori leggeri sono secondi con il 28%. Nel 2020 sono invece calati i mercato del Medio Oriente e dell'Africa: questa regione ha il tasso di nuovi acquisti più basso a livello globale, con solo il 5% delle flotte che prevede una sostituzione o l'aggiunta di un nuovo elicottero. In questo caso quasi il 62% dei nuovi acquisti di elicotteri pianificati riguarda modelli bimotore leggeri mentre i bimotore medi sono al 23%, quasi la metà della quota di mercato 2019. Nell'area asiatico-pacifica i piani di acquisto complessivi sono in calo del 6% rispetto al 2019. Qui gli elicotteri bimotore intermedi/medi e monomotore leggeri sono state le categorie più vendute con il 38% e il 35% del mercato. Infine la Cina, che dopo aver assistito a un calo del mercato del 7% sta recuperando lentamente.
Continua a leggereRiduci
Leonardo ha presentato la versione aggiornata dello AW169, un biturbina di classe media ora disponibile in differenti configurazioni e scelto dalle forze dell'ordine di mezzo mondo e con l'evoluzione militare e la nascita dello AW169M, sta per equipaggiare il nostro Esercito.Siamo saliti a bordo del nuovo AW169: ecco com'è all'interno e come si pilota.La scheda tecnica: motorizzazione, dimensioni e pesi dell'AW169.Secondo Honeywell il mercato degli elicotteri civili a turbina prevede che dal 2020 al 2024 saranno consegnati 4.100 nuovi esemplari.Lo speciale contiene quattro articoli.Bisogna riconoscere che quanto a elicotteri noi italiani sappiamo il fatto nostro e pur senza le dimensioni industriali di altri grandi costruttori come Airbus, Bell o Sikorsky - o forse proprio grazie a questo - la nostra Leonardo conquista risultati dei quali bisogna essere fieri.Seppur con stabilimenti in varie parti del mondo (si pensi a quello di Philadelphia, negli Usa), l'azienda è storicamente posizionata tra Cascina Costa di Samarate, Sesto Calende e Vergiate, nel mezzo del Varesotto, dove se istituzionalmente è definita la «Divisione elicotteri della One-Company» voluta da Mauro Moretti e oggi condotta da Alessandro Profumo, in Lombardia continua a essere chiamata da tutti Agusta, nome della dinastia di Giovanni, il fondatore, e dei figli Domenico e Corrado che vi lavorarono. Una storia che dall'altra parte dell'oceano avrebbero già portato sul grande schermo o trasformato in fiction. Ebbene, Leonardo ha presentato la versione aggiornata dello AW169, un biturbina di classe media (4,6-4,8 tonnellate di peso massimo al decollo e abitacolo per un massimo di 11 passeggeri), ora disponibile in differenti configurazioni, a partire dal carrello d'atterraggio che può essere fisso, retrattile con azionamento elettrico oppure dotato di pattini al posto che di ruote. Nato "digitale" nel 2010 e certificato nel 2015, lo AW169 si è affermato sul mercato non soltanto come modello "più piccolo" rispetto al best-seller di casa Leonardo, lo AW139, ma soprattutto come esempio di macchina volante dotata di alcune caratteristiche che lo rendono più versatile dei suoi concorrenti rispetto ai quali, per esempio, è progettato partendo dalle più recenti normative di sicurezza, mentre gli altri hanno ereditato le caratteristiche di progetti meno recenti. Scelto dalle forze dell'ordine di mezzo mondo (Argentina, Slovenia e Norvegia le Polizie che l'hanno voluto per prime), lo AW169 ha avuto modo di dimostrare sul campo le sue qualità ed era quindi naturale che l'evoluzione del progetto prendesse anche la direzione militare con la nascita dello AW169M che sta per equipaggiare il nostro Esercito dopo essere entrato a far parte delle flotte di Guardia di Finanza e Carabinieri.Nell'eterna (e complessa) lotta che i progettisti devono vincere per poter definire le dimensioni di una macchina volante senza penalizzare le prestazioni né sfavorire carico utile e autonomia, sullo AW169 gli ingegneri di Leonardo hanno ottenuto una velocità di 150 nodi (277 km/h) e una distanza di 440 miglia nautiche (quasi 815 chilometri) ma soprattutto la possibilità di configurare i 6,3 metri cubi della cabina, totalmente accessibili, in una moltitudine di varianti, dal trasporto Vip/Corporate all'elisoccorso.Proprio su quest'ultima abbiamo la possibilità di volare accompagnati dal capo dei collaudatori Leonardo elicotteri Giuseppe Afruni e da Nicolò Sanguineti e Carlo Sacco della Direzione Marketing della Divisione Elicotteri di Leonardo. Lo AW169 possiede caratteristiche uniche: dotato di avionica digitale integrata completamente sviluppata da Leonardo ed estremamente intuitiva da utilizzare, nell'uso come eliambulanza è favorito dalla possibilità di piazzare due barelle in posizione trasversale e di mantenere accesso uno dei due motori (i turboalberi Pratt&Whitney 210 da circa mille cavalli l'uno), in modalità generatore ausiliario di potenza (Apu) ma con il rotore fermo, in modo che il personale medico possa stabilizzare e caricare anche due pazienti senza doversi preoccupare delle pale in rotazione. Potrebbe sembrare un dettaglio, ma i concorrenti, dallo S-76 di Sikorsky e il leggermente più piccolo H145 di Airbus (derivato dallo Mbb-Kawasaki BK-117) sono l'evoluzione di progetti nati alla fine degli anni Settanta e risentono inevitabilmente di caratteristiche che se un tempo venivano accettate, oggi da molti equipaggi sono considerate limitazioni. Sull'elicottero italiano il personale sanitario può accedere al paziente da ogni lato lavorando con maggiore comodità, ogni dettaglio della cabina è pensato e posizionato per la massima efficacia, dalle bocchette della climatizzazione fino agli attacchi degli apparati elettromedicali, che possono essere alimentati da più fonti d'energia. Completano la dotazione un autopilota dell'ultima generazione, alcune migliorie e modifiche aerodinamiche, le tante opzioni degli equipaggiamenti disponibili e la possibilità di installare il sistema di protezione dal ghiaccio. Dal punto di vista del prezzo lo AW169 si posiziona leggermente più in alto della concorrenza (varia molto con la configurazione ma siamo tra 8,8 e 10 milioni), questi costi sono ampiamente recuperati in termini di maggiore sicurezza, qualità e rapidità delle operazioni.Così se nel 2010 alla sua presentazione si parlava di costruirne mille in circa vent'anni, considerando l'evoluzione del prodotto è probabile che i numeri saranno più alti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/lelicottero-born-digital-tutto-italiano-2654431087.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-volo-con-lo-aw169" data-post-id="2654431087" data-published-at="1628060523" data-use-pagination="False"> In volo con lo AW169 Seduti in cabina la prima impressione è di grande comodità, e anche se ai non piloti il numero dei pulsanti posizionati tra i sedili anteriori potrebbe sembrare infinito, in realtà le operazioni da compiere per mettere in moto lo AW169 sono poche e semplici.Merito dell'elettronica e di come vengono presentati parametri e valori all'equipaggio, ovvero attraverso cinque schermi: due principali davanti ai piloti, uno centrale per gli impianti e due inferiori tattili che consentono di gestire sistemi e comunicazioni. Si chiama integrazione dell'avionica e consente di ridurre molto il numero delle operazioni da compiere per controllare l'elicottero in volo e gestire le rotte. Il trucco sta nel presentare i dati con una gerarchia precisa e mediante una simbologia che risulti immediatamente comprensibile. Stiamo comunque parlando di una macchina volante complessa destinata a piloti professionisti che vengono addestrati «sul tipo», ma proprio per questo motivo è importante che un pilota mai salito prima su questo elicottero si trovi immediatamente a suo agio e non rimanga disorientato dal dover cercare i comandi fondamentali che gli servono per condurre la macchina volante. Ecco allora che durante la messa in moto c'è una rappresentazione di quanto sta accadendo nei motori e negli impianti; si trovano immediatamente i valori da tenere sotto controllo – fondamentale sugli elicotteri è la coppia, cioè la potenza disponibile che si trasforma in forza applicata al grande rotore attraverso la trasmissione meccanica, qui definito «power index» - ecco allora che ci si sente al riparo dal compiere gravi errori e il carico di lavoro diminuisce, il pilota è più tranquillo e la sua concentrazione viene rivolta proficuamente alla missione da compiere. Poi ci sono le utilità, come poter visualizzare la parte inferiore della fusoliera e il carrello sullo schermo centrale, in modo da poter effettuare avvicinamenti con la massima precisione anche in situazioni particolari, come durante le operazioni di soccorso.In generale per chi è avvezzo alle cabine di pilotaggio il primo confronto con i sistemi dello AW169 fa comprendere che una volta capita l'architettura della strumentazione, tornare sugli elicotteri «di prima» sarà più faticoso. Seguo i movimenti e i suggerimenti dell'istruttore sulla leva del passo collettivo (che nuove l'inclinazione delle pale del rotore principale, quindi fa salire l'elicottero in verticale) e sul passo ciclico (che orienta il disco del rotore determinando direzione, assetto e influisce sulla velocità), e mi rendo conto che sto pilotando duemila cavalli su circa 4 tonnellate. Abbiamo infatti a bordo circa il 50% del carburante imbarcabile, siamo in cinque su un massimo di dieci persone e quindi le prestazioni risultano molto brillanti, con l'unica limitazione dovuta alla temperatura esterna elevata, che invece gioca contro. Il tutto si traduce in una rapida salita effettuata accelerando rapidamente a oltre cento nodi (circa 170 km/h) mentre controllo la traiettoria manualmente senza neppure usare la pedaliera. Volessimo intraprendere una crociera o effettuare una procedura basterebbe attivare gli autopiloti e alcune delle loro funzioni avanzate, magari anche completate dalla visione sintetica del terreno oppure dagli allarmi di prossimità del suolo. Ma in una giornata soleggiata sopra il Lago Maggiore la preferenza resta pilotare manualmente e consola osservare che in queste condizioni di richiesta di potenza il «power index» non supera l'88%, quindi abbiamo ancora potenza disponibile, mentre le manovre risultano estremamente precise facendo apprezzare una notevole agilità seppure l'elicottero sia di dimensioni e peso ragguardevoli. Merito - anche - della tecnologia usata per il rotore principale a velocità variabile, tecnologia che riduce l'impronta del rumore esterno e migliora l'efficienza. Il comfort in cabina è notevole e pensando a una configurazione Vip viene spontaneo pensare all'ulteriore miglioramento in fatto di rumorosità interna che si otterrebbe da un arredo appropriato rispetto al comunque già buon livello di insonorizzazione presente su un esemplare destinato all'elisoccorso. Quando si vola il tempo scorre a una velocità differente, così dopo aver «giocato» attorno alla cima del Mottarone rientriamo verso l'aeroporto di Vergiate dove atterriamo senza sentire sui comandi la necessità di effettuare troppe correzioni o anticipare molto gli effetti di una cabina che decelera appesa a un rotore ampio 12 metri. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/lelicottero-born-digital-tutto-italiano-2654431087.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="la-scheda-tecnica-dello-aw169" data-post-id="2654431087" data-published-at="1628060523" data-use-pagination="False"> La scheda tecnica dello AW169 MotorizzazioneDue turboalberi Pratt & Whitney Canada PW210A da 1.000shp ciascuno.Dimensioni e pesiLunghezza 14,65 mAltezza 4,50 mDiametro rotore principale 12,12 mPeso massimo al decollo 4.800 kgDimensioni cabina: 2,15 Lun. x 2,03 Lar. x 1,32 m Alt. (volume 6,3 mc)Capienza: equipaggio 1-2, fino a 11 passeggeri.Velocità massima: 150 kts (277km/h)Quota volo in stazionamento con effetto suolo: 5.085 mQuota volo in stazionamento senza effetto suolo: 4.060 mMassima autonomia (distanza / oraria) senza riserva: 816 km / 4h20m <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/lelicottero-born-digital-tutto-italiano-2654431087.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="mercato-dove-e-come-si-usano-gli-elicotteri-civili" data-post-id="2654431087" data-published-at="1628060523" data-use-pagination="False"> Mercato: dove e come si usano gli elicotteri civili AW169 (Leonardo) Secondo Honeywell il mercato degli elicotteri civili a turbina (tutti quelli di Leonardo lo sono) prevede che dal 2020 al 2024 saranno consegnati 4.100 nuovi esemplari per uso civile, con previsioni leggermente superiori alle previsioni quinquennali emesse nel 2019, ma con consegne rallentate in termini di qualche decina di nuovi elicotteri in meno per anno. La tendenza per segmento di utilizzo vede la tenuta del comparto Vip/Corporate e un lieve rallentamento dell'Oil&Gas (trasporto da e per le piattaforme petrolifere), e del numero di acquisti da parte delle forze di polizia e paramilitari. Ovviamente anche il settore dell'ala rotante fa i conti con la pendemia, ma tra tutte le categorie di elicotteri si prevede un aumento per quelli bimotori a turbina, che dovrebbero essere il 56% del totale, mentre un calo per i monomotori leggeri. Il 40% della flotta mondiale è nel Nord America, dove a causa della pandemia la domanda di nuovi esemplari ha rallentato del 10% circa. Il 50% di questo mercato riguarda monomotori leggeri e il 32% circa classi di peso intermedie. Circa il 38% degli acquisti pianificati riguarderà servizi medici d'emergenza; il 20% le forze dell'ordine e il 17% l'uso aziendale e privato.In Europa Honeywell prevede un aumento delle richieste per sostituzione di flotte esistenti, rinnovamento che dovrebbe portare a un aumento del 3,5% del numero degli ordinativi. Nel vecchio continente le classi di elicotteri bimotore intermedie e medie totalizzano il 41% dei piani di acquisto totali, ma si prevede un aumento anche nel numero di macchine leggere, che dovrebbero segnare un +5%. Ma circa il 26% degli acquisti pianificati sarà utilizzato per lavoro aereo, seguito dal 23% per trasporto Vip e da un 16% per l'utilizzo elisoccorso e quello di ricerca e salvataggio (Hems + Sar).In America latina si assiste a una richiesta di sostituzione delle flotte maggiore che nel 2019, con piani di acquisto del 14% al di sopra della media globale. La regione ha visto il più alto tasso di acquisto di nuovi elicotteri a livello globale, con quasi il 29% degli operatori locali intervistati da Honeywell che ha affermato che avrebbe sostituito o ampliato la propria flotta con un nuovo elicottero nei prossimi cinque anni. A guidare il mercato il Brasile, con +21% di acquisti. I latino-americani prediligono i modelli monomotore leggeri che rappresentano circa il 50% degli acquisti pianificati. I bimotori leggeri sono secondi con il 28%. Nel 2020 sono invece calati i mercato del Medio Oriente e dell'Africa: questa regione ha il tasso di nuovi acquisti più basso a livello globale, con solo il 5% delle flotte che prevede una sostituzione o l'aggiunta di un nuovo elicottero. In questo caso quasi il 62% dei nuovi acquisti di elicotteri pianificati riguarda modelli bimotore leggeri mentre i bimotore medi sono al 23%, quasi la metà della quota di mercato 2019. Nell'area asiatico-pacifica i piani di acquisto complessivi sono in calo del 6% rispetto al 2019. Qui gli elicotteri bimotore intermedi/medi e monomotore leggeri sono state le categorie più vendute con il 38% e il 35% del mercato. Infine la Cina, che dopo aver assistito a un calo del mercato del 7% sta recuperando lentamente.
iStock
Femminismo è il vezzoso nome dato alla misandria occidentale, e la misandria è stato il mezzo per distruggere nel giro di due generazioni l’invincibile società occidentale giudaico-cristiana: le donne sempre vittime, i maschi sempre carnefici e soprattutto nemici. La «vera donna» si sente sorella di sconosciute, incluse cantanti mediocri che guadagnano cifre astronomiche mostrando la biancheria intima o la sua assenza, ma non deve avere linee di collaborazione o anche solo umana simpatia con il marito o il compagno. Il femminismo occidentale non è difesa delle donne, è misandria, odio per gli uomini. Il femminismo misandrico è un movimento creato a tavolino, con lo scopo di distruggere la famiglia, che è un’unità affettivo/economica con una sua intrinseca potenza: rende le persone non isolate, e quindi meno malleabili, tali da avere la forza di opporsi al potere dello Stato o del parastato. Il secondo scopo è abbattere i salari buttando sul mercato milioni di lavoratrici. Il terzo scopo è annientare le aree di lavoro non tassabile. Le donne a casa loro fanno lavori non tassabili: cucire, cucinare, costruire giocattoli, creare tende e vestiario, fare conserve, allevare bambini. Ora il loro lavoro è sostituito da supermercati, orrendi cibi precotti, con tutti i danni dei cibi processati, vestiario «made in China» fatto da schiavi sottopagati e soprattutto educatrici e insegnanti.
A ogni interazione madre-figlio, il cervello del bambino piccolo crea miliardi di sinapsi. Ogni interazione con l’estranea cui è affidato mentre mamma si sta facendo sfruttare da qualcuno in un posto di lavoro - e deve farlo perché il salario di papà è troppo basso - fabbrica molte meno sinapsi. Per i bambini, essere affidati a estranei al di sotto dei tre anni è un danno neurobiologico. Chi nega questa affermazione sta mentendo. Il bambino impara la regolazione delle emozioni sulla madre, ma per poter completare questo processo la madre deve essere presente. Con l’estranea cui è stato affidato, il processo non può realizzarsi. Inoltre, per quell’estranea il bambino è lavoro. Ci sono persone che amano il loro lavoro, altre che lo detestano: nel caso delle educatrici, quello che è detestato è il bambino. Ogni tanto bisogna mettere le videocamere per scoprire bambini picchiati o umiliati. La madre lavoratrice deve occuparsi del lavoro e quando alla sera torna a casa stanca e nervosa deve occuparsi del bambino, che alla sera, dopo ore e ore con estranee, è stanco e nervoso. Il peso è micidiale.
Le donne non mettono più al mondo figli. Il femminismo misandrico è stato creato per abbattere la natalità. Quando il bambino è malato, la mamma non può stare con lui. La presenza della madre fabbrica endorfine che potenziano il sistema immunitario. La sua assenza fabbrica cortisolo, ormone da stress che abbatte il sistema immunitario. Per poter essere affidato alle estranee del nido, il bambino deve essere sottoposto a un esavalente che in molte altre nazioni è vietato. Il 70% delle morti improvvise in culla avviene nella settimana successiva all’iniezione dell’esavalente. Perché le madri possano serenamente lavorare è stato creato il latte in polvere, pessimo prodotto che sostituisce il cibo perfetto dal punto di vista nutrizionale e immunologico che è il latte materno. È statisticamente dimostrata la differenza cognitiva e la migliore salute dei bambini allattati al seno. Dopo i tre anni un bambino potrebbe restarsene benissimo a casa sua; se proprio lo si vuole mandare all’asilo, sarebbe meglio non superare le due ore al giorno. Quando ha sei anni, il bambino dovrebbe andare in una scuola quattro ore, dalle 8.30 alle 12.30. Se la classe è fatta da bambini in maggioranza sereni e tutti della stessa madrelingua, come negli anni Cinquanta, quattro ore sono sufficienti.
Il bambino, messo sotto stress dalla mancanza cronica della madre, consegnato allo Stato per un numero spaventoso di ore, diventa un perfetto recipiente per la propaganda.
Le femministe hanno conquistato il diritto al lavoro. Il lavoro è una maledizione biblica. Anche l’aborto è una maledizione biblica e pure di quello hanno conquistato il diritto. Nella Cappella Sistina, Michelangelo ha rappresentato il momento in cui il serpente corrompe Eva con la mela: il serpente ha un volto di donna. Un’ intuizione geniale. Le donne hanno meno testosterone: questo le rende più accoglienti, permette la maternità, ma le rende meno capaci di battersi. Noi siamo meno capaci di combattere, cediamo più facilmente alla propaganda. Il vittimismo isterico del femminismo misandrico è stata la tentazione con cui le donne hanno annientato la invincibile civiltà giudaico-cristiana. Abbiamo ancora una generazione, forse una e mezza. Creperemo di denatalità e scemenze: tra due generazioni al massimo saremo una repubblica islamica. Il potere è stato tolto al pater familias, che era sporco brutto e cattivo, ma era comunque uno cui di quella donna e quei bambini importava, ed è stato consegnato allo Stato, una macchina burocratica cieca e stolida. Lo Stato decide quanti vaccini un bambino deve fare, mentre gli Ordini dei medici applicano la legge Lorenzin radiando tutti coloro che si permettono di parlare della criticità di questi farmaci. Lo Stato decide cosa un bambino deve mangiare: le orrende mense scolastiche dove si mangia pessimo cibo statale sono obbligatorie. Digitate su Google le parole mensa scolastica e tossinfezioni alimentari e troverete dati interessanti. I dati che mancano sono i danni su danni sul lungo periodo degli oli di bassa qualità, della conserva di pomodoro comprata dove costava meno (spesso sono pomodori coltivati in Cina con fertilizzanti pessimi). Lo Stato decide come il bambino deve vivere e se la famiglia si permette di farlo vivere felice in un bosco, lo Stato interviene. Lo Stato decide cosa il bambino deve pensare, perché l’etica gliela insegnano i docenti, quasi sempre femmine, che sono impiegati statali che eseguono gli ordini, le circolari, fanno corsi di aggiornamento Lgbt e hanno criminalizzato i ragazzi non vaccinati per il Covid.
Grazie al femminismo misandrico, in Italia, la disparità tra padre e madre è clamorosa: i padri sono esseri inferiori. La donna ha potere di vita e morte sul concepito, un potere osceno e criminale. Si considera criminale un padre che ha picchiato suo figlio, ma non si considera criminale una donna che ha fatto macellare il suo bambino nel suo ventre. Il potere che ha creato il femminismo misandrico vuole gli aborti, li adora. Se hai abbandonato il cane sei un bastando, se hai fatto uccidere tuo figlio nel tuo ventre sei un’eroina della libertà. Per far uccidere il bambino nel suo ventre, la donna ha bisogno di un medico, che diventa quindi un medico che sopprime vite umane. Il feto è vivo ed è umano. Chi lo sopprime, sta sopprimendo vite umane. Se la donna vuole abortire, il padre non può opporsi. La donna può abortire, ma il padre non può rifiutarsi di pagare gli alimenti, deve assumersi la responsabilità economica fino alla maggiore età (e spesso oltre), eredità garantita al figlio, un terzo del patrimonio che deve essere accantonato. La donna può rendere suo figlio orfano di padre: può partorirlo, disconoscerlo e impedire che il padre lo riconosca. Il padre, per riconoscere il figlio, deve arruolare uno o più avvocati, pagarli e imbarcarsi in una guerra giudiziaria lunga e dall’esito incerto. Mentre le donne sono normalmente aggredite da immigrati islamici, l’invasione che sostituisce il deficit demografico dei bambini abortiti, al punto che non si possono più fare manifestazioni in piazza come quelle di Capodanno, quando l’uomo è bianco e occidentale, la parola della donna in tribunale vale più di quella dell’uomo.
Continua a leggereRiduci
Roberto Speranza (Ansa)
Sull’edizione del 7 marzo del 2023, Francesco Borgonovo riportava un eloquente scambio di messaggi tra l’allora presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il ministro Roberto Speranza, che si esprimeva così: «Dobbiamo chiudere le scuole. Ne sono sempre più convinto». Ma il giorno seguente Brusaferro notava: «Per chiusura scuola Cts critico». E il ministro incalzava: «Così ci mandate a sbattere». Dopo una serie di ulteriori scambi, Brusaferro cedeva: «Va bene. Domani bisognerà pensare a illustrare come il parere riporti principi ed elementi di letteratura e modellistica lasciando al Consiglio dei ministri le scelte». Tradotto: prima si prendeva la decisione, poi si trovava l’appiglio «scientifico».
L’audizione di Miozzo appare indubitabilmente sincera. L’esperto sottolinea il contesto emergenziale in cui agivano i commissari, mettendo in guardia dai «Soloni del senno di poi». Parla del Cts come punto di riferimento «mitologico», «di fatto chiamato a rispondere a qualsiasi tipo di richiesta e necessità» che «di sanitario avevano ben poco: la distanza tra i tavoli nei ristoranti, il numero di passeggeri all’interno di un autobus, la distanza tra i banchi di scuola». «Che ci azzeccavo io, medico esperto di emergenze internazionali, con la distanza degli ombrelloni al mare?», osserva. «Eppure dovevamo dare un’indicazione, che alla fine, in un modo o nell’altro, veniva fuori con l’intelligenza, con il buonsenso, con la lettura che di volta in volta si faceva del contesto nazionale e internazionale». Dato il vuoto decisionale, in buona sostanza, il Cts si è dovuto far carico di una serie di questioni lontane dalla sua competenza. E sbaglia, spiega Miozzo, chi ci ha visto un «generatore di norme, di leggi, di indirizzi e di potere decisionale, cosa che assolutamente non ha mai avuto»: «Quello che il Comitato elaborava come indicazioni tecnico-scientifiche era offerto al governo, che lo doveva tradurre in atti normativi». L’equivoco si verificò solo perché alcuni passaggi venivano copiati tali e quali nelle leggi.
Miozzo ribadisce a più riprese che il Cts forniva solo pareri sulla base di assunti scientifici necessariamente - visto il contesto - in divenire. La dinamica, però, appare chiaramente invertita: se un organo subisce pressioni politiche (fatto testimoniato sopra) e viene interpellato su questioni che esulano dalle proprie competenze, è perché esso viene usato per sottrarre decisioni politiche al dibattito democratico. Una strategia che non riguarda solo il Covid: in pandemia ha conosciuto il suo culmine, ma è iniziata ben prima e proseguita ben dopo: l’ideologia green ne è una dimostrazione plastica. E anche il prezzo di queste scelte scellerate, per usare le parole di Miozzo, lo abbiamo pagato e lo pagheremo ancora in futuro. Se si parla tanto di Covid, in fondo, è puramente per una questione di metodo.
Miozzo avanza almeno un’altra considerazione degna di nota quando spiega che il piano pandemico del 2006 era una «lettera morta negli archivi della nostra amministrazione». Nessuno lo conosceva, «non era mai stata fatta un’esercitazione e non era stato fatto l’acquisto di beni di pronto soccorso e di Dpi. Non c’era nulla». Una responsabilità che imputa ai ministri precedenti e non a Speranza. Ai fini del buon funzionamento della democrazia, è fondamentale stabilire le responsabilità: a tagliare i fondi alla sanità per un decennio, in nome di una presunta austerità espansiva richiesta dall’«Europa», sono stati governi sostenuti dalla sinistra che oggi bercia contro l’attuale esecutivo. Lo dicono i dati, lo raccontano le condizioni in cui ci siamo trovati ad affrontare la pandemia. Almeno e limitatamente all’impreparazione del piano pandemico, possiamo anche assolvere Speranza. Ma non possiamo assolvere il Partito democratico dall’aver ucciso la sanità italiana.
Continua a leggereRiduci
A mettere nero su bianco qualche dato in grado di smontare le ultime illusioni sui vantaggi del motore a batteria, è l’Adiconsum che periodicamente fa un report sull’andamento delle tariffe di ricarica. Lo stato dell’infrastruttura è ancora carente. I punti di ricarica sono 70.272 di cui un 10% non è attivo. La maggioranza dei punti (53.000) è in corrente alternata (Ac) con potenza inferiore a 50 Kw mentre le ricariche ultra veloci sono meno di 5.000. Intraprendere un percorso in autostrada è da temerari: la copertura delle aree di servizio è ancora al 48% e ci sono solo 1.274 punti. Essere a secco di elettricità e beccare un paio di stazioni di servizio sprovviste di colonnine apre scenari da incubo. Quindi, nella pianificazione di un percorso, bisognerebbe anche avere contezza della distribuzione delle ricariche.
Ma veniamo ai costi. Il prezzo unico nazionale a novembre scorso era pari a 0,117 euro il Kwh, in aumento del 5% rispetto a ottobre 2025. I prezzi medi alla colonnina sono per la Ac (lenta e accelerata) di 0,63 euro al Kwh (in aumento di 1 centesimo rispetto a ottobre), per la veloce (Dc) di 0,75 euro /Kwh (+1 centesimo rispetto a ottobre) e per la ultra veloce (Hpc) di 0,76 euro/kwh (stazionario). Per le tariffe medie massime si arriva a 0,83 per ricariche Ac, 0,82 per la Dc e 1,01 per Hpc.
Il report di Adiconsum fa un confronto con i carburanti fossili e evidenza che la parità di costo con benzina e diesel si attesta mediamente tra 0,60 e 0,65 euro/kwh. Ma molte tariffe medie attuali, superano questa soglia di convenienza.
Inoltre esistono forti divergenze tra i prezzi minimi e massimi che nella ricarica ultra veloce possono arrivare fino a 1,01 euro /Kwh. L’associazione dei consumatori segnala tra le tariffe più convenienti per la Ac, Emobility (0,25 euro/Kwh) per la Dc, Evdc in roaming su Enel X Way (0,45 euro/Kwh) e per l’alta potenza, la Tesla Supercharger (0,32 euro/Kwh). La conclusione del report è che c’è un rincaro, anche se lieve delle ricariche più diffuse ovvero Ac e Dc e il consiglio dell’Adiconsum, è che a fronte dell’alta variabilità dei prezzi è fondamentale utilizzare le app dedicate per verificare quale operatore offre il prezzo più basso sulla singola colonnina.
Questo vuol dire che mentre all’estero, come ad esempio in Germania, si fa il pieno utilizzando semplicemente il bancomat o la carta di credito, come al self service dei distributori, in Italia bisogna scaricare una infinità di app, a seconda del fornitore o del gestore, con la complicazione delle informazioni di pagamento e della registrazione. Chi ha la ventura (o sventura) di aver scelto una full electric, deve fare la gimcana tra le varie app, studiando con la comparazione, la soluzione più vantaggiosa. Un bello stress.
Secondo i dati più recenti di Eurostat e Switcher.ie, mentre la media europea per un pieno si attesta intorno a 14 euro, in Italia la spesa media sale a circa 20,30 euro. Nel nostro Paese, come detto prima, la media di ricarica Ac è di 0,63 euro /Kwh, in Francia e Spagna si scende sotto gli 0,45-0,50 euro /Kwh. La ricarica ultra rapida che nelle nostre colonnine è di media 0,76 euro/Kwh con picchi sopra 1 euro, in Francia si mantiene mediamente intorno a 0,60 euro/Kwh. Il costo dell’energia all’ingrosso in Italia è tra i più alti d’Europa, inoltra l’Iva e le accise sull’energia elettrica ad uso di ricarica pubblica sono meno agevolate rispetto alla Francia dove l’Iva è al 5,5%. Inoltre l’Italia non prevede riduzioni degli oneri di sistema per le infrastrutture ad alta potenza.
C’è un altro elemento di divergenza tra l’Italia e il resto dell’Europa che non incentiva l’acquisto di un’auto elettrica, ed è la metodologia del pagamento. Il nostro Paese è il regno delle app e degli abbonamenti. La ricarica «spontanea» (senza registrazione) è rara e spesso molto costosa. In paesi come Olanda, Danimarca e Germania, il pieno è gestito più come un servizio di pubblica utilità «al volo». Con il regolamento europeo Afir, nel 2025 è diventato obbligatorio per le nuove colonnine fast permettere il pagamento con carta di credito/debito tramite Pos. In Nord Europa questa pratica è già la norma, riducendo la necessità di avere dieci app diverse sul telefono. Inoltre in Paesi tecnologicamente avanzati (Norvegia, Germania), è molto diffuso il sistema Plug & Charge: colleghi il cavo e l’auto comunica direttamente con la colonnina per il pagamento, senza bisogno di tessere o smartphone. In Italia, questa tecnologia è limitata quasi esclusivamente alla rete Tesla.
Continua a leggereRiduci