2021-04-19
Lei Bianchi che fa per la scuola, oltre a sperare?
Caro Patrizio Bianchi, «speriamo che faremo bene». Le scrivo questa cartolina usando la stessa frase derubata di congiuntivo che usò lei il giorno della sua nomina a ministro dell'Istruzione del governo Draghi. Qualcuno si chiese come mai in Italia non si riesca ad avere a capo della scuola qualcuno che conosca l'italiano, ma poi siccome lei non è Di Maio e per di più è amico di Prodi, l'errore è stato dimenticato. Nonostante i suoi sforzi di aggiungere altre perle: per esempio quando le chiesero quando aveva saputo della nomina, lei rispose «L'ho imparato stasera». E quando le domandarono quale fosse la prima cosa che avrebbe fatto, disse: «Prima di tutto devo capire come arrivare da Ferrara a Roma. Devo organizzarmi». Si capisce. È un problema organizzare un viaggio da Ferrara a Roma. Mica una roba semplice come riaprire le scuole ai tempi della pandemia.Comunque «speriamo che faremo bene». Nonostante le premesse. Sia chiaro: è positivo che si vada verso la riapertura totale delle scuole. Un «messaggio di speranza e responsabilità», come ha detto lei l'altro giorno, aggiungendo: «Dobbiamo tornare alla normalità». Su questo siamo tutti d'accordo. Ma il problema è: quale normalità? Quella delle classi pollaio? Delle aule insufficienti? Degli assembramenti sui bus? Delle mascherine farlocche? Oppure è stato fatto qualcosa per eliminare questi problemi? E che cosa, di grazia?Non so se lei, nel frattempo, è riuscito a trovare la strada che da Ferrara porta a Roma, ma ecco qui si ha l'impressione che sia stato fatto ben poco di quel che si poteva fare. Quindi le scuole riaprono (bene) ma siamo rimasti al punto di prima (male). E questo sarebbe il «messaggio di speranza e responsabilità» che passa ai nostri ragazzi? Di responsabilità se ne vede poca. Tutt'al più è un messaggio di speranza nella divina provvidenza. I nostri ragazzi, si capisce, li affidiamo al cielo, come sempre. Ma a Ferrara non si dice: aiutati che il ciel ti aiuta? I dirigenti scolastici lamentano persino l'assenza di protocolli precisi e aggiornati per gestire gli eventuali casi positivi. Dobbiamo lasciare fare proprio tutto all'Onnipotente?Per altro lei, caro Bianchi, era il capo della task force messa in piedi dal suo predecessore, ministro Lucia Azzolina, per la riapertura delle scuole a settembre. Consegnaste un documento di 151 pagine pieno di consigli. Ma poi la ripartenza fu un disastro. Lei, un po' vigliaccamente, fece ricadere tutte le colpe sulla Azzolina, che di colpe ne aveva già abbastanza per conto suo: «Non ci ha ascoltati», disse. Non discuto. Ma veniamo all'oggi: se allora la Azzolina sbagliò a non ascoltarla, perché ora nemmeno lei ascolta sé stesso? Cito due dei consigli che la sua task force mise per iscritto: definire nuovi parametri per il distanziamento in classe e reperire nuovi spazi (pagina 119 del documento) e nominare un «medico competente» per ogni scuola (pagina 124). Queste cose, almeno, le ha fatte? No? E perché? Colpa ancora della Azzolina? E non dica che è colpa di chi non «gliel'ha imparato». Perché «gliel'ha imparato lei».
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Giancarlo Tancredi (Ansa)