2021-04-02
Legalità dubbia e tensioni politiche. La puntura obbligatoria già traballa
Il decreto va convertito. La vicepresidente della Privacy: «Problemi di costituzionalità».Per adesso, sembra filare tutto liscio. Il governo, con l'ultimo decreto Covid, obbliga operatori sanitari e farmacisti a vaccinarsi. Chi si rifiuta, sarà trasferito in un altro ufficio. E rischia pure la sospensione senza stipendio. La vittoria su medici e infermieri riottosi è schiacciante. Alcuni Regioni, per evitare ulteriori complicanze, pensano perfino di escludere i più ostinati dai concorsi. Complice il frangente, quasi nessuno fiata. Non è detto che le cose restino così. Intanto perché potrebbe essere la prima delle imposizioni. Domani, magari, toccherà agli insegnanti. E a quel punto, la fila dei disertori s'ingrosserà. Poi c'è il versante politico. A fine mese scadranno le misure restrittive del decreto. Mentre quel vincolo per i sanitari andrà convertito in legge, previo dibattito in Parlamento. Che si annuncia meno scontato del previsto. Lega e Fratelli d'Italia sono da sempre contrari a ogni dovere vaccinale. Il momento rende sconveniente i distinguo. Ma quando il virus smetterà di correre, le cose potrebbero cambiare. E poi ci sono i rilievi giuridici: l'obbligo reggerà in tribunale davanti ai primi, inevitabili, ricorsi?Ginevra Cerrini Feroni è una costituzionalista dell'università di Firenze, ma soprattutto vicepresidente dell'Autorità garante per la privacy. Ieri ha twittato: «Trattandosi di vaccini non equiparabili agli altri obbligatori, il demansionamento, fino alla sospensione dello stipendio per chi si rifiuta, appare in contrasto con varie norme, a partire dal diritto dovere al lavoro, asse portante della forma di Stato». Ovvero, l'articolo uno della Costituzione. Come il nome del partito, seppur residuale, guidato proprio dal ministro della Salute, Roberto Speranza. La stessa Cerrini Feroni, qualche giorno prima, mentre il dibattito ferveva, era stata ancor più esplicita: «L'ipotesi di introdurre l'obbligatorietà di vaccini di cui si ignorano gli effetti sul medio lungo termine, e che comunque non escludono i contagi, pone problemi seri, a partire dal piano costituzionale». D'altronde, il Garante per la privacy s'era già distinto, un mese fa, per una presa di posizione ufficiale contro il passaporto vaccinale, poi confermato dal commissario europeo all'Industria, Thierry Breton. «I dati relativi allo stato vaccinale sono dati particolarmente delicati», scrive l'autorità, «Un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni di libertà costituzionali». Dunque, suggerisce, urge apposita legge. Diversamente, il suddetto passaporto «è da considerarsi illegittimo». E conclude: «La questione sarà oggetto di una prossima segnalazione al Parlamento». Cerrini Feroni non è l'unica ad aver cantato fuori dal coro. Ugo Mattei insegna diritto internazionale all'università della California di San Francisco, diritto civile all'università di Torino e ha appena annunciato la sua candidatura a sindaco del capoluogo piemontese. «La mia posizione vaccinale è quella dell'articolo 32 della Costituzione», spiega riferendosi alla «tutela della salute». Aggiunge: «Sono contrario all'obbligo vaccinale se si fa su prodotti non ancora sufficientemente sperimentati». Ma assicura che si «atterrebbe alle leggi vigenti», nel caso di imposizione anche a docenti e insegnanti. Per adesso, riguarda però solo infermieri, medici e farmacisti. Il premier, Mario Draghi, aveva già anticipato il decreto mentre, assieme alla moglie, aspettava la sua dose di Astrazeneca: «Non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati». Ora, passato il decreto, gli osanna sono generali. «Misura sacrosanta» dice Stefano Bonaccini, presidente dem dell'Emilia Romagna e capo della Conferenza Stato-Regioni. Il plauso, al momento, sembra trasversale. Del resto, il primo a invocare il vincolo era stato un governatore di centrodestra: il ligure Giovanni Toti, allarmato da alcuni cluster, forse causati da operatori non immunizzati. Ma ora quell'auspicata norma rischia di venire considerata incostituzionale? C'è un precedente. La sentenza numero 5 del 2018. La Corte costituzionale respinge il ricorso del Veneto, anche all'epoca guidato dal leghista Luca Zaia, contro le dieci vaccinazioni stabilite un anno prima. Il legislatore può raccomandare, obbligare e sanzionare dettaglia l'estensore. Anzi, l'estenditrice: l'allora vice presidente della Consulta, Marta Cartabia. Ossia, l'attuale ministro della Giustizia. Non a caso, colei che negli ultimi giorni s'è battuta di più per la causa.E l'allora contendente Zaia? Corre ai ripari. Solo in Veneto ci sono 10.200 sanitari contrari ai vaccini obbligatori. E il governatore, seppur «convinto della volontarietà», annuncia addirittura una modifica dei bandi di concorso: «Pensare adesso di assumere qualcuno che non si vuole vaccinare... Beh, è dura».
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