
Verso una risoluzione che rende licenziabili i manager e impone dei tetti anche agli assegni dei conduttori. Massimiliano Capitanio: «Viale Mazzini deve funzionare come un'azienda privata. Non è ingerenza, soltanto buonsenso».Una risoluzione con due filoni d'intervento: licenziabilità dei dirigenti e tetto al compenso degli artisti conduttori. Un solo obiettivo: una Rai in linea con le aziende private ma con sempre più servizio pubblico, un'azienda ancora più competitiva senza sprechi pagati dai cittadini. Come annunciato sul nostro giornale dal vicepremier e leader del Carroccio Matteo Salvini, ci stanno pensando i deputati Massimiliano Capitanio, Alessandro Morelli e Igor De Biasio che sono al lavoro su una risoluzione da presentare in Parlamento.«Un obiettivo che condivideremo con l'altro pezzo di maggioranza, il M5s con cui troveremo di sicuro sintonia», spiega il segretario della commissione di Vigilanza Rai e deputato del Carroccio, Capitanio, «Da una parte, sul fonte manageriale riteniamo che la Rai abbia il diritto di scegliersi i dirigenti migliori ma anche che, in linea con tutte le aziende private, debba avere anche la possibilità di licenziarli quando non raggiungono gli obiettivi o non sono più funzionali alle strategie, mentre sul fronte stipendi è necessario ritoccare i compensi faraonici che sono fuori mercato e non hanno eguali in altre parti del mondo. Basti pensare a casi come quello di Fabio Fazio, in cui per avere pagamenti stellari si firmano contratti super blindati, inattaccabili e non modificabili».Salvini aveva parlato di un vero tetto ai compensi perché «sopra il milione non ci si deve arrivare più. Fazio ne prende 3! Ma non solo lui. Ci sono conduttrici da 2 milioni di euro l'anno, e non faccio il nome di Antonella Clerici perché non mi interessano i casi personali». L'ex conduttrice della Prova del cuoco, insieme con Bruno Vespa, Carlo Conti, Piero Angela e Flavio Insinna, tutti volti storici della Rai, è considerata uno dei Paperoni del piccolo schermo.La risoluzione in Parlamento servirà per impegnare Viale Mazzini a cambiare i contratti e tradurre così in realtà questi obiettivi. «Si tratta di un'azienda autonoma e noi non possiamo intervenire e peraltro», aggiunge Capitanio, «abbiamo sostenuto, seppur criticamente, anche il piano industriale presentato dall'ad Fabrizio Salini e la sua esigenza di prendere manager mirati su determinati obiettivi. Però con una risoluzione in Vigilanza o in Parlamento valuteremo azioni di supporto esercitando il nostro ruolo di indirizzo. In questo modo invitiamo la Rai a cambiare e a prevedere nei contratti la possibilità di licenziare i manager che non godono più della fiducia dell'azienda o che non sono più funzionali a nuove strategie. Non fare questo significa ingessare la Rai e avere molti manager dirigenti di sé stessi». Capitanio respinge le possibili accuse di invasione di campo: «Sono proposte di normalità e buonsenso. Comunque stiamo lavorando da diverse settimane con esperti di diritto per arrivare a una riforma che necessariamente dovrà maturare all'interno della stessa Rai. Come ha ricordato Salvini, come Lega stiamo lavorando a questi obiettivi trasversalmente e su più fronti. Con noi c'è anche il consigliere Rai Igor De Biasio».«La Rai non è una grande torta da dividere ma è un servizio pubblico e non può diventare un cimitero degli elefanti a spese del cittadino», aggiunge Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti della Camera ed ex direttore di Radio Padania, «Per quanto riguarda le direzioni manageriali (quindi non contratti giornalistici) bisogna intervenire con una logica quasi privatistica: il manager che finisce il suo mandato o torna al suo ruolo precedente, se era un interno, o torna sul mercato. Anche perché i bravi trovano di certo una nuova collocazione. A Viale Mazzini non possono esserci dirigenti di sé stessi nominati ere geologiche fa».Nessun contratto «eterno» dunque, ma clausola obbligatoria di licenziabilità per evitare centinaia di ex dirigenti a 200.000 euro l'anno e stop ai compensi faraonici alla Fabio Fazio.«Trovo immorale che ci siano stipendi pagati da un'azienda pubblica che arrivano a milioni di euro», aveva spiegato nell'intervista di martedì alla Verità Salvini. «Se Fazio annuncia la disponibilità a ridursi il compenso, corro in ginocchio (nella sua trasmissione, ndr)». Visto che per il momento non è accaduto, Salvini ha confermato che non andrà ospite a Che tempo che fa neanche nella puntata preelettorale del 5 maggio con ospiti Silvio Berlusconi, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. «Solita coerenza di Salvini», sintetizza Morelli. «Fazio nell'ultimo periodo le ha fatte tutte per tentare di far cadere la Lega in “fuorigioco". Noi non ci siamo cascati e ora lui è rimasto con il cerino in mano. Salvini è coerente e non va, mi auguro che anche Fazio lo sia continuando a promuovere Emmanuel Macron, Jean-Claude Junker, Matteo Renzi e Zingaretti, così ci aiuterà. Lui è convinto di fare un buon lavoro per un modello di Europa che questi personaggi hanno rappresentato. Invece io sono convinto che così aiuterà tutti quelli che questo modello di Europa vogliono cambiare il prossimo 26 maggio».
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