2018-09-13
Lega e M5s uniti: «Via il presidente Consob»
Fronte comune contro Mario Nava. I capigruppo alleati: «È un dipendente comunitario, quindi a rischio di conflitto di interessi: si dimetta». Giuseppe Berruti scalpita, ma se il funzionario si impunta nessuno può cacciarlo. Ed è giallo sulle sue frasi in Aula.Lega e 5 stelle trovano un nuovo fronte comune. Si chiama Mario Nava ed è il presidente della Consob. «Il presidente Nava sui quotidiani nazionali si è dichiarato certo che non vi sia alcuna irregolarità nel suo operato e nella sua nomina. Eppure, rispondendo a un'interrogazione presentata al Parlamento europeo, il Commissario Gunther Oettinger ha confermato che l'attuale presidente rimane soggetto agli stessi doveri e diritti dei funzionari della Commissione in attività di servizio. Ciò conferma i dubbi espressi dai 5 stelle e dalla Lega. Contrariamente all'avviso espresso dal precedente governo, Nava, in quanto dipendente di un'istituzione sovranazionale, è incompatibile con la presidenza di un'autorità indipendente italiana, il cui ruolo è quello di garantire l'ordinato funzionamento del mercato finanziario nazionale». È per intero il testo della nota congiunta diffusa ieri dai capigruppo alla Camera e al Senato del M5s, Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, e della Lega, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.«I poteri estremamente penetranti attribuiti a questa autorità impongono la massima attenzione nell'evitare situazioni di potenziale conflitto di interesse. Il protrarsi di questa condizione, ormai da diversi mesi, indica di per sé che una simile attenzione non è stata esercitata, nonostante sia stata sollecitata da svariati atti di sindacato ispettivo, fra cui un'interrogazione in Commissione Finanze del Senato. Nava rassegni le dimissioni con un gesto di sensibilità istituzionale», chiedono i capigruppo di maggioranza, «che, a questo punto, appare davvero inevitabile al fine di ristabilire un rapporto di fiducia e di leale collaborazione fra Istituzioni tanto rilevanti dello Stato». Lo scontro è di quelli durissimi, ma l'esito è incerto. In sostanza, il funzionario dell'Unione europea è comandato di servizio presso l'autorità di vigilanza della Borsa. Non è in aspettativa. Il che significa che formalmente potrebbe riferire delle proprie attività ai suoi diretti superiore senza essere passibile di sanzioni o procedimenti di violazione del segreto professionali. I vertici della Consob sono infatti tenuti a mantenere coperta la propria attività. Il motivo è facilmente intuibile. Il tema della diatriba è sostanzialmente questo. Lega e 5 stelle vedono il potenziale conflitto di interessi o, d'altro canto, la possibilità dell'Ue di intendere la Consob come un prolungamento delle proprie attività.A differenza di altre nomine, quella del numero uno della Consob non è legata allo spoils system e di fatto viene ratificata dal Parlamento. Se Nava decidesse di restare al suo posto non risultano mezzi legali per allontanarlo. A parte il fatto che non si è mai verificata una tale situazione, l'unico appiglio legale che l'attuale governo potrebbe impugnare contro la sua nomina sarebbe una dichiarazione mendace in sede di audizione parlamentare. Se il dirigente avesse dichiarato che non c'era alternativa al distacco perché l'aspettativa si chiede solo per ragioni personali e dura un anno potrebbe rischiare. Tale affermazioni non risulta corrispondere alla realtà. La scelta dell'aspettativa sarebbe stata percorribile e avrebbe consentito un distacco gerarchico nei confronti dell'Ue. Risulta però assente la trascrizione stenografica del suo discorso. Riportare dichiarazioni incomplete o addirittura fallaci al Parlamento potrebbe essere appunto considerata una leva legale. Resta però il fatto che si tratta di una terra incognita. E al momento non risulta che i due partiti di maggioranza abbiano in tasca il nome di un sostituto. A godere in queste ore a quanto risulta alla Verità sarebbe il magistrato Giuseppe Maria Berruti. È uno dei commissari più anziani e colui che prima dell'arrivo di Nava aveva sperato di fare il salto di qualità. Sembra che anche in queste ore si stia pregustando un improvviso colpo di scena.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.