2019-03-06
Lega e M5s si accordano su gas e navi ma resta aperta la partita per l’Inps
L'esecutivo gialloblù trova la quadra sulle nomine di Snam, Italgas e Fincantieri. Fallisce l'assalto a Giuseppe Bono dei grillini, che non hanno uomini da offrire e perdono posizioni. Manca il decreto per la coppia Tridico-Nori.Lega e 5 stelle sembrano aver trovato la quadra, per dirla come il Senatùr Umberto Bossi, sulla partita delle nomine pubbliche, nello specifico il rinnovo dei consigli di amministrazione di Snam, Italgas e Fincantieri, tutte e tre controllate da Cassa depositi e prestiti. Non è stato semplice, anche perché la messa in discussione di Giuseppe Bono come amministratore delegato della cantieristica navale ha creato non pochi malumori nel Carroccio, in particolare nel sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, e, di rimando, al segretario, Matteo Salvini. Anche perché i grillini non avrebbero trovato sostituti all'altezza per un ruolo così delicato e strategico. Il blitz per estromettere il manager che dal 2002 siede in Fincantieri è quindi fallito. Ma ha lasciato strascichi di polemiche, in particolare sul ruolo che Cdp, che controlla il 71, 64% tramite Fintecna, avrebbe avuto nella partita per la riconferma. Ora i riflettori sono puntati sul nuovo consiglio di amministrazione e soprattutto sul nuovo direttore generale. Stefano Buffagni, la mente economica pentastellata che ha seguito da vicino il dossier, continua infatti a insistere sull'accentramento delle deleghe in capo a un unico direttore generale, ruolo ora in mano a due figure: Pier Francesco Ragni e Alberto Maestrini. In pratica, la nuova figura dovrebbe fare da contraltare a Bono, riservandosi delle deleghe pesanti. Il nuovo dg potrebbe essere proprio Ragni, che è stato in questi giorni sponsorizzato da Buffagni stesso come amministratore delegato, un possibile trait d'union con il numero uno di Cdp, Fabio Palermo. E con tutta probabilità il nuovo direttore generale potrebbe essere nominato anche in vista della successione futura proprio a Bono. Ma la situazione è fluida. E i 5 stelle potrebbero puntare anche su un altro nome. Da quel che emerge nel consiglio di amministrazione dovrebbero prendere posto Massimiliano Cesare, attuale presidente del fondo F21 e Federica Seganti del gruppo Hera, entrambi vicini alla Lega di Salvini. Giampiero Massolo sarà confermato come presidente. Blindate le posizioni di vertice di Snam e Italgas. Di sicuro se ne discuterà oggi durante due consigli di amministrazione di Cdp e Cdp Reti, quest'ultima azionista al 26,04% di Italgas e 30,37% di Snam. Appare confermato Marco Alverà come amministratore delegato. L'ex Eni dell'era di Paolo Scaroni avrebbe ricevuto la conferma anche grazie al sostegno della Lega. Per la presidenza invece si fa il nome di Luca Dal Fabbro, ora nel board di Terna, manager di lungo corso era stato spesso accostato in passato al mondo renziano ma ora è considerato molto vicino ai 5 stelle. Allo stesso tempo si va verso la riconferma di Paolo Gallo in Italgas, ma con la nomina come presidente di Alberto Dell'Acqua, direttore del Master in Corporate finance alla Sda Bocconi, nonché professore di Corporate finance and Real estate sempre alla School of management. Nel consiglio di amministrazione di Italgas dovrebbe trovare posto invece Veronica Vecchi, professore alla Bocconi, mentre nel collegio sindacale si va verso la riconferma di Marilena Cederna. Main first e Jp Morgan, in una nota diramata nei giorni scorsi, hanno promosso la conferma degli ad di Snam e Italgas. Secondo main first, che valuta Snam e Italgas con rating neutral e target price rispettivamente a 4,37 euro e 5,22 euro, la notizia della conferma dell'amministratore delegato è positiva per entrambe le azioni poiché dà visibilità sulla continuità della strategia delle due aziende. Jp Morgan, invece, sottolinea come sia ampiamente riconosciuto come Alverà, numero uno di Snam, abbia svolto un ottimo lavoro «combinando risultati di breve termine con una visione di lungo termine, aprendo la società a investimenti green anche sulla mobilità che aumenteranno i capex di lungo termine per il gruppo». «Rimuoverlo per motivi politici sarebbe stato visto in modo negativo», conclude Jp Morgan. Anche perché i 5 stelle continuano a non avere piani B. Non a caso gli unici manager candidati per questi posti arrivavano dalle partecipate di Roma. Per giorni è circolato il nome di Paolo Simioni, presidente di Atac, ma la situazione dell'azienda di trasporti capitolina è tale per cui sarebbe difficile trovare un sostituto, quindi la già traballante giunta di Virginia Raggi ne uscirebbe indebolita. Anche Antonio Donnarumma, amministratore delegato di Acea, appare inamovibile per gli stessi motivi. Una curiosità? Nel board di Acea compare ancora Luca Lanzalone che ieri ha incominciato il processo a suo carico: si era infatti dimesso da presidente, ma non da consigliere di amministrazione. Ancora in stallo invece l'Inps, non si riesce a trovare la quadra sugli incarichi di Pasquale Tridico e Marco Nori, sulle deleghe e i busget.