2023-09-05
Le trattative con Luca Lotti sui voti del partitino Ala. «Pèntiti, maledetta vipera»
La paura per le concessioni a Raffaele Fitto e per l’irrilevanza nelle dinamiche parlamentari: così il già coordinatore azzurro giocava di sponda col Nazareno.Dalle chat di Denis Verdini finite agli atti dell’inchiesta della Procura di Perugia sulla fantomatica loggia Ungheria, non emerge alcun reato. Ma raccontano uno spaccato dei reali rapporti sottotraccia che sono alla base dell’attività del Parlamento. A partire da come, durante il governo Renzi, i balletti sui voti di fiducia che sui giornali si trasformavano in analisi sul futuro del governo, erano spesso un teatrino deciso a tavolino. Ad esempio, il 19 ottobre 2016, Verdini chiede a Luca Lotti, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: «Hai problemi di numeri su fiducia oggi? Perché, se possiamo, io non lo voterei… dammi una risposta rapida, fai i conti e dimmi se dobbiamo votarlo». Lotti risponde laconico: «Chiedo». Neanche il tempo di informarsi, però, visto che Verdini risponde: «Lascia stare, votiamo e basta». Ma la chat rivela anche le modalità con cui vedevano la luce i vari gruppi o le varie componenti del Gruppo mistoÈ il 14 settembre 2015 quando Verdini scrive a Lotti: «Caro Luca, mi segnalano i miei alla Camera che sono imminenti le designazioni dei membri della Commissione d’ inchiesta sull’uranio impoverito. Occorre dunque, in virtù di quello che a suo tempo ci siamo detti: a) rallentare (per avere il tempo di far andare i miei al Misto) b) incidere su Pisicchio (Pino, allora deputato del Gruppo misto, ndr) per la designazione di un membro in quota “Ala”». Il giorno dopo, a fine giornata, Verdini scrive ancora a Lotti: «Convocazione capigruppo Senato ore 15 per calendarizzazione riforme. Cosa dobbiamo fare?». Una mezz’ora dopo, il sottosegretario risponde: «Ti stiamo chiamando». Verdini, però, è sulle spine e a stretto giro chiede: «Ma avete concesso qualcosa a Fitto (Raffaele, ndr)? Perché’ la cosa mi metterebbe in difficoltà». Lotti lo rassicura: «No. Nessuna concessione». Ma la tensione resta alta e cinque giorni dopo, Verdini si lamenta con Lotti con un messaggio colorito, che ha quasi più punti esclamativi che parole: «State facendo un disastro, è stata giornata faticosa con tutti i miei che sembravano "piedi neri" sul piede di guerra!!!! E io legato al palo del supplizio con un bruciaculo... terribile! Arriverò vivo al dopo "lottiano"?? Chi vivrà vedrà!!!!!!!». E anche due giorni dopo, il linguaggio di Verdini, spaventato all’idea che i suoi voti diventino inutili, non è esattamente all’insegna del politicamente corretto: «Ma Bersani è tarantolato... è chiaro che se lui vota e i voti degli altri (Verdini) non servono!! Ci ha messo a capirlo... ha vinto il mongolino d’oro!!!!». Lotti non ha una piega e replica: «Guarda risposta Carbone (Ernesto, ex parlamentare Pd, ndr)». Durante il pomeriggio del 30 settembre è il sottosegretario a cercare Verdini (che nei giorni precedenti gli ha comunicato la nascita della sua componente) per impartire le istruzioni di voto: «Prima del Cociancich (che chiude tutto ed elimina i segreti) ci sono 4 voti e una richiesta di voto (1.902 pag. 49) per parti separate che va respinta. Poi voto sul Cociancich (un emendamento presentato dall’omonimo senatore, ndr). Avete tutto chiaro?», Il messaggio, che risulta letto non ottiene risposta, e uno spazientito Lotti scrive: «Oh». Solo a votazione avvenuta Verdini risponde e commenta l’esito: «Luca, 171-12=159!!! Evviva la Repubblica». Poi fa il resoconto del voto dei suoi parlamentari: «Votanti 11 su 12 (Amoruso in Usa)di Ala +Zin (Maie) +Ruvolo (Gal)». Il giorno dopo Lotti va alla carica di Verdini di prima mattina: «Sono 6 i segreti di oggi. Quanti ne riusciamo a far uscire di Forza Italia?». Verdini risponde parlando d’altro: «Potresti chiedere se stamattina possono far ricevere il presidente di Ance Sicilia (Santo Cutrone) da dott. Stancanelli della presidenza del consiglio (Lotti) per questione riguardante impugnativa legge regionale siciliana?». Il sottosegretario risponde che è «ok», ma poi attacca: «Non hai letto mio sms precedente. Non fare il furbo». Verdini lo rassicura: «Letto e sto lavorando. Avverti te per l’appuntamento». Più tardi Lotti rassicura Verdini sull’appuntamento, poi aggiunge: «Io sono efficiente, non come te». «Maldicente…!!!» è la piccata risposta del leader di Ala. Nei mesi successivi i toni restano quasi boccacceschi. Ad esempio, il 7 marzo del 2016, durante l’ennesimo botta e risposta sugli equilibri tra i vari partiti e partitelli, Verdini apostrofa Lotti così: «Pentiti... o sarai dannato... brutto rospo, maledetta vipera....». La risposta del fedelissimo di Matteo Renzi non è esattamente istituzionale: «Tu mi sembri il Pacciani quando parla della moglie ...». Verdini non si scompone e rilancia: «Può darsi... ma parlo con "il Vanni" noto compagno di merende!!!!!!». Verdini aveva rapporti anche con il grande accusatore della presunta loggia, Piero Amara, che al politico fiorentino sono costati anche un’iscrizione sul registro degli indagati, con successiva istanza di archiviazione. Più che altro, Verdini, era sommerso da richieste di incontri.Ad esempio quella del 15 ottobre 2015, quando Amara scrive a Verdini: «Ciao Denis, un’altra cortesia personale. Possiamo vedere. Carlo Capristo che è qui oggi?». Venti minuti dopo Amara torna alla carica: «Se vuoi anche a casa tua». Aggiungendo l’indirizzo. Da lì segue una serie di messaggi, sempre più insistenti. Una manciata di minuti dopo, Amara torna all’attacco: «Scusa se mi permetto di insistere ma l’ho fatto venire da Trani per parlare con te. Per questione Firenze. Oppure ceniamo insieme se non hai impegni». Dalla chat non emerge nessuna risposta di Verdini, ma mezz’ora dopo Amara invia un altro messaggio che fa sembrare che il sospirato appuntamento sia stato comunque ottenuto: «Tre minuti siamo con la scorta».Tra le persone di cui l’avvocato siciliano perorava la causa con Verdini c’è anche l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Denis mi puoi dare delle disponibilità per Piantedosi oggi? Grazie», scrive Amara la mattina del 16 dicembre 2015. Anche in questo caso Amara sembra avere ottenuto l’appuntamento, visto che nel pomeriggio scrive a Verdini un laconico: «Arrivo». Amara sembra, però, essere molto attivo nel perorare la causa dell’ex vice capo della Polizia, non solo con l’ex leader di Ala. Il 21 aprile 2016 infatti, l’avvocato siciliano scrive ancora a Verdini: «Ciao ti ricordi di Matteo Piantedosi?». Salvo poi correggersi: «Scusa non era per te il messaggio».Le chat raccontano anche il rapporto di Verdini con la stampa. Ad esempio il 7 giugno 2019 Verdini contatta Davide Vecchi, in quel momento direttore dei quotidiani locali del Gruppo Corriere (dove è arrivato dal Fatto Quotidiano). Verdini vuole da Vecchi informazioni su un suo ex collega e le chiede senza alcun preambolo: «Conosci Massari Antonio Fatto?». Vecchi gli risponde: «Si. Non fidarti. È quello che ha fatto casino su Zingales Siracusa». Verdini spiega: «Ovvio e mi invia uno strano messaggio al quale non rispondo anche se dovrei dirgli: allucinante che cazzo dici “Salve sono Antonio Massari del Fatto quotidiano. Mi risulta che l’incontro tra Renzi e Descalzi a Londra nell’aprile del 2014 fu organizzato grazie al suo intervento e quello di lotti attraverso Piero Amara. Può confermarmi o smentire questa circostanza? Grazie mille”». Vecchi chiosa, stroncando l’ex collega: «Schegge impazzite… lui ha uno strano rapporto con Amara».
Il generale Salvatore Luongo e l'ad del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma (Arma dei Carabinieri)
L’accordo prevede, in aderenza alle rispettive competenze ed attribuzioni, una collaborazione volta a prevenire e contrastare le infiltrazioni criminali e i reati contro la pubblica amministrazione, le violazioni ambientali, a vigilare sul rispetto della normativa in materia di collocamento della manodopera, previdenza e sicurezza nei luoghi di lavoro, ed a prevenire rischi, eventi o azioni che possano compromettere l’incolumità delle persone e l’integrità delle infrastrutture.
L’intesa rinnova e rafforza una collaborazione già avviata, con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura della legalità, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della società e di sviluppare ulteriori sinergie per assicurare la protezione delle risorse e dei servizi pubblici affidati alla gestione del Gruppo FS Italiane, nonché la sicurezza dei trasporti e la gestione delle emergenze.
Nell’ambito del protocollo, il Gruppo FS Italiane potrà promuovere e organizzare, con la collaborazione di rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, incontri, seminari e corsi di formazione a favore dei propri dipendenti.
Il Generale Salvatore Luongo, a margine dell’incontro, ha sottolineato che: «Quella di oggi rappresenta la firma di un protocollo di grande valore, perfettamente in linea con le strategie comuni dell’Arma dei Carabinieri e delle Ferrovie dello Stato Italiane», ricordando poi che tra le due istituzioni «Esiste una lunga tradizione di lavoro congiunto e che entrambe sono presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale, e in parte anche all’estero».
Concludendo, Luongo ha evidenziato che «Innovare questa intesa, fondata sulla condivisione di valori e ideali, significa compiere un ulteriore passo avanti per continuare a operare sempre meglio e con maggior efficienza, ognuno nei rispettivi compiti, grazie a un’integrazione sempre più stretta».
L'Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane, Stefano Antonio Donnarumma, ha dichiarato che «La firma di questo protocollo rappresenta un passo importante per rafforzare il presidio della legalità e la tutela della sicurezza nei nostri cantieri, nelle stazioni e lungo le infrastrutture che gestiamo. Lavorare accanto all’Arma dei Carabinieri significa poter contare su un presidio autorevole ed efficace, a garanzia di trasparenza, correttezza e rispetto delle regole. È un impegno che portiamo avanti con responsabilità, nella consapevolezza che solo attraverso la legalità si costruiscono infrastrutture solide, sicure e capaci di generare valore per l’intero Paese».
Nell’ambito della piena attuazione al protocollo, l’Arma dei Carabinieri opererà anche mediante il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, i Reparti territoriali e il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.
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Donald Trump (Getty Images)