2020-01-28
Le sardine battono cassa e chiedono il massacro a mezzo stampa della Lega
Emmanuele Ciancaglini/NurPhoto via Getty Images
Mattia Santori e soci annunciano che saranno in campo per tutte le prossime elezioni: i dem dovranno farsi dettare l'agenda.L'esito della tornata elettorale in Emilia Romagna dimostra che tutto quanto abbiamo scritto sulle sardine in questi mesi è totalmente vero. I pesciolini non sono un movimento nuovo, apartitico e spontaneo. Sono, piuttosto, una stampella per la sinistra istituzionale, una maschera sorridente utile a far passare l'idea che fra i progressisti ci sia ancora vita. In Emilia Romagna hanno fatto bene il proprio mestiere. Hanno ridato un poco di entusiasmo al popolo un po' spompato che ha sempre votato a sinistra. Hanno contribuito ad alimentare il clima da giorno del giudizio, del tipo «attenti che poi arrivano i sovranisti e crolla tutto». E, prevedibilmente, hanno strappato un bel po' di consensi al Movimento 5 stelle, con cui ben poco hanno in comune a livello nazionale. La gran parte dei grillini emiliani, per altro, viene da sinistra e ha spesso sostenuto battaglie di sinistra, dunque è stato semplicemente un ritorno a casa. Insomma, le sardine sono state l'intervento di restauro che ha consentito di nascondere le crepe. Hanno aiutato Stefano Bonaccini ha ottenere un risultato che, in altri e più felici tempi, la sinistra avrebbe strappato con facilità e senza alcun supporto più o meno esterno. I toni utilizzati nelle ultime ore dai dirigenti del Pd rende bene l'idea di quanto precaria e grottesca sia la loro situazione, di quanto si siano presi paura. Le sardine, ha detto il vicesegretario Andrea Orlando, «hanno mobilitato gli elettori, sono state determinanti. Gli dovremmo fare un monumento». Già: pure Orlando si rende conto che, senza pescetti, a quest'ora staremmo celebrando il funerale progressista. Nicola Zingaretti è stato ancora più esplicito e ha inviato a Mattia Santori e soci «un immenso grazie» poiché «hanno dato una scossa democratica», e passi che la «scossa» in questione è quella di un defibrillatore su un partito in crisi cardiaca. Le sardine, del resto, sono ben consapevoli di aver contribuito a limitare i danni. «È la nostra vittoria», dicono a Repubblica. «Dal primo giorno il nostro intento era risvegliare le persone e così è stato, si sono sentite responsabili per questo voto». In Emilia Romagna è andata bene, in Calabria - la terra della sardina Jasmine Cristallo - decisamente meno. Segno ulteriore che il movimento funziona soltanto laddove c'è una base piddina forte: può riportare all'ovile qualche pecorella smarrita, non procacciare altri voti. Per questo è ozioso domandarsi se faranno o no un partito. Hanno già una coalizione da sostenere (il centrosinistra) e un partito (il Pd) da fiancheggiare, non hanno bisogno d'altro. Però, è indubbio, batteranno cassa. Può anche darsi che qualcuno entri in qualche lista o ottenga altre prebende, ma è più facile che i ragazzotti influiscano sui programmi, specialmente in materia di immigrazione, spingendo ulteriormente per l'eliminazione dei decreti sicurezza, e aumentando così le tensioni con i grillini. Già ieri, su Facebook, i pescetti si sono regalati una bella esibizione d'arroganza: «Ora ci aspettiamo che i media passino al setaccio ogni vostra imprudenza, ogni vostro errore, ogni vostra leggerezza. Un trattamento che tocca a chi perde», hanno scritto rivolti ai sovranisti. «E che a maggiore ragione è doveroso quando a perdere è chi ha giocato sporco. Per il vostro mantra delle elezioni subito, oggi dovremmo andare al voto a Forlì e a Ferrara. Secondo il vostro mantra del consenso che tutto concede, dovreste chiedere permesso prima di entrare a Bibbiano, a Riace o al Pilastro, la prossima volta». I soliti democratici: prima hanno manifestato contro l'opposizione, adesso invocano le purghe per i perdenti, come se metà dell'Emilia Romagna non avesse scelto la destra. Poi la promessa: torneremo ancora. I quattro capi sardina bolognesi fanno sapere che per qualche giorno si prenderanno una pausa, e intanto metteranno a punto la macchina in vista del «congresso» fissato per marzo, contestualmente all'uscita del libro sardinesco per Einaudi. Ma ovviamente non è mica un addio, anzi. «Saremo attenti e vigili dove si è già votato, saremo presenti e agguerriti dove si voterà», annunciano i capetti sui social. «Soprattutto se lo stile a cui ci avete abituato in Emilia-Romagna e Calabria verrà ripresentato in Puglia, Campania, Marche, Toscana, Liguria, Veneto, Valle d'Aosta, Napoli, Trento e tutte le volte che gli elettori saranno chiamati a scegliere. Le sardine non vanno date per scontate, ma ci saranno. Sempre». Sembra quasi una maledizione: andranno ovunque portandosi dietro spocchia e superiorità morale. Elementi che, quando la sinistra scende in campo, non possono mai mancare.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)