2022-01-14
Le regole «per riaprire» ci chiudono
Green pass super, mega maxi, obblighi, multe, quarantene: tutto ciò che ci hanno raccontato servisse a evitare i contagi e tornare alla normalità sta portando al lockdown di fatto. Un cappio che ci mettiamo mentre gli altri Paesi decidono di convivere con il virus.Scontro nel governo tra Roberto Speranza e Giancarlo Giorgetti sulla lista di negozi e uffici ad accesso libero.Nonostante il green pass, il super green pass, il green pass rafforzato, l’obbligo vaccinale e le multe per i non vaccinati, strumenti che il presidente del Consiglio ha definito indispensabili per evitare il blocco del Paese, l’Italia si sta velocemente avviando verso un nuovo lockdown. Una chiusura non dichiarata, ma attuata nei fatti. O meglio, diventata inevitabile proprio a causa delle suddette misure che la vorrebbero scongiurare nel timore di provocare danni economici di rilevanti entità. Sì: presentate come soluzione indispensabile ai problemi provocati dalla pandemia, le regole approvate dal governo si stanno trasformando in un cappio al collo del sistema industriale, sanitario e perfino della distribuzione, della ristorazione e dell’ospitalità. Come era ampiamente prevedibile (ne abbiamo scritto settimane fa), tra obblighi e divieti, quarantene e tamponi, l’Italia si sta facendo male da sola, senza riuscire peraltro a fermare il virus e a evitare i decessi.I dati sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli senza le lenti correttive della faziosità e dell’ideologia vaccinale. Dopo aver raggiunto tassi di immunizzazione tra i più elevati fra i Paesi occidentali, abbiamo più positivi e morti di prima. Già: 46 milioni di vaccinati, metà dei quali con tripla dose, non paiono sufficienti non solo a creare un’immunità di gregge, ma nemmeno ad abbassare la curva dei contagi. E, soprattutto, a far diminuire i decessi, che ormai in termini assoluti sfiorano i livelli raggiunti un anno fa, quando i vaccini erano stati inoculati a poche migliaia di persone. Una situazione, quella che abbiamo davanti agli occhi, che come ha spiegato il virologo Andrea Crisanti, non è colpa di chi non si è immunizzato, bensì la conseguenza di una comunicazione sbagliata del governo, che ha indotto i vaccinati a pensare di non essere dei diffusori del virus.Ma a questo errore drammatico se ne somma un altro, che rischia di paralizzare il Paese. Avendo introdotto regole e quarantene, test e obblighi, molti servizi indispensabili rischiano di rimanere sguarniti di personale, a cominciare da quelli erogati dagli ospedali. Non ci sono solo le terapie intensive occupate dai malati di Covid, molti dei quali non vaccinati. Ci sono reparti in cui non si riescono a coprire i turni perché infermieri e medici sono stati sospesi dal servizio. Alcuni perché non vaccinati, altri perché, pur essendo asintomatici, sono risultati positivi. Le famose assunzioni, annunciate lo scorso anno, non si sono viste e così gli interventi non si rinviano solo «perché ci sono i no vax», ma perché il personale sanitario è a casa, sospeso o in malattia. La situazione è così allarmante che in Toscana si preparano a far rientrare i medici dalla malattia, mandandoli in reparto anche se positivi, pur di evitare l’interruzione di pubblico servizio. Il problema è amplificato dalla farraginosità dei meccanismi per riammettere al lavoro coloro che, dopo il contagio, sono risultati negativi. Il ripristino del green pass è lento, complicato, e anche se guariti, in molti sono costretti a rimanere a casa.Che la situazione sia di pre lockdown, lo si vede non solo da ciò che sta accadendo negli ospedali, ma anche dall’abolizione di numerose corse ferroviarie, dalla riduzione del disbrigo degli ordini online, dal rallentamento della produzione di molte aziende e dalla sospensione di decine di migliaia di lezioni in presenza (nonostante quel che dice il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi). Aziende come Esselunga, per il carico di lavoro dovuto al ritorno allo smart working e anche all’isolamento fiduciario a cui sono costretti milioni di italiani, hanno dovuto annunciare che gli ordini online saranno evasi con notevole ritardo e le banche sono tornate a istituire un servizio su appuntamento, che rischia purtroppo di slittare sul calendario a seguito della riduzione di organici per malattia. In pratica, il blocco del Paese non è ufficiale, ma nei fatti l’Italia si avvia su quella strada, mettendosi, grazie alle norme introdotte dal governo, in una sostanziale quarantena. Mentre altri Stati europei decidono di convivere con l’epidemia, spingendo la ripresa economica (basti vedere la Spagna e la Gran Bretagna), da noi ci si rinchiude in casa, continuando a inseguire i non vaccinati senza rendersi conto che si tratta di un’operazione inutile, perché il virus gira anche tra i vaccinati, molti dei quali, essendo asintomatici, lo portano a spasso insieme al green pass.Per spiegarla in poche parole, gli italiani sono ostaggio del circolo di potere che circonda Roberto Speranza, una cricca di burocrati tutti di stretta osservanza comunista e post comunista, fedeli alla linea del micropartitino fondato da Massimo D’Alema e compagni. Sì, si torna sempre lì, come ai tempi del super commissario anti Covid Domenico Arcuri. Speranza si adegua alle teorie catastrofistiche dei suoi consigliori e poi le impone a Draghi il quale, avendo come orizzonte il Quirinale, non è più disposto ad assumersi il «rischio calcolato» che lo portò a riaprire il Paese nonostante il parere contrario degli esperti. No, oggi si chiude: ogni giorno di più. Un lockdown vista Colle. Anzi: obtorto Colle.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
Continua a leggereRiduci