2020-05-12
Le priorità del governo: i soldi vanno agli esattori delle tasse
Alle 21 di ieri sera non si sapeva ancora quando il decreto Rilancio avrebbe visto la luce, in compenso già si intravedevano le fregature che vi saranno contenute. Il provvedimento dovrebbe rilanciare l'economia del Paese, dando ossigeno a imprese, commercianti, artigiani e professionisti che rischiano l'asfissia a causa della chiusura imposta dall'esecutivo per il coronavirus. Tuttavia, invece di aiutare chi lavora, le misure che stanno per essere varate danno una mano a chi il lavoro da sempre lo intralcia, a cominciare dai partiti, ma non solo. Infatti, nel decreto che Giuseppe Conte e compagni si apprestano a presentare fino all'ultimo era stata inserita una clausola che consentiva di erogare urgentemente fondi non alle aziende a corto di liquidi e nemmeno agli esercenti colpiti dalla crisi, ma ai gruppi politici. I quali, mentre le partite Iva non riescono a ottenere i prestiti promessi e i cassaintegrati ancora non hanno visto un euro del sussidio più volte annunciato dal premier, si erano fatti una clausola su misura per ottenere l'anticipo del 2 per mille. Nella prima bozza di ben 750 pagine, all'articolo 133 degli oltre 250 di cui è composto il decreto, si trovava casualmente un codicillo che non aveva niente a che fare con la situazione dei bar o dei ristoranti e nemmeno degli esercizi commerciali, ma aveva molto a che vedere con i bilanci scassati dei gruppi politici. In pratica, la norma autorizzava il governo a spostare dal 31 dicembre al 31 agosto i soldi per i partiti, i quali si sarebbero visti liquidati con un anticipo di quattro mesi ben 18 milioni, 8,4 dei quali sarebbero sul conto corrente del Pd. Che bisogno ci sia di dare quattrini alla Casta quando non si riesce a darli a chi lavora è ovviamente cosa difficile da spiegare. Tra le tante urgenze con cui si riempiono la bocca il presidente del Consiglio e i suoi ministri, non pare infatti che ci sia quella di bilancio del partito guidato da Nicola Zingaretti. Semmai risulta che vengano prima le esigenze delle famiglie rimaste senza lavoro e anche quelle delle aziende che hanno dovuto abbassare la saracinesca per evitare il diffondersi del contagio. Questa notizia ha fatto montare la rabbia nei confronti di chi ci governa, al punto che all'ultimo momento, in un sussulto di dignità, sarebbe stata stralciata. Ma altro, ahinoi è rimasto. Già, perché non esisteva solo l'articolo 133 che distribuiva soldi ai partiti, c'è pure il 166 che promette una montagna di milioni ai gabellieri, ossia all'Agenzia delle entrate. Siccome per effetto del Covid gli addetti alla riscossione non hanno potuto battere cassa nei confronti dei contribuenti e incassare l'aggio, cioè la parte di tasse fatte pagare, il governo ha deciso di stanziare comunque 300 milioni da riservare all'Agenzia delle entrate e lo fa non solo per quest'anno, ma anche per quelli a venire, per un totale di 900 milioni. Cioè, mentre da un lato lo Stato lesina 600 euro a chi è rimasto senza lavoro, dall'altro accantona 300 milioni da distribuire a pioggia al fisco. Non è finita. Se milioni di lavoratori sono stati messi in cassa integrazione a causa del blocco della produzione e tra loro centinaia di migliaia sono da settimane in attesa di ricevere il denaro promesso, agli agenti della riscossione non è stato chiesto alcun sacrificio. Anzi. Al contrario, sono stati promessi pure dei premi. Ebbene sì, come avviene ogni anno i dipendenti dell'Agenzia delle entrate si apprestano a incassare, quasi che nulla fosse accaduto in questi mesi, una gratifica per i risultati conseguiti. Nel caso dei direttori centrali e regionali, tutto ciò equivarrà più o meno a circa 30.000 euro lordi a testa, un bonus ben diverso da quello promesso a chi è stato costretto a rimanere a casa. Tutto ciò si aggiunge all'indennità di posizione che per i vertici dell'Agenzia delle entrate vale altri 40.000 euro. Nonostante il blocco delle attività. Così, mentre gli italiani tirano la cinghia e il governo tira a campare, rinviando di giorno in giorno le misure promesse per il rilancio, partiti e gabellieri fanno man bassa. A chi rischia e scommette sulla ripresa della propria attività non è dato alcun anticipo, se non ricorrendo al credito bancario, mentre chi non rischia nulla, come i politici e i dipendenti dell'Agenzia delle entrate, il rubinetto dei fondi pubblici lo trova sempre aperto. Se questo è il «Rilancio» capisco la ragione per cui ho la mail intasata di proteste di persone che non ce la fanno più. Aggiungete poi che con la sanatoria di 500.000 immigrati vogliono dare il permesso non solo a chi ha un lavoro, seppur in nero, ma anche a coloro i quali promettono di cercarlo, chiedendo nel frattempo un sussidio o una casa popolare. E ancora di più capisco perché non vedo l'ora di mandare a casa Conte e compagnia.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».