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Le nuove tendenze dello skincare: unisex e vegano

Le nuove tendenze dello skincare: unisex e vegano
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Asos e Lush ci mostrano una serie di prodotti per la cura della pelle, da condividere con il proprio partner e che guardano all'ambiente.


La mascolinità è un concetto in costante cambiamento. Sono ormai lontani i tempi dell'uomo che non deve chiedere mai. Al «sono solo fatti miei» di Raz Degan si sono sostituiti personaggi della porta accanto. Gli idoli delle più giovani sono la promessa di Chiamami col tuo nome Timothée Chalamet, i giovani di Tik Tok come Chase Hudson e soprattutto le star della musica coreane, primi tra tutti i componenti del gruppo Bts. Faccia pulita, sorriso da bravo ragazzo e un tocco di make-up sono alla base del loro successo. Non è certo un caso se il trend maschile per il 2020 è quello delle unghie dipinte. L'uomo come la donna guarda alla bellezza, senza vergognarsi e senza perdere il consenso del gentil sesso.

Lo skincare diventa così un momento da condividere e i maggiori marchi cercano di avvicinarsi sempre più al loro pubblico maschile. Lo sa bene Asos che ha deciso di proporre ai suoi clienti una serie di prodotti da usare insieme. Si parte con la crema idratante firmata First Aid Beauty, una miscela con olio di eucalipto adatta a viso e corpo, per idratare e rinfrescare la pelle. Per eliminare i punti neri invece scegliete la maschera a base di carbone Garnier, mentre per una pulizia più profonda, Glamglow - il marchio più amato dalle star di Hollywood - vi regala una maschera che combina sei super acidi per eliminare le cellule morte e spazzarle via lasciando la pelle fresca e liscia. Nip+Fab utilizza invece formule innovative con ingredienti all'avanguardia come l'acido glicolico e salicilico per illuminare e rinnovare la pelle attraverso uno scrub profondo, che darà alla vostra pelle un leggero profumo fruttato al pompelmo. Una skincare perfetta non può esistere senza tonico, ed ecco che arriva in vostro soccorso Pixi con un prodotto a base di acido glicolico, aloe vera e ginseng, per una pelle dall'aspetto liscio ed equilibrato. Buffet di The Ordinary è invece un siero ad alta tecnologia creato per aggredire i segni del tempo, da provare insieme alla crema arricchita di vitamina C, da applicare prima di andare a dormire.

Anche Lush, brand etico di cosmetici freschi e fatti a mano, ha presentato una selezione di proposte per una routine skincare 100% vegana e totalmente cruelty free, ideale per rigenerare la pelle aiutando al contempo il pianeta. Prima novità è senza dubbio Ultraplant, uno struccante viso naturale composto da un blend di ingredienti a base vegetale ideale per idratare e detergere la pelle in modo delicato. «Reinventare un prodotto iconico come la cold cream galenica, la cui formulazione risale a ben 2000 anni fa, è stata una sfida ardua» ha raccontato Alessandro Commisso, Lush Product Inventor. «Dopo due anni di ricerca e sviluppo, siamo riusciti a bilanciare un blend di ingredienti a base vegetale capaci di detergere e pulire perfettamente la pelle senza l'utilizzo di conservanti sintetici. È fresca, completamente naturale e assolutamente efficace». Ultraplant è una formulazione ispirata alla classica cold cream. Contiene sei ingredienti (olio di jojoba, cere candelilla e di girasole, nettare di agave biologico, acqua di fiori d'arancio) attentamente selezionati, ideali per detergere e idratare la pelle con delicatezza e in modo efficace. Famoso per i suoi prodotti solidi, Lush ha ideato «Sleepy face» per detergere, idratare e calmare la pelle con delicatezza e «Like a virgin», ricca di olio di jojoba e limone per tonificare e illuminare la pelle.

Sempre attento agli sprechi e all'ambiente, Lush ha deciso di lanciare sul mercato un'alternativa ai dischetti struccanti e alle salviette usa e getta. A base di carragenina e fagioli cannellini finemente tritati, 7 to 3 è un dischetto struccante riutilizzabile delicato e gentile sulla pelle. Contiene infuso di orchidea dei temporali, fresca e purificante, e olio essenziale di ylang ylang equilibrante. Per attivare questo latte detergente solido basta bagnare il viso con l'acqua, inumidire un angolo del dischetto, massaggiarlo sulla pelle e risciacquare. Al nuovo lancio, si aggiungono poi il primer per il viso «Amazon prive» con olio di andiroba che calma i rossori e polvere di radici di marantea per regalare all'incarnato un vellutato effetto matte. «Banana skin» è invece un cremoso mix di cremose banane fresche, burro di mango idratante e un pizzico di amido di tapioca per una pelle vellutata, mentre «Argan» vi regalerà una pelle «da favola».

«Sull’immigrazione l’Ue e perfino i laburisti ora ci danno ragione»
Sara Kelany
La deputata di Fdi Sara Kelany: «Rimpatri in aumento, Starmer ci ha chiesto come abbiamo fatto. A febbraio ripartono i centri in Albania».

Fun-zio-ne-ran-no. Un anno fa qui ad Atreju Giorgia Meloni parlava in questi termini dei centri in Albania. Un anno è passato. E siamo sempre qui ad Atreju con Sara Kelany che in Fdi si occupa di sicurezza e interni.

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E nel Pd ammettono: «Imprese e operai non ci ascoltano più»
Elly Schlein e Stefano Bonaccini (Ansa)
L’assemblea dem non incorona Schlein come candidata premier Gori si fa portavoce dei riformisti: «Il Green deal va ripensato».

Suggerimento, gratis, per i talk televisivi: si sottopongano Elly Schlein e i dirigenti del Pd, tipo l’economista Francesco Boccia, al test della michetta. Ieri la segretaria che sperava di cambiare lo statuto – tentativo fallito – per farsi incoronare candidata unica alla presidenza del Consiglio e che sta tentando di rinviare il congresso (cade a marzo 2027 e se per caso lo perdesse non riuscirebbe neppure ad avvicinarsi a Palazzo Chigi), se n’è uscita con una battuta alimentare: «Meloni festeggia l’Unesco, ma il frigo degli italiani è sempre più vuoto, la sua calcolatrice è rotta: vada nei supermercati e guardi quanto sono aumentati i prezzi». Chissà se Elly Schlein sa quanto costa il pane al chilo e un etto di mandorle. Lei è vegetariana e chiederle del prosciutto sarebbe indelicato.

L’assemblea del Pd, convocata ieri a Roma in concomitanza con Atreju per non lasciare troppo spazio a Giorgia Meloni, ha ricordato, se ancora ce ne fosse bisogno, che per i dem vale tutto. Ma soprattutto ha lasciato in sospeso le polemiche interne: congelate perché si doveva tentare di offuscare la comunicazione Fdi. La Schlein ha evitato qualsiasi voto e qualsiasi argomento divisivo. Ha fatto un po’ di propaganda e nulla più. Così vale che Stefano Bonaccini, dopo averne dette di ogni contro la segretaria annunci che la sua corrente Energia popolare rientra in maggioranza e porti solidarietà ai giornalisti del gruppo Gedi così come l’hanno data alle vittime ebree di Bondi Beach. A Repubblica e alla Stampa al massimo cambiano padrone, in Australia gli amici di Hamas, non così distanti dai pro Pal e da Francesca Albanese a cui i sindaci Pd consegnano le chiavi delle città, hanno ammazzato. Ma è brutto dirlo nel giorno in cui Elly Schlein s’ingegna a sfidare Giorgia Meloni su tutto. «Anche tanti di coloro che hanno votato per questa destra capiscono che non ha fatto nulla per la crescita; Arianna Meloni ci ha detto che loro priorità sono il premierato e la legge elettorale perché hanno paura di perdere». La Schlein si sente già al governo e annuncia: «Metteremo 3 miliardi in più sulla sanità, faremo il salario minimo a 9 euro, abbatteremo il prezzo dell’energia scollegandolo da quello del gas». Il fatto è che per battere «queste destre che delegittimano l’Onu, il diritto internazionale e facendo i vassalli non difendono l’interesse nazionale» ci vogliono i voti. Elly Schlein azzarda: «I voti assoluti della nostra coalizione e di quella del governo sono sostanzialmente pari ma siamo il primo partito con i voti reali, non nei sondaggi, nei voti veri». A essersi rotta deve essere la sua calcolatrice, non quella della Meloni.

Comunque la prospettiva – anche se Giuseppe Conte proprio da Atreju le ha fatto sapere che i 5 stelle non sono alleati col Pd – è «confrontiamoci anche aspramente, ma costruiamo l’alternativa: è tempo che l’Italia ricominci a sognare e a sperare». Così da gennaio lei parte per un tour programmatico. Doveva andare in giro a parlare del Pd, ma meglio dare addosso alla Meoni che fare i conti con i suoi. Che ieri hanno disertato la direzione nazionale che ha solo votato la relazione della segretaria (225 voti a favore e 36 astenuti) per evitare di palesare le fratture che invece ci sono. L’ala dura dei riformisti ha scelto di rinviare il confronto salvo Giorgio Gori, eurodeputato ex sindaco di Bergamo che all’assemblea ha scandito: «Il Pd ha perso la fiducia, sia della maggioranza degli operai, ma anche degli imprenditori. La sinistra è considerata lontana dal mondo dell’impresa. Serve il riformismo concreto e coraggioso di cui parla Prodi. Il Green deal fatica a tenere insieme obiettivi ambientali e tutele sociali, dobbiamo avere il coraggio di dirlo e promuovere un nuovo e diverso Green deal», ha concluso Gori, «proporre un patto fra istituzioni, imprese e lavoro. La destra porta il Paese al declino, il Pd può presentarsi e vincere le elezioni come partito della crescita e della redistribuzione». La Schlein per ora si occupa dei supermercati, la grande distribuzione.

Edicola Verità | la rassegna stampa del 15 dicembre

Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 15 dicembre con Flaminia Camilletti

Meloni infierisce contro i compagni: «Si portano sfiga»
Il premier: «Rosicano per il premio Unesco alla nostra cucina, preferiscono il kebab. Si indignano per Gedi, non per Stellantis».

È durato un’ora e un minuto l’intervento di Giorgia Meloni ad Atreju, la manifestazione che ha chiuso ieri i battenti a Roma con numeri record: 105.000 presenze, 144 ore di dibattiti fra le sale e la radio, con 743 interventi, mille volontari e 1.400 giornalisti accreditati da tutto il mondo. Il discorso del premier e leader di Fratelli d’Italia (ma a Castel Sant’Angelo non c’era neanche un simbolo del partito) è stato puntellato da attacchi ironici e sferzanti al centrosinistra e in particolare ad Elly Schlein ringraziata perché «con il suo morettiano “mi si nota di più se vengo o se non vengo?” ha comunque fatto parlare di noi. Ma chi scappa dimostra di non avere contenuti». E ricordando gli esponenti dell’opposizione intervenuti, da Conte a Renzi, da Calenda a Magi, Bonelli e Marattin, ha rincarato la dose: «La cosa divertente è che il presunto campo largo lo abbiamo riunito noi ad Atreju e quella che dovrebbe federarli non si è presentata, contenti loro».

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