2022-01-07
Regole assurde impossibili da rispettare: è l’ammuina
Alla prova con la realtà, le norme varate da Roberto Speranza si rivelano semplicemente impossibili da far rispettare. Basta andare sulle piste da sci per rendersene conto.In questi giorni sono andato a sciare. Più volte, nello stesso comprensorio del Trentino Alto Adige il cui nome non rivelerò per evitargli rappresaglie da parte della polizia sanitaria agli ordini del ministro Luciana Lamorgese. Sì quella che lascia entrare indisturbati i clandestini e fa scortare i partecipanti ai rave illegali o gli assaltatori delle sedi della Cgil, ma è inflessibile quando si tratta di misure anti pandemia, come ha dimostrato attaccando valorosamente con idranti e lacrimogeni gli inermi portuali di Trieste colpevoli di non farsi piacere il mitico green pass. Possiamo dunque immaginare quali azioni repressive sarebbe in grado di scatenare contro i valligiani, anche se si tratterebbe di atti assolutamente ingiustificati. Gli addetti agli impianti di risalita, infatti, si impegnano con tutte le loro forze per far rispettare le regole demenziali escogitate per gli sciatori dalla banda Speranza. Il problema è che tali norme, non appena i numeri raggiungono una certa consistenza, sono semplicemente inapplicabili, come del resto i quattro quinti delle elucubrazioni del trust di cervelli che da due anni ci complica la vita senza cavare un ragno dal buco di quella che pomposamente chiamano «la guerra al Covid». Nello specifico. Distanziamento di un metro durante le file per accedere a seggiovie o funivie: impossibile da mantenere e far mantenere. Controllo delle percentuali di riempimento delle cabine: acrobatico. Verifica che ognuno indossi una mascherina Ffp2 e che lo faccia correttamente anche durante le discese: da sbellicarsi dalle risate.Che poi, sulle Ffp2 ci sarebbe da scrivere un libro, a prescindere dalle piste da sci, visto che ora sono diventate il nuovo totem dell’esoterico Comitato tecnico scientifico. Intanto, ne girano di farlocche in quantità. Per lo più cinesi,ça va sans dire. Però per chi deve controllare non è affatto agevole accorgersi con un’occhiata della regolarità del prodotto. Inoltre, vengono come al solito usate in modo che definire improprio è assai più che un eufemismo. Cacciate in tasca, stropicciate, portate come bavaglioli o scaldacollo, continuamente toccate con le mani in un su e giù inverecondo - quanto necessario ai fini della respirazione, soprattutto sotto sforzo - che le rende inadatte allo scopo protettivo per il quale sono concepite nel giro di poche ore, per non dire minuti. Ma non importa, perché tutti sanno che indossate all’aperto non sono affatto dispositivi sanitari, bensì feticci, simboli di sottomissione privi di qualsiasi giustificazione scientifica. Così come una grossa fetta dei provvedimenti che ci hanno inflitto da marzo 2020 a oggi i governanti di turno. Restrizioni che hanno creato gravissimi danni alla democrazia, all’economia e alla psiche degli italiani, ma che hanno lasciato sostanzialmente indifferente il virus, che ha continuato nelle sue ondate e nelle sue mutazioni in tutto il mondo a prescindere da lockdown, green pass e quant’altro. Per rendersene conto basta sfogliare la raccolta dei giornali virologicamente corretti, in pratica tutti ad eccezione della Verità. Quei quotidiani che si occupano della Svezia solo quando giunge notizia di una qualche recrudescenza per poter dire che il modello non interventista è sbagliato; salvo poi ignorarla nel resto dell’anno, quando le cose a Stoccolma e dintorni filano via più lisce che da noi, grazie alla provvidenziale assenza di Burioni e Pregliaschi, Locatelli e Brusaferri e, soprattutto, di Speranze, Brunette e Franceschini. Lo stesso discorso si può fare praticamente per qualunque altro Paese, dalla Russia alla Romania, da Israele alla Gran Bretagna, dalla Spagna alla Germania, dalla Florida alla California: portati in primo piano quando attraversano periodi pandemici funzionali alla narrazione «Italia esempio nel mondo nella lotta all’infezione» e poi oscurati quando i dati di contagi, morti e ricoveri cominciano a contraddire il pensiero unico e folle che ci guida fin dall’inizio: siamo in guerra con il virus e dobbiamo sconfiggerlo. Non curarlo, mitigarne gli effetti, evitare che ci intasi gli ospedali. No, sconfiggerlo. Proposito stupido, oltre che impossibile. Che però è all’origine di tutte le mosse politiche fatte finora. Salvo poi scoprire che sono state inutili e dannose, ma trovare qualche capro espiatorio che permetta di rifiutarsi di ammetterlo e, anzi, rilanciare, aggiungere regole assurde a regole assurde, di cui il Covid si fa regolarmente beffe. E certo, che lo facesse con i dpcm dell’avvocato Conte, diciamoci la verità, si poteva persino prevedere. Ma che osi ignorare anche i decreti di Drago Draghi che tutto il mondo ci invidia beh, questo è davvero intollerabile. Ma c’è sempre una soluzione a portata di stampa: punire la realtà, mistificandola.