2022-08-05
Le nomine last minute di Brunetta
Il ministro ha fretta di coprire tre incarichi da direttore generale vacanti da 10 e 14 mesi. Stipendi triennali da 200.000 euro annui. Uomini vicini a lui o al suo capo Dipartimento.Nonostante il governo di Mario Draghi sia stato sfiduciato e, pertanto, può svolgere solo l’ordinaria amministrazione, in presidenza del Consiglio dei ministri continuano ad avviare procedure per il conferimento di importanti incarichi dirigenziali. E così, a un mese di distanza dalle elezioni, il ministero per la Pubblica amministrazione guidato da Renato Brunetta ha indetto tre interpelli finalizzati al conferimento di ben tre incarichi di direzione generale.In pratica Brunetta sta facendo l’opposto di quello che fece l’ex ministro per le Politiche europee, Emma Bonino. Nel gennaio 2006, in occasione della caduta del governo Prodi, la nuova alleata di Enrico Letta decise di fermare una analoga procedura di interpello per il conferimento di un incarico dirigenziale di prima fascia proprio perché ministro «sfiduciato» lasciando così - correttamente - la scelta del nuovo direttore generale al suo successore. Brunetta invece non vuole rinunciare alle ultime nomine ministeriali. E a quanto pare poco gli importa che il suo successore si troverà ad avere ben tre direttori generali scelti non solo da chi lo ha preceduto ma, di più, con tutta probabilità, da un ministro di diverso orientamento politico. Per di più la decisione di Brunetta è poco giustificabile dal momento che ben due delle tre posizioni dirigenziali ora messe a interpello erano vacanti da 14 e da 10 mesi. Se non si è avvertita la necessità di coprirle per così tanto tempo non si comprende perché ora - a poche settimane dall’insediamento di un nuovo governo - un ministro sfiduciato senta la necessità di coprire le suddette posizioni dirigenziali generali. Si tratta di posizioni apicali nel ministero. Il primo è il coordinatore dell’Ufficio per la semplificazione e la digitalizzazione, poi c’è il ruolo di coordinatore dell’Ufficio per la qualità della performance e le riforme, infine quello di coordinatore dell’Ufficio per l’organizzazione ed il lavoro pubblico. L’avviso resterà in pubblicazione per 10 giorni, quindi vuol dire che prima di Ferragosto si chiuderà l’interpello e dovranno essere valutate le domande. Inutile dire che i requisiti richiesti per ricoprire i suddetti incarichi sono non solo molto specifici e dettagliati ma, di più, in alcuni casi non appaiono conformi alle competenze ed ai compiti delle direzioni generali da coprire. Gli stipendi sono superiori ai 200.000 euro annui e gli incarichi hanno durata triennale. E da quel che circola a Palazzo Chigi, l’impressione è che a spuntarla saranno uomini molto vicini al ministro Brunetta o al suo capo Dipartimento, Marcello Fiori. Quest’ultimo, all’inizio del governo Draghi, passò all’ onore delle cronache per aver fatto, solo per vicinanze politiche, una fulminea carriera amministrativa senza aver mai sostenuto o vinto un concorso pubblico. Chi può partecipare all’interpello sono sempre i dirigenti di prima fascia della presidenza del Consiglio dei ministri ma come i lettori della Verità sanno bene le regole sembrano scritte sulla sabbia. Basti ricordare l’incarico dirigenziale di prima fascia conferito presso il dipartimento per le Politiche economiche - «governato» dal sottosegretario Bruno Tabacci - conferito a una dirigente di seconda fascia, Francesca Macioce, nonostante allo stesso interpello avessero partecipato dirigenti di prima fascia. Macioce, in quanto dirigente sindacale non avrebbe potuto assumere il suddetto incarico dirigenziale che prevede - tra i suoi compiti - la gestione del personale. C’è stato poi il caso di Bernardo Argiolas per l’incarico di direzione generale per la golden power, altro dirigente di seconda fascia peraltro estraneo ai ruoli della presidenza del Consiglio. A fronte di queste situazioni segnalate ci si domanda come mai gli organi di controllo non intervengano. Corte dei conti e Anac continuano a rinviare le responsabilità alla stessa presidenza del Consiglio dei ministri, aspettando che chi non rispetta le regole si autopunisca. A cosa servono apparati come la magistratura contabile e l’autorità anticorruzione se poi non svolgono, o non sono messi in condizione di svolgere i loro compiti di vigilanza e controllo oltre che sanzionatori?
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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