2019-11-20
Le mutande verdi erano una bufala. Cota assolto dall’accusa di peculato
L'ex presidente del Piemonte era finito nell'inchiesta sulla Rimborsopoli regionale.Non solo non erano mutande verdi, ma non erano nemmeno corpo di un reato. Nella serata di lunedì, la Cassazione ha definitivamente assolto Roberto Cota, ex presidente leghista della Regione Piemonte, dall'accusa di peculato. Frana quindi la Rimborsopoli piemontese, ma restano intatti sette anni di gogna mediatico-giudiziaria. Per questo la vittoria è amara sia per Cota sia per il suo penalista, Domenico Aiello: «La giustizia della Cassazione restituisce dignità a questa vicenda», spiega Aiello, che aggiunge: «Purtroppo nessuno potrà restituire ciò che è stato tolto a Cota e alla sua famiglia in tutti questi anni». Contrariamente alle notizie che circolavano dalla serata di lunedì, in base alle quali si riteneva che per Cota la Cassazione avesse ordinato un nuovo secondo grado, ieri l'avvocato Aiello ha confermato che «al quarto punto del dispositivo delle sentenza si dispone il rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello di Torino nei confronti del solo Angelo Burzi (un ex consigliere regionale di Forza Italia, ndr)». Quindi tutti gli altri imputati di quel punto del dispositivo, tra i quali Cota, «hanno ottenuto una sentenza di annullamento secco, senza rinvio». La vicenda giudiziaria e lo scandalo per la Rimborsopoli piemontese cominciano nel settembre 2012, quando la guardia di finanza entra in Regione e la Procura di Torino rivela l'inchiesta aperta su Cota e sui consiglieri per peculato: avrebbero usato in modo illecito i fondi destinati ai gruppi consiliari. I rimborsi contestati, 900.000 euro, si riferiscono a due anni compresi tra maggio 2010 e settembre 2012. I giornali s'impadroniscono soprattutto delle presunte «mutande verdi» che il governatore leghista avrebbe acquistato negli Stati Uniti. A nulla serve che lo stesso Cota chiarisca subito con i giudici che «le mutande verdi sono un'ignobile trovata mediatica a fini di devastazione politica». Il governatore spiega che, in un soggiorno a Boston per una visita istituzionale, ha effettivamente comprato «un paio di pantaloni corti, trasformati dai giornali in “mutande verdi"», e aggiunge che «solo per errore lo scontrino è finito nelle spese da rimborsare». Dopo due anni di martellamento strumentale da parte del centrosinistra, nel giugno 2014 lo scandalo delle «mutande verdi» riesce a imporre le dimissioni all'incolpevole avvocato-governatore. La prima assoluzione arriva poi nel 2016, quando il tribunale di Torino proscioglie con formula piena Cota e altri 14 consiglieri, condannandone un'altra decina. Nel luglio 2018 la Corte d'appello ribalta tutto e condanna tutti gli ex consiglieri, anche quelli assolti in primo grado. Fra questi anche Cota, che con un colpo di scena deve incassare 1 anno e 7 mesi. Si arriva così allo scorso ottobre, quando in Cassazione l'accusa chiede la conferma di tutte le condanne. Lunedì, invece, i supremi giudici hanno assolto definitivamente Cota e tre deputati: Augusta Montaruli di Fratelli d'Italia, e i leghisti Paolo Tiramani e Riccardo Molinari, oggi capogruppo alla Camera. Per altri imputati ci sarà un «appello bis» tra prescrizioni e rideterminazione delle pene inflitte nel luglio 2018.Luca Gastini, difensore di Molinari, canta vittoria: «La Corte è riuscita a comprendere la principale carenza della sentenza d'appello e cioè che si riconosceva a Molinari di aver sempre consentito risparmi alla Regione. Non aveva né senso logico né riscontro probatorio l'ipotesi che avesse voluto farsi rimborsare qualche centinaio di euro in maniera non corretta, così come peraltro aveva riconosciuto il Tribunale in primo grado».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)