2018-04-25
Le eroine arcobaleno scavalcano la legge
Le due mamme gay torinesi sono diventate delle star del politicamente corretto e ora fanno propaganda all'utero in affitto. Ma la maternità surrogata è ancora illegale, in Italia. Anche se su questi temi c'è chi si ritiene al di sopra dell'ordinamento.La compravendita dei più piccoli è una pratica da girone dantesco. Il desiderio di procreazione è sacrosanto, ma nei modi e nei limiti dettati dalla natura.Lo speciale contiene due articoli.«Non volevo dichiarare il falso», afferma su Repubblica Chiara Foglietta, e lo ribadisce ai mille altri giornali e alle televisioni che l'hanno intervistata senza sosta nelle ultime ore. Il suo Niccolò Pietro è il primo bambino in Italia ad essere stato registrato all'anagrafe come figlio di due madri. La novità si deve al sindaco di Torino, Chiara Appendino, che ha forzato la mano e scalvato la legge pur di accontentare la Foglietta e la sua compagna Micaela Ghisleni. Da quando la prima cittadina pentastellata ha preso questo decisione, Chiara e Micaela sono divenute due star: non c'è schermo su cui rimbalzino, non c'è editoriale che non le incensi. E loro insistono: «Perché Niccolò Pietro avrebbe dovuto essere registrato come figlio di padre ignoto se ha i genitori? Perché avrei dovuto commettere un falso, negando a lui i diritti e alla mia compagna la responsabilità?», grida la Foglietta a Repubblica. Piccolo problema: il falso queste Thelma e Louise arcobaleno l'hanno commesso assieme all'Appendino, dichiarando che il bimbo è figlio di due madri. Non lo diciamo perché siamo omofobi cattivi, ma perché questi sono i fatti, confermati dalla banale realtà. Niccolò Pietro non è nato dall'unione di due donne, ma è stato partorito da una delle due utilizzando il seme di un donatore acquistato in Danimarca. Senza quel seme e senza una transazione economica, il piccolo non sarebbe mai venuto al mondo. La stessa Foglietta lo conferma: «Non è stata una passeggiata di salute. Quando desideri un figlio come lo desideravamo noi non badi a spese. Comunque è un costo affrontabile». Già, meglio non parlare di cifre e di vil denaro, che è cosa da poveracci. Bisogna invece discutere di «amore», far finta che i figli basti «desiderarli», perché il desiderio sfrenato è l'unica legge. Dicono proprio così, le due eroine della libertà. Parlano di «bambini che vengono pensati dalle coppie omosessuali o dalle madri single che sono obbligate ad andare all'estero per avere un figlio». Ma scusate, da quando in qua i bambini si pensano? Che ci risulti, la dea Atena nacque dalla mente di Giove, già robusta e armata fino ai denti. Ma per tutti i comuni mortali è sempre stato necessario uno scambio di fluidi, poi la gravidanza, il parto e così via. Altro che «il pensiero». Sarà pure una questione di «diritti», come dicono le attiviste, ma, per loro sfortuna, affinché un infante venga concepito, servono un padre e una madre. E quando uno dei due manca, l'unico modo per ovviare al problema è comprarlo. Si compra lo sperma in qualche clinica linda. Oppure si affitta un utero in cui impiantare gli ovuli. Questo secondo particolare, nella colorata vicenda delle due celebri mamme, è passata un po' un secondo piano. Ma forse è il caso di approfondirla un attimo. «La scelta di Torino», scrive Maria Novella De Luca su Repubblica, «racconta che è l'amore che crea una famiglia». Beh, mica tanto. Ancora una volta, si dimentica il ruolo non marginale del denaro. Chiara Appendino non ha semplicemente approfittato di un vuoto legislativo, non ha solo buttato il cuore oltre l'ostacolo burocratico mettendo una firma su un certificato. Tra i bambini che il sindaco ha riconosciuto come figli di genitori gay, ci sono pure i due gemellini di una coppia di uomini. Sono nati in Canada tramite utero in affitto, una pratica vietata dal nostro Paese (e da vari altri in Occidente). Ripetiamolo, tanto per essere chiari: la «gestazione per altri» prevede che si trovi una donna e che la si paghi svariate migliaia di dollari. Bisogna che questa donna si sottoponga a cure ormonali e che accolga nel suo ventre due ovuli, i quali vengono poi fecondati con lo sperma dei due papà maschi. Uno per ciascuno, così entrambi possono rivendicare di essere a tutti gli effetti «padri biologici». Sapete che cosa ha fatto il sindaco di Torino, scrivendo su un pezzo di carta che i due gemelli nati in Canada sono figli di due maschi? Ha fatto finta che la madre biologica non esistesse. Ha volutamente ignorato che esista un commercio di uteri, che esistano donne - magari disoccupate o molto povere - pronte a farsi pagare onde partorire bambini per conto terzi. Con il suo «gesto coraggioso», Chiara Appendino ha cancellato l'esistenza di uomini e donne ignoti, li ha resi macchine da riproduzione, fornitori di materiale biologico. E lo ha fatto di testa sua, forzando la legge, evitando di passare da un tribunale o dal Parlamento. Nei mesi scorsi, quando alcuni Comuni lombardi emisero ordinanze per imporre alle cooperative di dichiarare con un certo anticipo se avessero accolto richiedenti asilo, successe il finimondo. Si mobilitarono le Prefetture, si scomodò il ministero dell'Interno, si attivò l'avvocatura dello Stato. Sembrava che i sindaci di quelle cittadine fossero dei pericolosi criminali di guerra. Questa volta, invece, tutto tace. Le istituzioni non si palesano. Un sindaco può decidere per tutti gli italiani senza che un magistrato abbia qualcosa da obiettare, senza che si levi una voce per ricordare quanto previsto dalle nostre leggi. Sono tutti desaparecidos. Proprio come i «genitori fantasma» dei bimbi arcobaleno, figli del desiderio senza limiti e del denaro. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-eroine-arcobaleno-scavalcano-la-legge-2562987544.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-compravendita-dei-piu-piccoli-e-una-pratica-da-girone-dantesco" data-post-id="2562987544" data-published-at="1757776875" data-use-pagination="False"> La compravendita dei più piccoli è una pratica da girone dantesco Regalo tutto. Do via tutto in cambio dei figli che non ho avuto. La laurea, anche i libri (a parte che quelli avrei potuto scriverli anche da casalinga) è tutto meno importante, non sono così fondamentali, sono una roba che può fare anche un uomo. Solo noi possiamo diventare madri. Come delle idiote abbiamo dato via la primogenitura per un piatto di lenticchie. Le nostre nonne sono state «umiliate e sfruttate», ci hanno detto, umiliate e sfruttate dal loro uomo e il loro uomo è uno che si spaccava la schiena perché i figli della loro donna potessero nascere e vivere. Ora le donne possono essere sfruttate e umiliate da un datore di lavoro a cui di loro e dei loro figli non importa un fico, e non c'è scelta, perché con le tasse che falciano i salari, lui non ce la può fare a mantenerla. Io nel 1968 c'ero. Io ho creduto a tutte quelle fesserie. Non volevo avere figli. Era così stupido. Dovevo conquistare il mondo e mi servivano le braccia libere. Tutte fesserie. Voglio i figli che non ho concepito e non ho messo al mondo. Ognuno di loro valeva più della Cappella Sistina. Alle fine, per fortuna, quando ormai avevo perso le speranze, sono riuscita a prendere l'ultimo treno e il giorno più bello della mia vita è stato quello del test positivo. So cosa vuol dire, l'attesa tutti i mesi. Quando c'è un ritardo di più di due ore ci precipitiamo a scegliere il colore della carrozzina, salvo poi la delusione, questa delusione che si ripresenta tutti i mesi, una macchia rossa e la potenza della maledizione biblica «tu morirai senza figli» ti risuona in tutta la sua potenza. Quindi capisco che si ricorra a tutti i mezzi per arrivare a quel bambino, ma devono essere mezzi leciti, mezzi decenti. Che nessuna donna osi rubare a un'altra donna i nove mesi di gravidanza, le vene varicose, il dolore del parto, l'angoscia dell'ecografia, la gravidanza extra uterina, l'emoperitoneo, l'eclampsia, il diabete, l'aborto, la gravidanza e tutte le sue possibili e infinite complicanze. Che nessuna donna osi rubare a un'altra donna la sua morte perché di gravidanza e parto si può ancora morire, l'ostetricia sicura non è ancora stata inventata. Che nessuna donna osi rubare a un'altra donna quel primo gesto con il bambino appena nato. Che nessuna donna osi rubare a un'altra donna la più fisicamente profonda tra tutte le relazioni possibili. La genetica (i cromosomi) la stabiliscono l'ovulo e lo spermatozoo, l'epigenetica (quali geni si esprimono e quali no) lo stabilisce la gravidanza. In Italia è successo un pasticcio: la coppia A e la coppia B sono ricorse entrambe alla fecondazione assistita. I cognomi erano simili e c'è stato un errore: i gemelli B sono stati impiantati nella mamma A che non è riuscita a portare a termine la gravidanza e i gemelli A nella mamma B (con cui non sono parenti geneticamente) che li ha partoriti e se li è tenuti. Il giudice saggiamente ha stabilito che il legame costituito dalla gravidanza e dall'allattamento è troppo forte e, nell'interesse dei minori, ha lasciato i bimbi dove erano. Nel terrificante libro Baby makers, «fabbricanti di bambini», la giornalista indiana Gita Aravamudan, parla della clinica dove queste donne sono segregate per nove mesi lontane dai loro affetti, costrette a mangiare cibo da ospedale (le gestanti hanno una dieta perfetta e se il cliente lo desidera è fatta secondo i gusti del cliente , vegetariana, vegana, secondo interdizioni religiose), impossibilitate a uscire. Queste donne sono costrette ad abortire se il feto non corrisponde alle aspettative (i coreani non vogliono femmine), se è in sovrannumero ( volevo due gemelli, non tre...) La madre è lei, dice alla cliente la tenutaria della clinica, la gestante fa quello che dice lei, mangia come vuole lei e se lei vuole abortisce. La madre non sarai mai tu, mai. Hai comprato quello che mai avrebbe dovuto essere venduto. Hai oltrepassato il limite del buio. Queste donne sterili che comprano il ventre di donne fertili per decidere la vita e la morte, in quale girone del suo infernale imbuto le avrebbe messe padre Dante? Silvana De Mari
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